ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT – C’è chi canta vittoria, chi sottolinea una sconfitta devastante, come ha fatto Paolo Ardoino e chi invece sceglie di stare nel mezzo. A offrire uno spunto più moderato è l’autore dell’emendamento sulla tassazione Bitcoin e crypto che è stato recepito in toto dal governo.
Parliamo dell’On. Marcello Coppo, Fratelli d’Italia, che può sicuramente rivendicare la vittoria politica del mese più convulso della storia di Bitcoin e crypto in Italia e che oggi delinea il quadro passato, presente e futuro ai microfoni di Criptovaluta.it.
Un’intervista utile per capire che aria tiri a Montecitorio, se tutto sia perduto o meno e che tipo di risultato si crede, ai piani più alti della politica nazionale, si sia portato a casa.
Festa o no, siamo soltanto all’inizio
Le opinioni sono diverse da quelle che abbiamo letto in comunicati politici che parlavano addirittura di tasse abbassate. E sono opinioni che vi riportiamo integralmente lasciando a voi lettori il giudizio sia della situazione, sia di quanto si sia ottenuto.
Criptovaluta.it: Qualcuno tra i suoi colleghi ha parlato di vittoria e anche l’industria crypto italiana ha “festeggiato”. Lei come considera quanto ottenuto?
On. Marcello Coppo: Lo considero un primo passo. Da come si erano messe le cose è un passo in avanti. L’industria crypto non mi ha dato l’impressione di stappare bottiglie ma di tirare un sospiro di sollievo, quello sì.
Può darsi che qualche reazione gioiosa possa essere stata fraintesa. C’è la giusta soddisfazione di aver potuto confrontarsi con il Governo, cosa impossibile anche solo 3 o 4 anni fa e su questa opportunità posso dire che io ho i miei meriti.
Criptovaluta.it: I nostri lettori sono però un po’ meno contenti del risultato. Secondo i nostri sondaggi oltre il 90% degli investitori crypto è insoddisfatto di quanto ottenuto. Pensa sia possibile ricucire questa frattura?
On. Marcello Coppo: Le fratture richiedono sempre un po’ di tempo per ricomporsi ma speriamo di non essere già in quella fase. Personalmente mi sono subito adoperato per aggiustare la situazione e qualcosa ho anche ottenuto, non tutto per carità ma ho avuto molto ascolto dal Viceministro On. Leo che ha capito le ragioni che portavo avanti.
Non ho avuto interlocuzioni con il Ministro On. Giorgetti anche perché è della Lega e io sono di Fratelli d’Italia e non avevo canali diretti e il ministro.
Criptovaluta.it: L’eliminazione della soglia dei 2.000€ creerà problemi a chi utilizza Bitcoin e crypto per i pagamenti. Ci sarà spazio per rivalutarla per il 2026? Francia e Spagna, per quanto in misura minore, conservano una soglia di questo tipo proprio per chi effettua pagamenti.
On. Marcello Coppo: Bitcoin è una riserva di valore e viene utilizzato come metodo di pagamento solo residualmente, non penso che vi siano conseguenze in tal senso, almeno per chi sa e usa consapevolmente bitcoin. Se si ricorda l’hard fork con Bitcoin Cash, la risposta alla domanda è già data. Se invece si vuole usare una metafora, per semplificare al massimo, si può dire così: se per molti bitcoin è considerato l’oro digitale, non ho mai visto qualcuno pagare un caffè con grammi di oro.
Criptovaluta.it: Ritiene ci sia spazio per tornare al 26% per il 2026? Oppure il rischio è – come paventato da altri – di vedere tutte le plusvalenze su asset finanziari al 33%?
On. Marcello Coppo: Ritengo che ci sia spazio per parificare le plusvalenze da capitale e investimento, l‘aliquota è solo una conseguenza. Mi piacerebbe passasse la parificazione e l’uguaglianza tra le allocazioni di capitale, magari creando differenze tra trading nell’anno solare (o altro periodo di tempo) e chi invece detiene più a lungo.
L’aliquota è secondaria perché se si mette il 33% a chi ha plusvalenza da bitcoin e il 26% a chi detiene quote di un ETF di bitcoin, si crea una discrepanza a vantaggio degli intermediari finanziari che, in questo caso sono tutti stranieri e non italiani. Magari almeno ci fosse un fondo italiano da poter scegliere.
Criptovaluta.it: Chi c’è a guidare l’esercito anti-crypto in Italia? Perché non è chiaro? Perché nessuno ha rivendicato apertamente la paternità dell’attacco?
On. Marcello Coppo: Più che nomi e cognomi, c’è una mancata conoscenza di Bitcoin (la blockchain si scrive in maiuscolo) e di bitcoin (il BTC acquistabile si scrive in minuscolo). Già solo questa spiegazione grammaticale può spiegare come sia difficile spiegarsi con chi non sa cosa sia una blockchain. La natura umana di fronte ai fenomeni sconosciuti è portata a un atteggiamento protettivo. La reazione dei “cryptoattivisti” c’è stata ed è stata inaspettata per i più ed ha avuto il suo impatto. C’erano diversi colleghi che mi informavano di essere stati contattati da elettori o amici che chiedevano di far passare il mio emendamento e, per quelli che lo hanno firmato, ci sono stati molti complimenti. E comunque non vedo un grande esercito.
Criptovaluta.it: Paolo Ardoino è stato molto duro sulla soluzione ottenuta, parla di festeggiamenti da parte dell’industria perché questa ha paura di dissentire con un sistema malato. È davvero tutto perduto per le crypto e Bitcoin in Italia?
On. Marcello Coppo: Capisco la reazione, Tether è stato colpito dal MICA in maniera importante anche se non sarà Tether a risentirne ma i suoi utilizzatori. Mi metto nei suoi panni: ogni volta che crea qualcosa in Europa, trova sempre una regolamentazione a rallentare il corso della storia del nuovo corso dei sitemi finanziari di cui lui è protagonista.
Nulla è perduto, non può l’Italia e non penso neanche l’Europa fermare quella che è una tecnologia che è nata da principi di libertà e uguaglianza e che coniuga trasparenza e privacy.
Bisogna ovviamente impegnarsi a farla conoscere con tutte le sue potenzialità, specialmente per gli enti pubblici.
Comunque non vedo in Italia grandi ostilità ma solo poca conoscenza del settore crypto e lo si vede già solo quando si parla di bitcoin mettendolo insieme alle memecoin o agli NFT. Roba da far drizzare i capelli, almeno quei pochi che mi sono rimasti.
Criptovaluta.it: A Washington il vento soffia nella direzione delle crypto e di Bitcoin. In Italia ci sono innumerevoli e invisibili nemici. Saremo immuni al nuovo corso? E perché proprio noi?
On. Marcello Coppo: Non seguo la narrativa dei nemici e dei complotti. Il buio è assenza di luce, così come l’ignoranza è assenza di conoscenza (anche se non si può sempre sapere tutto e anche io sonno ignorante di molte cose). Penso che dal 20 gennaio in poi vedremo cambiamenti, non alla velocità che uno spererebbe, ma sono convinto che ci saranno.
Criptovaluta.it: il mondo crypto e Bitcoin si sente, politicamente, figlio di nessuno. Come ritiene che possa farsi sentire dalle istituzioni?
On. Marcello Coppo: Come tutti gli altri gruppi sociali, ovvero organizzandosi e individuando dei soggetti con nome e cognome che possano rappresentare le loro istanze.
Inoltre sarebbe importante individuare non le solite richieste di vantaggi rispetto ad altri ma azioni concrete che permettano al tessuto produttivo e finanziario della nazione di capire le grandi potenzialità della tecnologia blockchain.
Il grande problema è proprio quello di organizzarsi. Se si è decentralizzati, è difficile riuscire a trovare sistemi di rappresentanza, anche se l’abitudine a votare in diverse blockchain c’è.
Gaber cantava un principio che è attuale ancora oggi “Libertà è partecipazione” e quindi non è stare soli e singoli davanti a un computer. Contano molto più le urne con la matita che traccia una croce e magari scrive una preferenza per un candidato cryptofriendly che non una petizione online.
Quello che manca oggi è la centralità dell’argomento, cosa che negli USA esiste perché l’intera comunità si è mossa a supporto di un loro candidato. L’Aventino non ha mai portato bene.
Nessun nemico invisibile, se non l’ignoranza?
Non ci sarebbero nemici invisibili, ma soltanto l’ignoranza, che quella sì è estremamente visibile, almeno secondo l’opinione del On. Coppo. Una visione che può essere anche condivisibile – fosse anche soltanto per il fatto che nessuno in Italia abbia il coraggio di battersi apertamente contro il settore, almeno dai palazzi della politica.
In altre istituzioni – e senza che nessuno ne faccia mistero – di avversarsi ce ne sono tanti. Ma non sono eletti, non devono rispondere all’elettorato e forse possono concedersi qualche libertà in più, almeno in termini di poter ignorare un paio di milioni di italiani che detengono crypto.
La partita non è finita, anzi, è appena iniziata. L’andata, in trasferta, si è chiusa con un brutto pareggio. Il ritorno, in casa, potrebbe riservare delle sorprese, almeno secondo l’On. Coppo.
Per un parte enorme però del nostro pubblico, torniamo a casa con un 3 a 0 difficile da recuperare, accompagnato da una delusione per la politica, per i suoi meccanismi e per le sue consorterie, per le sue proposte che ancora non è dato capire da dove siano arrivate.
Il fatto che anche chi siede tra i banchi del Parlamento abbia idea di cosa sia successo prima che la norma del 42% sia stata aggiunta alla Legge di Bilancio la dice lunga sulla differenza di trasparenza tra Bitcoin e sistema.
Preoccupa, ma fa anche sorridere, dato che uno degli attacchi più frequenti agli appassionati crypto e Bitcoin è quello di nascondersi dietro chiavi senza KYC. Che sia il caso di introdurre le firme digitali per ogni norma, parola, lettera o virgola che finisce in Legge di Bilancio e nelle altre norme di una certa rilevanza?
La sensazione di molti è che la trasparenza sia esigibile soltanto dal cittadino, mentre tutto ciò che gli sorvola la testa e che gli condiziona la vita possa avere padri e esecutori ignoti.
È vero che organizzarsi politicamente – il che non vuol dire necessariamente organizzarsi in partito – potrebbe essere necessario.
I temi saranno due: nessuno si può permettere di fare campagna elettorale a buon mercato, cosa della quale non accusiamo l’On. Coppo ma altri improvvisati che pensavano di trovare dall’altra parte della barricata un esercito di semplicioni.
E non ci sarà possibilità di alcuna negoziazione senza che i temi che sono essenziali per Bitcoin (trasparenza, libertà, regole uguali per tutti) siano recepiti da una politica fatta di sistemi, abitudini e prassi che non possono avere cittadinanza tra chi ha scelto Bitcoin come filosofia di vita.
Sarà un cammino lungo, lunghissimo, fatto di parziali aperture, porte sbattute in faccia, facce attente e orecchie sorde. Ma siamo qui per cambiare il mondo e non abbiamo paura di nessuna fatica, neanche la più pesante.
parlare di bitcoin con i nostri politici è come parlare con un ignorantone come me, della fusione nucleare. Con tutto il rispetto per me che sono un ignorantone