Editoriale – L’ecosistema crypto è il mondo del lavoro di Criptovaluta.it che punta ad analizzare i nuovi progetti, riportare news, individuare occasioni di trading e i migliori airdrop, oltre a segnalare gli scam.
Parte della genesi di questo mondo risiede nel trading online (TOL), che ha iniziato a diffondersi a metà degli anni ’90, grazie alla crescente diffusione di Internet. Dagli acquisti presso il borsino della banca, ci si è poi evoluti alle prime piattaforme online. Nel corso del primo decennio degli anni 2000, il trading online ha visto una crescente diffusione, sia con le piattaforme bancarie sia con le piattaforme di trading online.
Questo trend è particolarmente evidente nel settore delle crypto, che sta registrando un vero e proprio boom in Italia. Bitcoin ed Ethereum sono ormai nomi familiari a molti, e un numero crescente di italiani sceglie di investire in questi asset digitali, spinti dalla curiosità, dal potenziale di guadagno e dalla tecnologia blockchain.
In Italia, nel corso degli anni, c’è stata una buona diffusione del trading online. Per avere dei numeri corretti, bisogna però definire con precisione il termine “trading online.” Alcune statistiche considerano validi i dati solo se si fa trading attivamente, ed a nostro parere questo è un approccio più corretto.
Alcuni numeri, molto generalisti, di ricerche relative al trading online:
📌 Consob, nel “Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane” del 2023, stima che circa il 10% delle famiglie italiane fa trading online (e qui si può intuire che forse si ragiona su un concetto di trading online molto ampio).
📌 Assiom Forex: L’Associazione Italiana Operatori Mercati Finanziari stima che ci siano oltre 1 milione di trader attivi nel mercato forex in Italia.
A livello di crypto, non esistono enti o associazioni che traccino i dati del TOL, ma c’è l’Osservatorio Blockchain and Web3 del Politecnico di Milano (PoLiMi), che monitora tutto l’ecosistema e riporta alcuni dati rilevanti:
▶️ a inizio 2024 si contavano oltre 3,6 milioni di italiani che detengono crypto, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente.
▶️ il 41% di chi possiede crypto-asset li considera una forma di investimento.
▶️ l 18% usa crypto per acquistare prodotti o servizi online.
▶️ Il 30% degli italiani che possiedono criptovalute ha tra i 18 e i 34 anni.
Ad oggi, la Banca d’Italia traccia che le crypto possedute dagli italiani abbiano un valore totale di 2,7 miliardi di euro. Questi numeri si riferiscono solo ai servizi di portafoglio digitale registrati in Italia, pertanto escludono tutto ciò che non è sottoposto a KYC.
Il dato del PoLiMi, relativo ai 3,6 milioni di italiani, si riferisce ai possessori di asset digitali, il che non significa necessariamente persone che fanno trading. Altri dati, provenienti da fonti meno autorevoli, riportano che il 40% di chi fa trading online su crypto ha meno di 35 anni.
Senza fare personalismi, chi scrive ha scelto la libertà offerta dal trading online, ormai da quasi vent’anni. Una volta ci si inventava trader, si imparava sui libri, ci si faceva male e l’approccio al mondo del trading tramite le piattaforme era più complesso. Nel corso degli anni sono passato dallo scalping azionario, ai future, al mercato dei bond, per approdare alle crypto, grazie soprattutto alla curiosità.
Oggi l’accesso al mondo crypto e al trading, tramite gli exchange, è più facile. Le opportunità che il mondo crypto ha dato e dà tutt’ora sono di gran lunga superiori a quelle offerte dal trading tradizionale.
Oggi, se sei un ragazzo della generazione Z, con uno smartphone e una connessione a internet, non importa che tu sia in una metropoli o in un piccolo paese: puoi aprire un account su un exchange crypto e essere libero di accedere a un mercato globale, di costruirti un futuro, di appartenere a una community e di sfidare lo status quo.
Purtroppo in questo scenario di possibilità, si intromettono personaggi dalla dubbia intelligenza, che pensano che se un settore è in forte sviluppo e offre opportunità, debbe venir tassato al 42%. BITCOIN: TASSE dal 26% al 42% in Italia. Parla il vice-ministro [VIDEO].
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