Ci siamo, il gran giorno è arrivato. I giornali – anche quelli lontani dal mondo crypto e per ovvi motivi – non parlano di altro: tra circa 24 ore dovremmo sapere chi sarà ad occupare la Casa Bianca per i prossimi 4 anni. E sarà un’elezione, per la prima volta, cruciale anche per il mondo crypto. Uno dei due contendenti, Donald Trump, ha promesso di rendere gli USA il primo paese al mondo per questo mercato – e le speranze dei mercati e anche l’andamento dei prezzi stanno seguendo proprio questa traiettoria.
Un Trump Trade in piena regola, con lo spoglio che sicuramente avrà un impatto decisivo sul breve termine per Bitcoin e crypto. Spoglio che seguiremo in diretta sul nostro canale VIP dalle 23.59, LIVE alla quale ti invitiamo a partecipare per sapere come procedono le operazioni di spoglio.
Ci sono però altre questioni che a nostro avviso saranno fondamentali per capire come cambierà il mondo crypto negli USA dopo questa tornata elettorale – questioni che ti proponiamo all’interno di questo nostro approfondimento per non farti trovare impreparato ad un appuntamento che sarà di gran lunga il più importante dell’anno.
Sono diversi gli aspetti che riguardano il mondo Bitcoin e crypto che si intersecano con queste – importanti – elezioni.
Kamala Harris è stata vice-presidente dell’amministrazione Biden, amministrazione che si è caratterizzata per almeno due questioni. La prima è quella della gestione SEC da parte di Gary Gensler, gestione che è stata tra le più aggressive per il mondo crypto. La seconda è quella della Operation Chokepoint 2.0, operazione che ha ristretto le possibilità di accesso del mondo crypto ai servizi bancari classici. Sul secondo punto si stanno scoprendo questioni importanti – e certamente politiche. E dunque il biglietto da visita della candidata democratica non sembrerebbe essere dei migliori.
C’è stata una parziale apertura al settore in campagna elettorale, sul pretesto che la popolazione nera sia tra quelle che investe di più nel comparto e che dunque andrà tutelata. Siamo però distanti dall’apertura totale di Donald Trump, che ha tenuto anche un discorso nella più importante delle Convention dedicate a Bitcoin.
Una delle questioni più rilevanti è quella del mining: è un’attività che consuma grandi quantità di energia, e che però al tempo stesso sembrerebbe essere fondamentale per le reti elettriche, soprattutto dove si fa o si vorrebbe fare affidamento su fonti rinnovabili.
I Dem, anche a livello locale, sono stati relativamente contrari al settore, arrivando anche a ban in determinati stati e contee. Donald Trump vorrebbe rendere gli USA primi del settore (in realtà già lo sono, almeno per hashrate). La tematica ambientalista è certamente meno forte dalle parti dei repubblicani e i player del settore – anche quelli quotati in borsa – potranno aspettarsi forse un regime di maggiore favore nel caso di vittoria di Trump.
Una delle tematiche meno toccate in questi giorni è quella del possibile utilizzo da parte della Russia – negli scambi con i cosiddetti Brics – anche di asset digitali e quindi cripto come metodo di pagamento.
La questione, che pur è emersa in diverse pubblicazioni – a noi è sembrata sempre esagerata. Ed è però una di quelle che ci fanno diffidare della totale apertura di Donald Trump verso il comparto. Se Bitcoin e crypto dovessero effettivamente diventare strumenti per liberarsi dal dollaro (o per utilizzarlo senza incappare in sanzioni), ci sarà davvero di cui stare tranquilli? Trump ha promesso fuoco e fiamme a chi cercherà di operare al di fuori del perimetro del dollaro. E se questo diventasse un vettore di attacco al mondo crypto?
Pochi giorni fa è tornata a circolare la notizia di un interessamento da parte del Dipartimento di Giustizia nei confronti di Tether. È una storia lunga e che abbiamo raccontato qui con dovizia di particolari. Quello che più conta di queste elezioni non è la possibilità del futuro presidente di intervenire su eventuali indagini (non ce ne sono), ma la presenza di Howard Lutnick nello staff di Donald Trump.
Lutnick è CEO di Cantor Fitzgerald, ovvero la società finanziaria che gestisce una parte rilevante delle riserve di Tether, che sono in bond USA a breve scadenza.
Paolo Ardoino ha detto che non sarà un’elezione a proteggere Tether, ma la collaborazione che offre alle autorità USA. È vero, ma è altrettanto vero che con Lutnick nella stanza dei bottoni per questo comparto è lecito aspettarsi qualche precauzione in più, almeno ad avviso di chi vi scrive.
Sì, perché con ogni probabilità un clima più o meno favorevole agli ETF sarà uno dei risultati più evidenti di questa tornata elettorale. E sì, l’ETF più importante in fase di lancio sarà quasi sicuramente quello di $SOL.
Abbiamo una regola da Criptovaluta.it: non fornire risposte quando queste non sono certe. Alcuni sondaggi danno in vantaggio Harris, altri Trump. E serve a poco in queste ore mettersi con il misurino cercando di indovinare chi dei sondaggisti sia più scafato.
Decideranno le urne, siamo too close to call, come direbbero gli americani, ovvero con una distanza troppo piccola per avere un qualunque tipo di certezza.
Poche ore fa Nate Silver, uno dei più rispettati del settore, ha affermato di aver fatto girare 80.000 simulazioni del voto. 40.012 hanno dato la vittoria a Harris. Uno scarto praticamente nullo sui grandi numeri.
Mancano certezze, in breve, e per chi si appassiona a questi eventi, non mancheranno le emozioni.
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