Si inizia a giocare a carte scoperte. Federico Cornelli, Commissario Consob, pubblica nell’edizione del 19 ottobre di Avvenire un breve approfondimento a sostegno della tassazione al 42% delle plusvalenze su Bitcoin e crypto.
Una difesa che poggia sulle spalle di giganti – nientedimeno che la Dottrina Sociale della Chiesa – e che sarà il tema principale che verrà sostenuto in Parlamento per scrivere la parola fine sul comparto crypto a colpi di tasse.
Tema che in parlamento – tra le altre cose – sarà oggetto di discussioni e possibilmente di un emendamento – come comunicato sempre nella giornata di ieri dall’On. Centemero, in quota Lega, che ha tra le altre cose confermato di avere tutto il partito dalla sua.
Dietro il tentativo di far chiudere baracca e burattini al mondo crypto non si sarebbe alcun paternalismo finanziario da parte della politica e delle autorità. Ci sarebbe infatti, almeno secondo l’opinione di Federico Cornelli, la corretta applicazione di quanto previsto e indicato dalla Dottrina Sociale della Chiesa.
Sarà però necessario fare qualche passo indietro: Federico Cornelli è commissario Consob, da tempo attivo in questa battaglia, e ha deciso di sostenere pubblicamente la bontà del provvedimento. Cosa della quale, in un gioco di leve e specchi dove nessuno si è finora preso la responsabilità di quanto ciancicato in conferenza stampa, gli va certamente dato merito.
Il ragionamento è relativamente semplice, e poggerebbe sempre secondo l’opinione del Cornelli, sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
Come rimarcato più volte dalla Dottrina Sociale della Chiesa, il risparmio ha una funzione economica e anche sociale.
E sarebbe – questo – il presupposto che ne giustifica l’esistenza e la bontà, anche se soltanto in determinate modalità e secondo certi canali. Quali canali? La risposta è fornita direttamente sempre dall’approfondimento del Cornelli:
Quando il risparmio è affidato a banche o intermediari finanziari, quando viene investito in fondi comuni, su diversi strumenti quotati sul mercato regolamentato di Borsa o anche impiegato attraverso il crowdfunding, si rivela utile perché tutti questi mezzi consentono di canalizzarlo poi verso l’attività economica.
E segue poi una difesa anche dei bond – che aiutano la Repubblica – e anche delle casse di previdenza e i fondi pensione, che assicurano, citiamo testualmente, una serena vecchiaia.
E perché non le criptovalute? Anche qui sarà utile leggere quanto affermato dal Cornelli, che ritiene che questo tipo di investimento non presenti fondamentali caratteristiche di utilità sociale.
E non essendo neanche provviste del pregio della tendenziale saggezza, andrebbero pertanto colpite.
Vale la pena di ricordare che Cornelli si era espresso con toni pressoché identici – risparmiando però quella volta il riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa – anche su su Il Sole 24 Ore – più precisamente qui – sottolineando di nuovo l’assenza di tale tendenziale saggezza nel mondo delle criptovalute.
Un’autocitazione che aiuta a capire – oltre le righe presentate su L’Avvenire – quale sia l’impianto ideale e ideologico contro il quale ci si dovrà scontrare in Parlamento.
Ci sono diverse considerazioni che riprendiamo anche dai nostri precedenti approfondimenti:
Quanto pronunciato dal viceministro Leo in conferenza stampa non era noto al grosso della maggioranza. La cosa ha colto di sorpresa tutti o quasi – almeno a leggere le prime reazioni.
Nostre fonti parlando della provenienza esterna al Parlamento della richiesta di cui si discute. I principali indiziati sono ovviamente quegli enti che si occupano di regolamentazione dei mercati e degli investimenti.
O almeno questo è stato annunciato da parte della Lega, sempre nella persona dell’On. Giulio Centemero, almeno secondo quanto riportato da Milano Finanza.
La discussione è aperta – e se è vero come riportato sopra che ci sono in realtà resistenze importanti da almeno uno dei tre partiti che compongono la maggioranza, c’è ancora la possibilità di uscire indenni (se la tassazione a comunque il 26% così può essere ritenuta) da questa battaglia.
Non nascondiamo il rammarico però: ci sarebbe certamente piaciuta tanta solerzia quando – da testata giornalistica regolarmente registrata – cercammo senza successo di avere un commento da parte di Consob, in occasione del fallimento di FTX Europa.
FTX Europa che proprio come i canali che si vorrebbero favorire secondo l’ipotesi sostenuta da Cornelli, era una società regolarmente registrata, con tanto di licenza valida in Europa e teoricamente sottoposta al vigile controllo delle autorità. In quell’occasione da CySEC – omologa di Consob a Cipro – ottenemmo risposta dopo pochi minuti. Da Consob invece – a 2 anni di distanza – la stiamo ancora attendendo.
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Se non ci fosse Bitcoin continuerebbero a stampare denaro falso e a fregarsene del debito di 35.000 miliardi degli Stati Uniti ma se il valore di Bicoin continua a crescere potrebbe destabilizzare tutto il sistema e per questo fa paura ma dovranno trovare un accordo come sostenevo in passato e fare una simbiosi fra Bitcoin e fiat dal momento che Bitcoin fa parte del sistema finanziario. Se non esistesse Bitcoin il debito continuerebbe a crescere e il denaro fiat a valere sempre meno ma avrebbero comunque la possibilità di portare a avanti i loro sistemi di prestigio per continuare a dire che il loro denaro è il più forte.
Speriamo che vada tutto bene