Cosa c’è che Jerome Powell non vuole raccontarci? È questa la domanda che si fanno tanti analisti, in particolare tra quelli che non credono a quanto affermato dal capo di Federal Reserve durante il meeting di mercoledì 18 settembre. Un meeting che ha visto JPow dichiarare che il taglio da 50 punti era necessario – e che però non c’è niente di cui preoccuparsi.
La questione interessa gli investitori crypto e Bitcoin in via diretta: questo comparto non ha mai dovuto affrontare una recessione, fatta eccezione per i problemi durante la pandemia COVID, una questione che però non ha avuto nulla a che fare con il ciclo economico.
La domanda è semplice: perché tagliare di 50 punti base se si trattano di movimenti normali per il ciclo economico e se non ci sono emergenze? Una domanda concreta, intelligente e alla quale proveremo a dare risposta in questo nostro approfondimento.
Come si è comportata Federal Reserve in passato?
La questione è molto semplice, e l’avevamo già fotografata in un video pubblicato prima dei tagli da 50 punti base. I tagli “normali”, se così vogliamo chiamarli, sono quelli da 25 punti base – quindi la decisione di Federal Reserve dovrebbe essere interpretata come emergenziale.
- Una premessa sul ciclo economico
La modifica dei tassi di interesse da parte di Federal Reserve – al di fuori delle emergenze – avrebbe come obiettivo quello di accompagnare il ciclo economico, che è fatto più o meno come rappresentiamo nel grafico.
L’idea di fondo – anche se troppo semplice per descrivere la realtà – è che quando Federal Reserve si muove con tagli più importanti, è perché è presente un’emergenza, per visibile (COVID, recessione già arrivata) o meno visibile (recessione in arrivo) che sia.
- Quando ha tagliato di 50 punti base Federal Reserve?
Evitiamo di tornare troppo indietro nel tempo per due tipi di motivi. È dall’era di Greenspan che Federal Reserve è così attiva ed è in aggiunta dalla crisi del 2008 che prova in modo più convinto ad anticipare il ciclo (anche tramite altri strumenti come il QE).
I tagli così consistenti sono arrivati in tre circostanze principali da quel momento in avanti. Ovvero con la crisi delle dotcom a inizio anni ‘2000, poi con la crisi dei mutui subprime e poi invece con l’arrivo del COVID. Certamente tre emergenze, che dunque dovrebbero far pensare al peggio per questo taglio da 50 punti base. Perché la domanda rimane la stessa: se è tutto in ordine, perché non partire con 25 punti base?
La risposta (convincente?) di Jerome Powell
Bitcoin, come il resto degli asset risk on, ha avuto una buona performance dopo la decisione dei tagli da parte di Jerome Powell da 50 punti base. Anche in questo caso, fermandoci ad un’analisi superficiale, potremmo concludere che se i mercati l’hanno presi bene – i tagli – allora non c’è nulla di cui preoccuparsi.
- Il caso per il soft landing e per la normalità dei tagli
C’è un caso, una narrativa che è in grado di abbinare i tagli da 50 punti base con la normalità di mosse anti-cicliche che sono nell’ordine delle cose.
È la narrativa che vorrebbe l’inflazione come esogena e causata dalla pandemia di COVID – e dunque non da questioni di ciclo. E dunque questa volta potrebbe essere diverso.
È vero? Non è vero? Probabilmente, come spesso accade, la verità sta nel mezzo.
La verità nel mezzo
La verità nel mezzo è che probabilmente Federal Reserve si è accorta di essere in ritardo rispetto al dovuto, e che ci vorranno mesi prima di vedere gli effetti di tagli sul mercato e dunque – pur lasciando la porta aperta al soft landing, ovvero all’atterraggio che evita l’inflazione – è ora di correre.
Questo è confermato non solo dai tagli da 50 punti base, ma anche da altri 50 punti che secondo le previsioni degli stessi membri del FOMC, ovvero di chi decide sui tassi. Il grafico, anche in questo caso, aiuta più di mille parole a capire quanto sia cambiato il vento.
Chi avrà ragione? Con l’economia che tira – e questa settimana dovrebbe arrivarne la conferma – e la disoccupazione ancora sotto controllo, è troppo presto per deliberare. Ma in questa settimana cruciale non potremo che seguire i dati per tenervi aggiornati – e anche per aggiornare questa analisi, che è il punto di vista che abbiamo maturato dopo la convulsa ultima settimana.
Le banche centrali non “anticipano i cicli”, né li “gestiscono”: ne sono la principale causa.