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Inflazione USA sopra aspettative: Bitcoin e crypto CORREGGONO. E ora?

L'inflazione USA si dimostra superiore alle aspettative. Cosa cambia ora per Bitcoin e crypto.

Inflazione USA leggermente superiore alle aspettative a settembre. 2,4% per l’inflazione classica, mentre ci si aspettava un +2,3% e Core invece a +3,3%, contro le aspettative che erano a +3,2%. Il dato non è positivo per Bitcoin e crypto, che sul breve hanno reagito con una flessione relativamente importante, per quanto però si dovrà aspettare l’apertura della sessione USA per effettuare valutazioni più articolate.

Il dato è nel caso della Core superiore a quello del mese precedente – e ci sono dunque prezzi in salita maggiore anno su anno se teniamo fuori, come appunto fa l’inflazione Core – i volatili prezzi dell’energia e del settore alimentare.

I dati leggermente più alti delle aspettative dovrebbero togliere dal tavolo delle opzioni tagli di 50 punti base già a novembre, opzione in realtà già estremamente minoritaria e che è completamente sparita dai radar nel corso degli ultimi giorni.

Tagli più lenti? I dati importanti sono probabilmente altri

In realtà – come avevamo già discusso sul nostro canale Telegram Premium – il dato sull’inflazione è forse il meno importante per le prossime decisioni di Federal Reserve. La lotta contro l’inflazione è in dirittura d’arrivo, almeno secondo quanto si ritiene sia dalle parti di Federal Reserve sia dalle parti delle principali banche d’affari.

Le prossime decisioni sui tagli dipenderanno sia dai dati sul PIL sia dai prossimi dati sul mercato del lavoro. Il pivot, ovvero l’inversione delle politiche monetarie di Fed è infatti arrivato principalmente perché si temono peggioramenti consistenti per questi due fattori.

Dopo la reazione di pancia dei mercati – è possibile attendersi un ritorno ad una sorta di normale amministrazione, con i mercati che torneranno in attesa di dati più importanti per comprendere le future mosse di Fed.

Una situazione a doppio taglio

Da un lato si vorrebbero tagli più decisi, che vorrebbero dire maggiore liquidità immediata ai mercati e dunque per gli asset risk on. Dall’altro lato però un intervento troppo rapido da parte di Fed significherebbe la presenza di guai importanti a livello economico, che sul medio e lungo periodo finirebbero per affondare gli asset risk on.

Probabilmente la migliore delle opzioni disponibili per ora è quella di un lento ritorno alla normalità – che vorrebbe dire che Federal Reserve ha indovinato ritmi e quantità. Per ora nessuno può anticipare come si concluderà questo ciclo – e serviranno altri dati per trarre conclusioni più certe. Conclusioni che i mercati possono trarre sul brevissimo, ma non oltre.

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