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Coppo intervita Bitcoin

Bitcoin e crypto: Ecco la TERZA via dell’On. Coppo per EVITARE il 42% di TASSE! [INTERVISTA]

La nostra intervista all'On. Coppo, che si sta battendo contro l'aumento della tassazione al 42% sulle plusvalenze crypto.

INTERVISTA ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT – Le guerre, per vere o metaforiche che siano, sono anche occasione per conoscere persone a noi affini. O comunque dallo stesso lato della barricata. La guerra di cui parliamo è quella sulla tassazione delle plusvalenze bitcoin e crypto al 42%. Oggi tocca all’On. Marcello Coppo, Fratelli d’Italia, qui con noi a parlarci sia di cosa ha presentato in termini di emendamenti, sia di una visione del mondo crypto che forse non ci saremmo mai aspettati di trovare tra i banchi del Parlamento.

Questo speciale-intervista è parte della copertura di quanto si sta consumando ai piani alti della politica italiana e del tentativo di far pagare un conto piuttosto salato a chi ha investito in crypto. Abbiamo già potuto intervistare l’On. Giulio Centemero, Lega, che ha a sua volta presentato tre emendamenti, l’On. Luigi Marattin, Orizzonti Liberali, non un amico delle crypto ma comunque contro la tassazione al 42% delle plusvalenze, e anche l’On. Antonio Misiani, PD e l’On. Gianmauro Dell’Olio, Movimento 5 Stelle.

Oggi è con noi l’On. Marcello Coppo, forse tra i già intervistati il più vicino a posizioni originarie del mondo Bitcoin e firmatario di due emendamenti che per il momento però sono nel limbo di quelli ritenuti inammissibili ma oggetto di ricorso.

Cosa c’è nell'”emendamento Coppo”

L’emendamento Coppo è stato dichiarato di nuovo ammissibile, dopo che lo stesso onorevole ha annunciato ai nostri microfoni di aver presentato ricorso contro la dichiarazione di inammissibilità arrivata ieri. È un emendamento che arriva da Fratelli d’Italia e che è stato firmato anche dagli Onorevoli Loperfido, Giovine, Comba, Mascaretti, Maulli, Fabrizio Rossi, Volpi, Malagola e Ambrosi, gruppo piuttosto folto almeno rispetto alla media di firmatari degli altri emendamenti.

Coppo ha celebrato così la vittoria del ricorso

Dato che l’emendamento è ancora in ballo, sarà utile per i nostri lettori riassumerne il contenuto:

  • Aliquota al 26%

L’aliquota sulle plusvalenze su Bitcoin e crypto rimarrebbe al 26% se ad essere accolto dovesse essere appunto l’emendamento Coppo.

  • Nuova rivalutazione

A copertura degli ormai celebri 16,7 milioni di euro che l’aumento al 42% dell’aliquota garantirebbe, c’è una nuova possibilità di rivalutare le proprie criptovalute, pagando un’imposta sostitutiva al 16%.

In altre parole, se c’è del non dichiarato, lo si potrà dichiarare attualizzandone il prezzo (a fini fiscali futuri), pagando il 16% in n. 3 rate annuali. Sulla seconda e terza rata graverà nel caso un interesse del 3%.

  • Si chiude il “buco” del 12,5%

Cosa che fanno anche altri emendamenti: ricordate la storia della mancata coordinazione tra norme che permetterebbe di pagare “solo” il 12,5% per il 2023 e 2024? Bene, c’è nell’emendamento una norma di interpretazione autentica che finirebbe per chiudere il “buco” almeno per il 2024.

  • Eliminazione della soglia dei 2.000€

Ad oggi le plusvalenze complessive annuali inferiori ai 2.000€ non pagano nulla. Se dovesse passare il cosiddetto emendamento Coppo, questa soglia verrebbe eliminata.

Anche nell’interesse degli incassi dello stato

L’On. Coppo ci ha confermato di aver coordinato il suo sforzo per opporsi al passaggio al 42% anche con gli organi rilevanti di Fratelli d’Italia, guardando da un lato agli interessi del settore, dall’altro agli interessi di cassa dello Stato:

Secondo me, con quell’aliquota [42%, NDR], si incasserebbe di meno.

Una questione, quella del gettito, che per la Legge di Bilancio è fondamentale. Difficile infatti che passino emendamenti che affidano la copertura a fondi propri del Ministero delle Finanze, che una volta messo nero su bianco l’aumento si aspetta che tale gettito arrivi.

Questo emendamento è probabilmente quello che garantirebbe maggiore gettito allo stato cosa che si può facilmente desumere dai dati raccolti e diffusi da OAM che fotografano le detenzioni crypto e Bitcoin degli italiani

Secondo gli ultimi dati diffusi da OAM e relativi al terzo trimestre 2024, le dotazioni medie degli account italiani sono di circa 1.645€. Il che vuol dire che il grosso della popolazione italiana che detiene crypto sarebbe molto al di sotto della soglia dei 2.000€ che li renderebbe tassabili.

Sul quanto si otterrà si dovrà fare qualche conto aggiuntivo, ma a copertura del cosiddetto emendamento Coppo c’è anche la rivalutazione con pagamento del 16% sul totale ai valori attuali, che sarebbe in grado di generare i 16,7 milioni di euro che il governo si aspetta con il passaggio al 42% anche se dovessero rientrare con questa iniziativa soltanto 105 milioni di euro di controvalore in crypto.

Il primo di quelli firmati da Centemero, Lega, che lascerebbe la tassazione al 26% raccoglierebbe 0 euro in più rispetto alla situazione attuale. Quello al 28% soltanto 2 milioni di euro in più. Numeri che non risolvono uno dei nodi principali dell’intera vicenda, ovvero gli incassi che lo Stato si aspetta e dei quali avrebbe, secondo la matematica della Legge di Bilancio, si aspetterebbe.

Un massimalista in Parlamento?

Al netto di quanto riguarda le questioni di cassa, c’è altro di interessante che è venuto fuori dalla nostra intervista all’On. Coppo. La prima è una visione del settore che è pressoché in linea con quella dei massimalisti Bitcoin, o quasi. Afferma infatti ai nostri microfoni:

Il 99,5% del mondo crypto è fuffa: shitcoin, memecoin, tutto quello che non ha tecnologia adeguata sottostante, è gioco d’azzardo duro e puro. Lo 0,5% è secondo me quello che fa il mercato, è una tecnologia che se applicata all’economia reale può dare molto. Secondo me va salvaguardato perché ritengo che avrà molta applicazione in futuro.

Una visione diversa da quella di chi non vede alcun valore intrinseco in Bitcoin (ammessa che questa sia davvero una categoria del ragionamento economico). C’è tecnologia adeguata sottostante, che si può applicare all’economia reale e che può effettivamente cambiare il mondo.

Per un Italia centrale come nel Rinascimento, nel settore bancario

Lombard Street, a Londra. La strada che racconta come gli italiani fossero il centro nevralgico del mondo finanziario di allora.

Altra nota interessante emersa dalla nostra intervista all’On. Coppo. Spesso quando si pensa al Rinascimento si ricorda con maggiore facilità il fiorire delle arti che ha reso molte delle nostre città tra le più belle, visitate, sognate e desiderate di sempre.

L’Italia ha anche una grande tradizione bancaria: il Rinascimento è stata una storia delle banche. Poi che si siano fatte anche altre cose… Voi sapete che c’è la Lombard Street, no? A Londra e in quasi tutte le città inglesi o comunque di lingua anglosassone c’è la Lombard Street, no?

Gli italiani e l’Italia non sono nuovi del settore e avrebbero anche la cultura storica per vivere la prossima fase dell’evoluzione dei circuiti finanziari. E per quanto la storia del Rinascimento sia spesso raccontata seguendo quella dell’arte, sarebbe forse meglio raccontata con quella del denaro.

Un gruppo in Parlamento, con il coinvolgimento anche degli specialisti

All’emendamento Coppo si è arrivati anche con la partecipazione di exchange e operatori di settore che hanno aiutato a trovare formulazioni che dovrebbero incontrare il favore del governo. La collaborazione tra il settore e almeno una parte della politica – arrivata questa volta con la necessità di fare le barricate contro il passaggio al 42% – potrebbe continuare superata la problematica immanente di questi giorni.

Io farei anche un gruppo tecnico. È un tema importante e ci serve oggi. Spiega cos’è, specialmente alle generazioni vecchiotte, sebbene io mi consideri di quest’ultima.

L’intenzione sarebbe dunque di avere – cosa richiamata anche da altri emendamenti non a firma di Coppo – un tavolo permanente con gli operatori del settore. Un tavolo permanente che dovrebbe avere anche una controparte tecnica, utile per spiegare a chi poi ha il potere, l’onere e l’onore di decidere che il mondo crypto non è un enorme casinò, ma l’infrastruttura della finanza del futuro.

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Ennio
Ennio
7 ore fa

Ho capito bene? Potrebbe rimanere la tassazione al 26% ma verrebbero tassati anche quelli al di sotto dei 2000 euro? E chi ci rimette sono sempre i pesci piccoli, quello che si contentano anche di poche centinaia di euro di profitto. La vittoria di Pirro o più semplicemente una presa per i fondelli.