Martedì 5 novembre si chiuderanno le operazioni di voto. Mercoledì 6 novembre sapremo il nuovo inquilino della Casa Bianca, per elezioni che per la prima volta sono anche a tema Bitcoin e crypto. Si scontrano due candidati con posizioni molto diverse sul comparto: Donald Trump si è schierato apertamente a favore del settore, Kamala Harris arriva da un’esperienza di rilievo in un governo, quello Biden, molto duro con il comparto.
Non sarà però un’elezione che riguarda soltanto i due candidati, almeno in relazione al mondo crypto. Sono diversi i personaggi con legami diretti al mondo crypto che faranno parte dell’entourage dell’uno o dell’altro futuro presidente.
Le conseguenze andranno oltre la reazione di pancia dei mercati durante lo spoglio. Saranno durature e condizioneranno soprattutto l’incrocio tra finanza tradizionale e mondo crypto. I personaggi più importanti sono quattro e per la prima volta ve li presentiamo su queste pagine, anche per capire cosa c’è in ballo davvero.
Howard Lutnick è CEO di Cantor Fitzgerald, società di brokering e di servizi finanziari che ha un legame di enorme importanza con il mondo crypto. È la società che Lutnick presiede a detenere decine di miliardi di dollari in bond USA che sono di proprietà di Tether, il più importante stablecoin al mondo, con una capitalizzazione di circa 120 miliardi di dollari.
Howard Lutnick è stato scelto da Donald Trump da Donald Trump per guidare l’eventuale transizione. Negli USA c’è una divisione dei poteri rigida e ben funzionante – ed è difficile immaginarsi una sorta di scudo per Tether nel caso di vittoria di Trump e dunque di Lutnick. Sarà comunque come avere un proprio uomo nell’entourage del Presidente – se dovesse vincere Donald Trump. E sarebbe per Tether una buona notizia.
Elizabeth Warren si è autodichiarata a capo dell’esercito anti-crypto. È in senato e dovrà riconquistare il suo seggio il 5 novembre, data che ospiterà anche le elezioni per i senatori eletti dal Massachusetts.
A sfidarla c’è John Deaton, che gravita nell’orbita crypto (e in particolare Ripple da tempo. Il seggio di Warren è tra i più sicuri di tutte le elezioni USA, ma un risultato sotto le aspettative condizionerebbe il peso specifico della stessa Warren all’interno di un governo federale a trazione democratica.
Chris Larsen è executive chairman di Ripple ed è forse l’unico del mondo crypto ad essersi schierato a favore di Kamala Harris. Ha donato delle somme importanti (tra le altre cose sembrerebbe utilizzando $XRP) e guida un po’ il fronte minoritario di sostenitori del candidato Dem, almeno all’interno del mondo crypto.
Non avrà incarichi di governo e neanche di consulenza, ma è pronto a giurare che anche in caso di vittoria di Kamala Harris il mondo crypto potrà dormire sonni tranquilli.
Era candidato durante le primarie repubblicane. Si è ritirato e ha sposato la causa di Donald Trump, per la quale continua a fare campagna elettorale. Di tutto l’entourage a sostegno di Donald Trump è forse il più convinto della bontà di Bitcoin e crypto.
Se ci sarà un impegno pubblico degli Stati Uniti a favore di Bitcoin e crypto con ogni probabilità sarà frutto del suo impegno più che di quello di Kennedy, che sembrerebbe essere, almeno a chi vi sta scrivendo, quello meno sul pezzo, per quanto sia comparso nelle più rilevanti conferenze dedicate a Bitcoin.
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