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Anche nei Paesi Bassi è caccia i crypto evasori: ecco il piano olandese

Anche nei Paesi Bassi stretta sulle crypto. Ma non si parla, ancora, di aumento delle aliquote.

Anche in Olanda si discute di tasse crypto. Le cose però, nei Paesi Bassi, sono ancora in alto mare. Si discute infatti principalmente dell’inserimento dell’obbligo per i provider di servizi crypto di inviare dati che riguardano acquisti e vendite degli utenti. Qualcosa che in Italia è in realtà già vigente – almeno per gli exchange registrati all’OAM e che sono pertanto in regola con le attuali disposizioni.

L’obiettivo è quello della trasparenza, finalizzata ad evitare l’evasione fiscale, almeno secondo il parere che è stato riportato da Folkert Idsinga, che è segretario di stato per le materie fiscali. Stesso canovaccio rispetto a quanto è avvenuto lo scorso anno in Italia, quando per la prima volta le cosiddette cripto-attività furono oggetto di un disegno di legge e inserite in un contesto normativo più chiaro, almeno sul fronte fiscale.

Non si parla però di aliquote, che sono la questione principale della quale si dibatte in Italia in queste ore – con il Bel Paese che diventerebbe uno dei più tassati al mondo per quanto riguarda le plusvalenze in ambito crypto.

Più “trasparenza” nei Paesi Bassi: ma la legge è per ora solo una proposta

La legge è per ora soltanto una proposta – e seguirebbe grosso modo il canovaccio imposto in Italia da OAM per quanto riguarda i dati che gli exchange crypto devono inviare alle autorità statali.

Ci sarebbe inoltre, secondo quanto è stato riportato da Idsinga stesso, la volontà di migliorare la cooperazione con gli altri stati europei, proprio in materia crypto-fiscale.

Nel futuro gli stati membri dell’UE potranno cooperare meglio grazie allo scambio di dati sulle transazioni crypto, che diventeranno trasparenti alle autorità fiscali.

Non è chiaro per il momento se ci sia o meno consenso in parlamento. Nella prima parte del 2025 ci saranno infatti gli incontri per quanto riguarda le parti coinvolte e i cosiddetti stakeholder, per un periodo che durerà fino al prossimo 21 novembre.

Il framework arriva… vounque?

In realtà a essere proposto è il framework fiscale che è stato proposto da OEC, al quale hanno già aderito diversi paesi, a partire dal Regno Unito.

L’obiettivo è quello di tagliare il turismo fiscale e anche di avere tutti i paesi più o meno allineati intorno ad una trasparenza totale del settore, principalmente a fini fiscali.

Tema che in Italia è ferocemente dibattuto da quando in Legge di Bilancio è finito un aumento al 42% delle aliquote sulle plusvalenze, sul quale però il governo potrebbe fare un passo indietro.

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