La stagione 2024/25 è quella dei record per il mondo crypto in Premier League, quello che è il campionato più ricco e visibile del mondo del calcio. Secondo i dati che sono stati riportati da da SportQuake, agenzia che si occupa di sponsorizzazioni in ambito sportivo (non solo calcio, ma anche Formula 1 e e-sport), per l’anno in corso i team di Premier avrebbero incassato ben 129,7 milioni di sterline – cifra che batte anche quella del 2022-23, in un sorpasso altamente simbolico, perché è ai danni di una stagione che era ancora quella del pieno bull market.
In altre parole gli exchange (principalmente) hanno ripreso ad investire in pubblicità in modo importante, nonostante in molti si chiedano ancora che tipo di fase stiamo effettivamente affrontando.
Buoni segnali dalla Premier, dove tra le altre cose ad aprire le porte, anzi i portoni delle sponsorizzazioni sono state restrizioni e ritrosie nei confronti delle sponsorizzazioni di un altro settore se vogliamo anomalo, quello delle scommesse e del gioco d’azzardo.
Sì, ed è l’opinione di Matt House, che è a capo di SportQuake e che è stato ospitato poche ore fa da Bloomberg. Ci sarebbe stata infatti una riapertura di brand sportivi un tempo restii ad offrire spazio al mondo crypto, dopo scandali, fallimenti e anche tanti pagamenti mancati da parte di realtà poi finite in tribunale. Atteggiamenti di ostilità aperta che erano giustificati, ma che sono venuti meno anche per fare di necessità virtù. Il flusso di denaro che arrivava infatti dai grandi brand delle scommesse si è asciugato – e un campionato dispendioso come quello della Premier è dovuto necessariamente diventare meno… schizzinosi.
Discorso – per quanto manchino i numeri – parzialmente valido anche per l’Italia. Dopo il pessimo caso Digitalbits – che aveva ottenuto importanti sponsorship con Inter e Roma, e che poi era sparito senza pagare diverse fatture, si è tornati lentamente ma inesorabilmente a vedere importanti accordi tra grandi club e – questa volta – grandi intermediari del mondo crypto. Come nel caso di Bitpanda che è diventato sponsor del Milan.
C’è poi il ritorno di progetti crypto minori sulle maglie di squadre anche in serie A, con annunci di partnership che hanno spesso lasciato i più esperti di mondo crypto… a bocca aperta. Tuttavia anche in Italia, al netto di ricche ma estemporanee iniziative, sembra che molto stia tornando a girare. Per i più cinici un segnale di top, ovvero di raggiungimento del livello più alto di prezzi di questo ciclo.
Per chi invece vuole ragionare di più la questione, qualcosa che segnala come il settore sia diventato più maturo, probabilmente più ricco e comunque in grado di sostenere sponsorizzazioni non più estemporanee, ma solide, pluriennali e soprattutto… pagando le fatture.
Rimane poi la questione macroscopica della Formula 1. Anche qui sono in tanti i grandi brand che hanno deciso di mettere mano al portafoglio per ottenere in cambio una vetrina di primissima fascia.
Bybit continua a essere il top sponsor di Red Bull (accordo pluriennale da 150 milioni!), Kraken è forse lo sponsor più visibile di Williams e sono tanti altri ad avere posizioni minori. Partnership ormai pluriennali che dimostrano due cose: la prima è che il mondo crypto può andare veloce. La seconda – che forse stupirà i più – è che in realtà il mondo crypto, con i marchi giusti, può andare anche lontano.
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