Si percepisce una leggera preoccupazione tra gli appassionati più giovani di Bitcoin. Riguardo cosa? Riguardo il documentario di HBO che ha promesso di rivelare l’identità di Satoshi Nakamoto, documentario che andrà in onda mercoledì 9 ottobre e che si presenta con ambizioni certamente importanti.
Perché abbiamo parlato dei più giovani? Perché tanti tra gli appassionati che non sono della prima ora non ricorderanno che di documentari e indagini che affermavano di aver scoperto l’identità di Satoshi Nakamoto ce ne sono stati diversi in passato. E che tutti hanno finito per coprirsi più di ridicolo che di gloria.
Il caso più emblematico rimarrà con ogni probabilità quello dell’indagine pubblicata da Newsweek, firmata da Leah McGrath Goodman – e che individuò un residente californiano, Dorian Nakamoto, il misterioso inventore di Bitcoin. Flop gigantesco e che darà poi il via a una serie infinita di meme, che ci accompagnano ancora oggi sui social dove si parla di Bitcoin.
I tanti flop: scoprire chi è Satoshi non è così facile
È chiaramente impossibile commentare il documentario di HBO prima che vada in onda. Le premesse però, se dovessimo contestualizzarle, non sono delle migliori. Negli anni, anche le più importanti pubblicazioni che si sono occupate della questione, hanno finito per fare delle enormi figuracce.
Oltre al caso di Newsweek, ce ne sono stati altri. Su tutti quello di Wired, che si spese a sostegno di Craig Wright, offrendo carburante alle rivendicazioni dello stesso. Rivendicazioni che diventeranno poi una iattura contro sviluppatori e appassionati Bitcoin. Soltanto nel 2024 Wired tornerà sulla questione, commentando la sentenza del Regno Unito che gli darà torno (marcio, tra le altre cose), chiudendo un ciclo che ha avuto ragion d’essere anche per l’impegno di Wired.
Lungi da noi processare, dopo che sono passati tanti anni, Wired. Il punto è però utile per abbassare significativamente le aspettative sul documentario che sarà messo in onda mercoledì prossimo.
Non è il primo a fare certi proclami e potrebbe non essere il primo a prendere delle cantonate stratosferiche. Oppure a indicare nomi che già si conoscono, che sono già finiti nella lista dei sospettati, senza che sia però portata sullo schermo una prova definitiva.
La prova definitiva che non può esistere
A guardarla da bitcoiner, la prova definitiva non può esistere. Finché non ci sarà qualcuno che firmerà con le chiavi che sappiamo appartenere a Satoshi Nakamoto, la questione non potrà mai essere chiusa definitivamente.
E il documentario di mercoledì prossimo non potrà dunque risolvere alcun tipo di mistero. Mistero che, tra le altre cose, sarebbe il caso di non risolvere: conoscere l’identità di Satoshi non aggiunge nulla alla questione – e potrebbe mettere in pericolo chi a quella identità è legato.
Un inutile pettegolezzo che potrebbe però avere degli effetti estremamente negativi sulla vita di molte persone.
L’avevamo già detto noi lettori che probabilmente esisterà una taglia sulla testa dell’inventore di Bitcoin per cui gli conviene rimanere nascosto per sempre e godersi la sua ricchezza in anonimato “probabilmente è più ricercato di quanto non lo fosse stato MMD” ma la notizia più importante è che qualcosa comincia a muoversi per fare informazione sull’esistenza di un nuovo sistema di pagamento rispetto al denaro fiat “che non sparirà” come molti sostengono tanto per fare il solito terrorismo, ed è l’inizio della pubblicità che informa appunto che si può iniziare a pagare in Bitcoin, quando inizieremo anche a vederla sui media nazionali non lo so ma come già previsto è iniziata su sky che è già un passo avanti.