INTERVISTA ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT – Il tentativo di passaggio al 42% per la tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute ha scatenato un polverone come non se ne vedevano da tempo, almeno in Italia. Tra i tanti a schierarsi contro anche Paolo Ardoino, CEO di Tether, di gran lunga il più conosciuto degli italiani nel mondo delle criptovalute.
Un atto di bullismo: è così che ha definito la proposta di un aumento, quantitativamente importante e che porterebbe l’Italia in cima a una classifica poco edificante, quella del livello di tassazione sulle plusvalenze da criptovalute.
Abbiamo contattato Paolo Ardoino per cercare di saperne di più – e questo è quanto abbiamo raccolto per i nostri lettori.
È un Paolo Ardoino certamente non di buon umore quello che risponde alle domande che gli abbiamo girato per registrare anche la sua opinione sul caso dei casi, ovvero l’inserimento nella prima proposta di Legge di Bilancio – che è stata introdotta in conferenza stampa dal viceministro al MEF Maurizio Leo – di un aumento di tassazione per le criptovalute, che passerebbe dal 26% attuale al 42%, almeno secondo i desideri del Consiglio dei Ministri. Desideri che dovranno però passare il vaglio del parlamento, degli emendamenti e delle discussioni – si spera accese – anche sul tema.
Criptovaluta.it Tether è più attiva in Svizzera anche per questioni legate alla tassazione?
Paolo Ardoino: Tether non è attiva in Svizzera, a parte lo sviluppo del progetto Plan B con la Città di Lugano. Il motivo della scelta della Svizzera per il Plan B è semplicemente dovuto alla lungimiranza della delle istituzioni locali.
Criptovaluta.it: Ritieni che la nuova proposta di tassazione sia la pietra tombale per il mondo crypto in Italia, un mondo che già faceva enorme fatica?
Paolo Ardoino: Credo che la nuova tassazione sia un atto di bullismo e uno schiaffo nei confronti di chi ha creduto nella nuova finanza.
Criptovaluta.it:Noi abbiamo provato a calcolare il gettito aggiuntivo – e ammesso che ci sia gain per i crypto investitori – si parla di pochi milioni di euro per ogni punto percentuale di gain diffuso. Credi ci siano delle altre questioni oltre a quella del gettito?
Paolo Ardoino: oltre al gettito ci può essere l’interesse a disincentivare l’uso diretto di Bitcoin. I governi che provano a mantenere il controllo dei propri cittadini con questi espedienti non fanno che accelerare la decrescita dell’Italia, già in fondo alla classifica dei paesi europei per quanto riguarda vari aspetti all’impresa.
Criptovaluta.it: Tether non ha mai mostrato – almeno pubblicamente – interesse a impegni in Italia. La questione fiscale è rilevante? O semplicemente non si sono presentate opportunità?
Paolo Ardoino: il motivo per cui Tether non fa business in Italia è che l’Italia è un paese in cui non ci sono certezze in tanti campi: dalla regolamentazione alla tassazione.
Opinioni dure, ma ampiamente condivise – almeno dai pareri che abbiamo raccolto in queste ultimee 24 ore di fuoco, da tanti appassionati e investitori. E anche dal più rappresentativo degli italiani nel mondo crypto – forse rappresentante anche di quel genio italiano che si porta spesso in prima pagina, senza però chiedersi il perché sia fuori dai confini nazionali per cambiare forse non il mondo, ma almeno l’industria in cui opera.
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Come del resto sospettavamo (ma praticamente certezza) già tutti.