A Roma qualcosa si muove, ma siamo lontani ancora dal no definitivo all’aumento delle tasse sulle plusvalenze Bitcoin e Crypto al 42%. La situazione sembrerebbe essere per ora favorevole a chi vorrebbe la norma rimossa tout court, per quanto – almeno secondo quanto arriva dalla maggioranza – le strade potrebbero essere diverse.
Opposizione per ora compatta con il no – vuoi per effettiva affezione per il settore, vuoi invece per cavalcare un tema sul quale il governo sembrerebbe essere in grave difficoltà, per un aumento della tassazione sulle crypto del quale nessuno, per ora, ha rivendicato la paternità.
La partita, come tutto ciò che riguarda la Legge di Bilancio, è su più tavoli, lunga e laboriosa. E prima di poter cantare vittoria si dovrà certamente continuare a lottare.
Il dato più chiaro per ora è il seguente: nessuno ha ancora rivendicato la paternità della norma e nessuno sembrerebbe averne sostenuto la bontà, almeno in pubblico. E dunque rimane anche difficile capire chi ci sarebbe da convincere.
Le uniche voci che si sono sollevate a sostegno della tassazione superiore per Bitcoin e crypto arrivano da fuori dal parlamento. Nello specifico Federico Cornelli di Consob e Antonio Patuelli, a capo dell’Associazione Bancaria Italiana. Voci certamente importanti ma, a che ci risulti, che non hanno potere di voto a Montecitorio.
L’opposizione sembrerebbe essere compatta: il PD si è espresso negativamente sulla norma, così come hanno fatto i 5 stelle e anche qualcuno del Gruppo Misto.
Tra questi anche Luigi Marattin in un’esclusiva del nostro giornale – che ha annunciato la volontà di firmare qualunque tipo di emendamento sarà presentato contro l’aumento delle tasse.
Il fatto però che la norma non abbia padri pubblici non deve essere considerato come una vittoria prima che la battaglia abbia inizio. Tutt’altro: almeno da quanto l’opinione pubblica può osservare, si combatte contro un metaforico nemico che è invisibile e – almeno ad avviso di chi vi scrive – ancora più insidioso.
Impossibile pensare che sia stata una norma finita in Legge di Bilancio per iniziativa personale del viceministro Leo, che della Legge di Bilancio è stato portavoce in conferenza stampa. Difficile altrettanto pensare che la norma non sia partita da uno dei tre partiti di maggioranza, nello specifico Fratelli d’Italia, dato che gli altri due partiti di governo rivendicano un no piuttosto solido all’aumento della tassazione.
Toccherà aspettare e noi di Criptovaluta.it continueremo a tenervi aggiornati. L’unica novità degna di nota è il ricevimento in Parlamento di alcuni degli operatori di settore italiani, che avrebbero difeso il comparto davanti a chi avrà poi potere di decidere se la norma passerà o meno.
Nel frattempo il sentiment tra gli appassionati è sempre lo stesso: tra chi cerca improbabili fughe all’estero e chi vorrebbe tornare a nascondersi lontano dagli occhi dell’erario, non c’è un solo investitore in criptovalute che abbia trovato un senso a questo improvviso aumento dell’aliquota.
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