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PYUSD perde il 40% del cap. Le crypto stable si confermano un DUOPOLIO

PYUSD vale in cap il 40% in meno rispetto all'estate. 3 lezioni per gli emittenti di stable e per gli investitori crypto.
1 ora fa
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Grosso guaio da PYUSD? Forse no, ma comunque i numeri che sono stati riportati da The Block segnalano un calo importante della circolazione di questo token stable che è stato lanciato nientepopodimeno che da PayPal. Una situazione che merita di essere analizzata perché ci offre uno spaccato di un mercato – quello degli stablecoin – che qui prima di altri abbiamo definito un duopolio molto difficile da scalfire.

Il fatto è semplice: siamo al 40% in meno circa del massimo della capitalizzazione che è stato raggiunto lo scorso agosto. In meno di 3 mesi si sono persi quasi 400 milioni di circolante. E questo è collegato al fatto che di incentivi per utilizzarlo e stoccarlo – come su Kamino – ce ne sono meno.

E questo ci spiega anche altro del funzionamento di questo mercato: liquidità e presenza nei principali punti di scambio sono fondamentali per fare la seconda parte della partenza. Cosa che almeno per ora sembrerebbe essere problematica per questo token.

3 questioni che i futuri emittenti non possono ignorare

Il mondo degli stablecoin è un mondo complesso: Tether domina con quasi 130 miliardi di dollari di capitalizzazione. USDC, pur a grande distanza, copre un’altra parte fondamentale del mercato. Per tutti gli altri rimangono pochi spiccioli, per quanto si sia provato a offrire la qualunque agli utenti.

1. Avere un grande nome non vuol dire successo, almeno nel mondo crypto

PayPal è uno dei brand più forti al mondo in generale e forse il più riconoscibile a livello globale tra i sistemi di pagamento. Nonostante ciò, sono stati in pochi a interessarsi al token in quanto tale, che è stato principalmente utilizzato da chi ha già una certa dimestichezza con certe dinamiche del mondo crypto.

Finché gli incentivi su Kamino sono stati importanti, il token ha continuato a crescere per capitalizzazione di mercato. Ora che si è passati comunque ad un interessante 7% (ma molto lontani dal 17% di qualche tempo fa), in tanti hanno smesso di utilizzarlo. Il nome importante nel settore della finanza tradizionale sembrerebbe essere più un ostacolo che altro.

2. Gli incentivi prima o poi finiscono

Era successo già con UST di Terra Luna, che seppur indirettamente offriva dei rendimenti enormi tramite Anchor. Gli incentivi così alti però non possono essere mantenuti in eterno.

E questo vuol dire che c’è una seconda fase di enorme importanza per garantire la sopravvivenza su certi livelli per un token di questo tipo.

Serve liquidità un po’ ovunque, servono protocolli che lo utilizzino e serve – questa è una frecciatina a Solana – qualcosa di più dei meme che trascinano la chain.

3. Sarà difficilmente ritagliarsi un posto al sole

Con i rendimenti dei bond USA così elevati, sono in tanti ad aver tentato la strada del lancio di uno stablecoin. Ora ci sono due questioni: la prima è che con un eventuale ritorno dei rendimenti a livelli più contenuti… sarà molto meno attrattivo lanciare questo tipo di prodotti.

Il secondo è che chi avrà già un cap molto importante… sarà avvantaggiato. Ed è già avvantaggiato per lanciarsi in importanti imprese (come quella inaugurata da Tether per i trader di commodity).

A nostro avviso – e come avevamo anticipato – un trend difficile da interrompere – e che vedrà gli stessi probabilmente vincere anche per il prossimo ciclo, compreso USDC.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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