Sì, come avrete visto ormai anche sui TG mainstream, il fondatore di Tron, Justin Sun, ha comprato la famosa banana di Cattelan e ha ben deciso di mangiarsela. Trattasi della banana più cara del mondo, che al crypto mogul, come lo ha chiamato il TG1, è costata la bellezza di 6 milioni e rotti di dollari. In tanti non hanno capito il gesto, altri ci vedono un modo per riciclare denaro, altri ancora, pochi in verità, hanno capito che Justin Sun ha comprato ad un prezzo tutto sommato accettabile una quantità di pubblicità enorme.
Non è la prima volta che lo fa, non sarà l’ultima ed è perfettamente nello stile di un personaggio che definire controversial rischia di farci passare per appassionati di eufemismi.
Pubblicità anche per il mondo crypto in generale? O l’ennesima figuraccia di un comparto fatto di personaggi larger than life e che non perdono occasione di ricordare al mondo quanto poco serio sia il settore che li ha resi miliardari?
Di Justin Sun non hanno capito nulla
Non che sia una novità. Il livello con il quale si affronta il mondo crypto sulla stampa tradizionale non ha mai brillato per profondità. Così come non brillano per profondità gli improvvisati prestati dal mondo del gossip che non hanno alcun angolo per raccontare un fatto – per carità, di costume – se non quello del gossip.
Mettendo un attimo da parte però i meritati strali contro la stampa mainstream, è bene fare un breve recap su Justin Sun e su cosa abbia effettivamente comprato.
Parte del genio di Justin Sun è che dove gli altri vedono una costosissima banana e il simbolo della decadenza dell’arte, lui vede occasioni pubblicitarie che può permettersi e che ama sfruttare.
Sei milioni di dollari, cifra che risolverebbe la vita di molti dei nostri lettori (e invero anche la nostra), sono un costo sostenibile per uno dei pochi veri miliardari del mondo crypto e Bitcoin e, aggiungiamo noi, uno dei pochi che è riuscito a passare indenne dai diversi cicli di questo comparto.
Justin Sun, oltre ad essere particolarmente aggressivo nel marketing di sé stesso, non è la prima volta che sfrutta il mondo dell’arte per farsi pubblicità. Qualche tempo fa aveva tokenizzato un’opera di Picasso spendendo 20 milioni (ma non avendola mangiata, fece meno scalpore) e non è nuovo a sortite nel mondo mainstream, come quando pagò a carissimo prezzo una cena con Warren Buffett.
Mentre tutti si interrogano sul perché, la soluzione è sotto gli occhi di tutti: è ricco, vive anche di visibilità e quella visibilità se la compra, tra le altre cosa pagandola poco.
No, non siamo impazziti: per modestissimi 6 milioni Justin Sun è comparso praticamente su qualunque giornale del pianeta, su ogni canale televisivo e ha visto i sedicenti esperti dell’informazione fargli pubblicità a costo praticamente zero.
Ma sta riciclando denaro?!
Chi afferma che si sia trattato di un’operazione di riciclaggio di denaro non conosce né il personaggio, né le sue risorse, né quanto effettivamente sia politropo, un aggettivo che nella storia dell’umanità hanno meritato soltanto Justin Sun e il caro vecchio Ulisse.
Justin Sun ha attività e interessi ovunque, molti dei quali – per carità – discutibili – e non ha certamente bisogno di riciclare 6 milioni di dollari in mondovisione, tra le altre cose tramite una delle più riconoscibili opere d’arte moderne.
Da un uomo che ha letteralmente comprato un passaporto diplomatico, ha imposto la sua criptovaluta ad un intero stato, che si è salvato da qualunque tipo di crackdown del settore, che è scappato dalla Cina 2 secondi prima che il Partito facesse tabula rasa del mercato crypto, state pur certi che ci si può aspettare un riciclaggio di denaro più articolato. Senza neanche mettersi a parlare di cosa vogliano dire sei miseri milioni per un uomo che calcola il suo patrimonio in miliardi.