Il caso Pavel Durov è anche un caso di criptovalute. Ieri ve ne abbiamo parlato sul nostro Magazine, e oggi sul tema interviene anche Financial Times, che ha messo le mani sulla documentazione finanziaria che riguarda Telegram. E che dopo aver guardato ai numeri ha titolato Telegram: una società crypto con business collaterale nella messaggistica.
Titolo se vogliamo duro, ma che fotografa in modo relativamente preciso – al netto di un pizzico di sensazionalismo – la situazione finanziaria di Telegram. Una situazione finanziaria che riguarda anche il business del wallet, che vale oggi più delle sottoscrizioni premium e più delle pubblicità.
Ma non è finita qui, come vedremo, l’esposizione di Telegram verso il mondo crypto è ben più consistente anche a livello patrimoniale e non solo per quanto riguarda gli introiti. Una questione che permetterà a certa stampa di schierarsi ancora più ferocemente contro Telegram e il suo CEO Pavel Durov.
Sarebbe quasi completamente un business legato alle criptovalute. D’altronde i numeri parlano chiaro. Per quanto riguarda gli introiti abbiamo:
2023 | 2022 | |
---|---|---|
Wallet | 130.000 | 15.505 |
Sottoscrizioni Premium | 94.093 | 15.505 |
Pubblicità | 70.572 | 39.262 |
Accesso premium a ads | 30.000 | 81.613 |
Vendita di collezionabili | 17.816 | 91.742 |
E quindi la voce più importante è quella legata ai 130.000.000 di dollari incassati tramite wallet, ai quali si devono aggiungere gli altri 17.860.000$ che arrivano dalla vendita di collezionabili, ovvero username e numeri di telefono che possono essere utilizzati soltanto su Telegram.
Anche sul piano patrimoniale sono le criptovalute – $TON in particolare – a valere di più.
2023 | 2022 | |
---|---|---|
Proprietà e hardware | 372.938 | 250.195 |
Asset Digitali | 399.196 | 106.353 |
Cash | 170.850 | 349.357 |
Il gruppo tra le altre cose, sempre nello stesso report sul quale è riuscito a mettere le mani Financial Times, avrebbe venduto recentemente 243.505.000$ in $TON, cosa che lascerebbe le attuali detenzioni a 127.000.000$ circa.
Per l’anno precedente, il 2023, il gruppo ha speso oltre 450 milioni di dollari a fronte di introiti che sono inferiori ai 350 milioni di dollari. Una situazione patrimoniale che il mondo crypto sta aiutando a tenere a galla, per quanto non sia insolito per società tech e software avere problemi di introiti per i primi anni della loro vita.
Una situazione che però converrà continuare a monitorare anche per chi investe in $TON, che però – nonostante le pessime notizie che arrivano da Parigi, ha tenuto in modo importante il suo prezzo, pur lasciando ovviamente qualcosa per strada.
Nel momento in cui scriviamo $TON rimane sopra quota 5%, pur all’interno di una giornata negativa per tutto il comparto crypto.
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