Le tasse al 42% sulle plusvalenze crypto sono il tentativo di uccidere il settore, di rendere l’Italia uno dei pochi paesi al mondo dove sarà di fatto proibito comprare e vendere criptovalute. Senza neanche il coraggio, tra le altre cose, di scriverlo a chiare lettere.
Fosse così saremmo semplicemente allineati a paesi simbolo delle libertà civili, come Arabia Saudita, Pakistan, Marocco, Egitto e Cina.
Ma c’è molto di più, c’è qualcosa di ancora peggiore, perché un’eventuale approvazione di questa nuova tassa vorrebbe dire favorire gli amici, punire i non allineati e – cosa ancora più grave, spingere chi non si vorrà arrendere verso pratiche più costose e generalmente più rischiose.
O più in breve: nel tentativo di proibire le tanto odiate criptovalute, si finirà per spingere un pubblico in parte composto di sprovveduti verso pratiche, sistemi, intermediari e investimenti ancora più rischiosi.
I derivati continueranno a essere tassati, a meno di clamorose sorprese, al 26%. Parliamo di strumenti che sono più costosi, che al contrario di Bitcoin e crypto, hanno un enorme rischio di controparte e che non sono adatti al grosso della popolazione, tant’è che le stessi leggi italiane e europee ne proibiscono l’offerta se non a certe condizioni.
Chi vorrà evitare di pagare le tasse al 42% utilizzerà strumenti che sono più costosi (funding rate, commissioni degli exchange che li offrono).
I derivati, rispetto alla detenzione diretta di Bitcoin e crypto, espongono anche alla possibilità di utilizzare leve finanziarie, che nelle mani del pubblico meno preparato possono portarlo alla perdita del capitale in pochi minuti, nel migliore dei casi. E nel peggiore dei casi anche a sviluppare ludopatia.
È un altro problema. Ad oggi, senza che la tassazione sia distorsiva (tutti pagano il 26%), gli investitori possono decidere in libertà se investire direttamente in crypto, se affidarsi ad un exchange o se optare per prodotti strutturati.
Se dovesse passare l’aumento al 42% delle plusvalenze sulle criptovalute, sarà enormemente più conveniente utilizzare ETP/ETN/ETF.
I gestori di ETF/ETN/ETP li gestiscono da paesi che garantiscono una tassazione molto più bassa – tipicamente la Svizzera, ma non solo – e non sono neanche quotati direttamente presso la Borsa Italiana. Il guadagno italiano su questo tipo di prodotti è zero – e si fa un favore a paesi fiscalmente e legalmente meno punitivi, con i capitali dei risparmiatori e degli investitori italiani.
E sarà colpa di chi evade, no? Certamente sì, ma è altrettanto vero che una norma punitiva di questo tipo porterà in diversi a non dichiarare nulla, a nascondere i propri Bitcoin e le proprie crypto e ad ogni tipo di misura utile per pagare una tassa che è impossibile pagare.
Si potranno fare più controlli (costo per il Fisco), si potrà cercare di seminare il terrore (altro costo per il fisco), ma comunque non si riusciranno a prendere tutti (altro costo per il fisco).
Salvo l’inconveniente di doversi spostare all’estero – per chi ha capitali a sufficienza il 42% non sarà certamente di ostacolo agli investimenti in crypto e Bitcoin.
Chi ha capitali importanti in crypto e BTC si è già spostato. I pochi che non si sono ancora spostati, prenderanno la residenza, senza spostarsi granché, a Chiasso, Mendrisio o in posti che gli sono più congeniali.
Altro gettito perso, altra punizione che colpisce soltanto chi non ha i mezzi per sottrarsi dalla punizione. Altra misura – permettetecelo – assolutamente iniqua.
Ci sono anche altre due questioni importanti, che non riguardano direttamente il vil denaro. Questioni forse più importanti in un Paese dove, culturalmente, difendere la proprietà privata viene spesso giudicato come ingordigia di chi ha risparmiato qualcosina.
La prima questione riguarda il meccanismo dell’intera questione: abbiamo certezza che la norma sia stata richiesta da chi ha problemi personali con il mondo crypto e vuole oggi abusare del suo potere per un regolamento di conti personale. Troviamo indecente che l’apparato pubblico – anche repressivo – si possa mettere a disposizione di chi deve combattere battaglie personali contro persone che non hanno fatto nulla di illegale e che non hanno mai danneggiato nessuno.
La seconda questione riguarda la libertà di fare con il proprio denaro (tra le altre cose già tassato), quello che si preferisce. Nel mondo degli investimenti esistono già aliquote fortemente distorsive (i bond sono tassati al 12,5%, meno della metà degli altri strumenti). Introdurre altre distorsioni vorrebbe dire far decidere alle eminenze grigie che non devono raccogliere neanche consenso elettorale come impiegare il proprio capitale.
Una situazione che ha avuto pochi eguali nel corso della storia umana, pur densa di regimi dei più feroci. E contro la quale anche chi non ha alcun interesse per il mondo crypto dovrebbe battersi, perché ne va della salute delle nostre istituzioni, delle nostre libertà e di tutto ciò che ci rende cittadini e in ultimo esseri umani.
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E’ una vergogna, vogliono fare cassa con qualsiasi cosa , già hanno svenduto Poste Italiane adesso attaccano le crypto🤬
I conti si faranno tra un paio d'anni: se, per effetto boomerang, si incassa meno dello scorso anno: i politicanti piangeranno lacrime di coccodrillo, chiuderanno la stalla, ma, per allora, i buoi ("capitali") saranno già scappati tutti. E non torneranno! Se, viceversa, incasseranno di più, spremendo i piccoli, alternativa che vedo improbabile, continueranno a spremere i piccoli. Chi di fa pecora il lupo se la mangia.
Le banche hanno "aiutato" il governo nella finanziaria in cambio hanno chiesto di proteggerle dal cattivo Bitcoin, che se le mangerà in ogni caso!
non mi lascia metterti un like, allora ti scrivo una risposta per dire che sono perfettamente d'accordo.
ahahah proprio un paio di giorni fa dicevo ad un mio amico che gli avrei messo a disposizione una camera nel mio appartamento a chiasso, al fine di prendere la residenza in svizzera, abitando a 1 km dal confine, e fottendo alla grande questi benpensanti....