Editoriale

Satoshi Nakamoto non è più un segreto. Identità inventore Bitcoin svelata da HBO (o forse no)

Il documentario di Cullen Hobeck è un flop gigantesco. I mercati ridono - e anche gli appassionati.
5 mesi fa
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Cullen Hobeckfilmmaker investigativo – ha scoperto chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, creatore di Bitcoin. Il mistero, che dura da più di 15 anni, sarebbe dunque stato finalmente rivelato e potremo consegnarlo alla storia come uno dei momenti più incredibili di sempre. O forse no.

Il nome che è venuto fuori dalla raffazzonata indagine di Cullen, che HBO ha deciso di mettere in onda puntando forse più sugli ascolti (certamente buoni, data la turba di pettegoli bitcoiner che popola il pianeta) che sulla lezione di giornalismo. Di prove, ve lo anticipiamo, ce ne sono davvero poche. E chiamarle prove farebbe forse inorridire anche il più sbilenco dei tribunali della periferia del pianeta.

Il nome venuto fuori è quello di Peter Todd, sviluppatore Bitcoin tra i più noti – con una lunghissima storia nel progetto e che però ha già negato. Certo, Satoshi negherebbe, dirà qualcuno. Il che è probabilmente vero. Per inchiodare però lo sfuggente Nakamoto servirà ben altro del poco che abbiamo visto questa notte.

Chi ha dormito ha fatto bene

L’orario non era dei migliori. Erano infatti le 02:00 della notte quando è andato in onda il documentario di HBO, realizzato da Cullen Hobeck. Il nome prometteva d’altronde bene: Hobeck aveva già rivelato l’identità – anche quella supersegreta – di chi si celava dietro la galassia QAnon. Perché non mirare più in alto allora, direttamente al mistero dei misteri, a quel mistero probabilmente inafferrabile anche per le agenzie e polizie più importanti del mondo?

Chi si aspettava la rivelazione delle rivelazioni però è tornato a dormire (o è andato, suo malgrado, direttamente a lavoro o a scuola) con una certa insoddisfazione.

  • Il nome

Dopo una lunga serie di interviste a diversi dei personaggi più noti della galassia Bitcoin, il nome che è stato consegnato alla storia (della commedia, più precisamente) è quello di Peter Todd. Peter, ci piace chiamarlo per nome perché da anni accompagna anche noi in questo meraviglioso viaggio, sarebbe stato inchiodato da un messaggio su BitcoinTalk.

In breve: sotto un relativamente lungo post di Satoshi Nakamoto, c’è il commento di Peter Todd che sembrerebbe precisare quanto scritto da Satoshi (a nostro avviso in modo invero sarcastico) – cosa che sarebbe frutto di una dimenticanza importante. Todd avrebbe dimenticato di cambiare account, rivelando così la sua identità. Identità che sarebbe rimasta visibile sotto gli occhi di tutti – di migliaia di persone che hanno analizzato ossessivamente ogni tipo di traccia.

  • Spokeo

Su X il regista del documentario ha condiviso il risultato offerto da Spokeo – servizio che serve per individuare chi si nasconde dietro un account o indirizzo e-mail – che restituisce (sotto lo screenshot della nostra ricerca) il nome appunto di Peter Todd quando si inserisce l’indirizzo e-mail.

Il risultato su Spokeo

Spokeo ha sempre ragione? No. È una prova che anche il famoso tribunale di periferia di cui sopra accetterebbe di discutere? Ancora una volta no.

Potrebbe essere? Forse sì, forse no – e in ultimo non interessa se non a…

Che Satoshi Nakamoto sia Peter Todd, o un misterioso sviluppatore di cui nessuno ha notizia, o ancora un’agenzia governativa come NSA, non cambia assolutamente nulla. Chi ha creato Bitcoin non ha oggi alcun tipo di potere sul suo codice – e neanche sulla community che anima l’intero ecosistema.

L’unico modo che ha a disposizione per rendersi influente è quello di rivelare di essere Satoshi Nakamoto. Cosa che farebbe però venire meno tutto il baraccone di cui sopra.

Il documentario è stato di tal fattura che anche i mercati – nervosi come in pochi momenti nella storia – lo hanno bellamente ignorato. Segno che non riuscito a colpire né la questione principale, né la facilmente eccitabile sensibilità dei trader più degenerati.

Sarà per un’altra volta? Speriamo francamente di no. In primo luogo perché la volontà di Satoshi Nakamoto di rimanere anonimo dovrebbe essere rispettata. In secondo luogo perché si mette a rischio chi viene infilato nel tritacarne mediatico imbastito da questo pessimo documento di HBO e da tanti altri prima.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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