C’è un altro segnale del ritorno di un sentiment molto bullish nel settore crypto. Arriva direttamente dal mondo degli stablecoin ed è stato correttamente registrato da Bloomberg. La capitalizzazione complessiva del mondo stable ha superato quella che era stata raggiunta durante il 2022 poco prima del crollo di UST, lo stablecoin che era legato a Terra Luna.
Un collasso che fu il segnale della fine della bull run e successivamente al quale arrivà un periodo di leggera correzione per la capitalizzazione complessiva. Una correzione che è stata fondamentalmente innescata dal rallentamento di tutte le realtà tranne USDT.
Ora il gap, come si vedrà nel grafico più avanti, è stato completamente colmato. E, aggiungiamo noi, in modo importante dato mentre $UST poggiava su un sistema algoritmico assai instabile, questa volta si tratta di tutti (o quasi) soldi veri, depositati in banca oppure investiti in titoli a breve scadenza.
Il segnale più importante per Bitcoin e crypto?
Forse no, ma certamente uno dei segnali più importanti del ritorno di capitali enormi anche al di fuori del settore finanziario legato a Bitcoin e crypto. E oltre a questi capitali ritornati, questa volta in modo effettivo tramite riserve, andrebbero anche contati gli enormi capitali accumulati dagli ETF negli Stati Uniti.
A prescindere da ciò, il grafico è più che chiaro. Siamo sopra i 190 miliardi di dollari di capitalizzazione per gli stablecoin, con una progressione tanto rapida quanto consistente, che ha accelerato a novembre dopo il risultato elettorale negli USA che ha effettivamente spinto il settore verso nuovi massimi.
Continua a dominare Tether
La questione è anche dimostrazione di quanto sia prevalente il mercato statunitense rispetto agli altri. Le elezioni di Trump hanno fatto registrare un balzo importante nella capitalizzazione dei principali stablecoin, cosa che invece non si è in alcun modo verificata dopo l’arrivo della tanto attesa regolamentazione in Europa.
Una regolamentazione che i massimi vertici europei avevano sponsorizzato sulla stampa internazionale come propedeutica a una crescita del settore e che per ora ha solo prodotto l’addio di EURT e un accordo capestro per la vidimazione di USDC come stablecoin in linea con le regole del MiCA.
Ad ogni modo, poco male. A spingere c’è il mercato USA, che forte anche di una dominance assoluta e totale sui mercati classici, finirà per averla anche sul mercato crypto.
Per ora, al netto di quelle che sono le provenienze dei capitali, per chi è dentro si è già consumata una parte di corsa importante. E che potrebbe continuare, almeno dai segnali che arrivano dal mondo degli stablecoin.
Ma sono soldi veri?
Sì. A dominare il mercato sono Tether e USDC, che hanno i loro capitali investiti in larga parte in titoli di stato USA. E non sono dunque creati dal nulla, come afferma qualcuno.
Il grosso dei titoli di Tether, tra le altre cose, è in custodia da Cantor Fitzgerald, che tramite il suo CEO (che adesso è nel governo Trump) ha più volte affermato pubblicamente che le riserve ci sono.
Troppo poco per chi parla di don’t trust, verify? Certo che sì. Ma siamo anni luce distanti dai giochi contabili di UST di Terra Luna.