Nella corsa al mondo crypto e Bitcoin l’Europa è spacciata. L’opinione è di quelle forti, ma corroborata da questioni concrete. Mentre a Bruxelles si festeggia l’ingresso di un MiCA che finora ha prodotto più storture che altro, gli USA avranno tutto il tempo per accelerare e finalmente travolgere l’Europa in un settore in cui il Vecchio Continente era, una volta tanto, in vantaggio.
Recuperare sarà difficile, se non impossibile – e anche il centro nevralgico di questa industria, che produce profitti, che genera posti di lavoro e che, al netto di ciò che leggete sui giornali italiani e europei, innova, sarà altrove.
Altrove saranno le società quotate in borsa che operano nel settore, altrove saranno i miner, altrove saranno le aziende che nasceranno. E altrove saranno anche le aziende che producono già introiti importanti, e che hanno deciso di spostarsi.
È tutto finito
Chi sognava un’industria crypto europea forte, rigogliosa, capace di produrre ricchezza, può finalmente svegliarsi, nel peggiore dei modi. Gli eventi delle ultime settimane confermano che l’Europa non è territorio per le nuove attività imprenditoriali e non è neanche territorio in grado di ospitare i vecchi. Ci sono diversi angoli dai quali guardare alla questione – e no, non c’entra soltanto Donald Trump e la sua nuova mania per il comparto.
- Tether si sposta a El Salvador
Tether non era in Europa, nonostante fondatori e dirigenza siano tutti o quasi più che europei (e per due dei personaggi chiave, italiani). Tether era alle BVI – le Isole Vergini Britanniche – e si sposterà a El Salvador. I ricavi di Tether valgono il 30% circa del PIL della piccola Repubblica del Centro America. E non saranno comunque realizzati (e tassati), in Europa.
Di più, mentre Circle apre un piccolo ufficio a Parigi, salutato come il risultato del secolo da parte delle burocrazie europee, Tether non farà neanche quello. Del grande business degli stablecoin ciò che sarà in Europa sono riserve minime di EURC, nulla di USDC (le riserve sono ancora in America, non lo sapevi?) e qualche progetto altamente sperimentale come Quantoz (sostenuto da Tether stessa e da Kraken). In breve: il deserto.
- Mining: è tutto finito
L’Europa non è mai stata alla guida del mining. Ha deciso da tempo che il suo obiettivo non è quello di produrre più energia – ma di consumarne meno – e questo ucciderà definitamente il poco che rimane di questa industria.
Per chi dovesse ritenere il mining crypto sterco del demonio: è un business assolutamente identico a quello dei data center per l’intelligenza artificiale. E anzi, tanti dei miner che operano negli USA offrono infrastruttura sia al mining, sia appunto all’intelligenza artificiale. Ci si può disinteressare completamente di Bitcoin. Solo uno stupido però vivrebbe la morte sul nascere delle tecnologie AI e delle infrastrutture necessarie come una vittoria del Vecchio Continente.
- Banche: presto il sorpasso
Forse non lo sanno in molti, ma tante banche europee sono state sulla frontiera dell’adozione delle infrastrutture crypto. È mancato però l’arrivo di banche magari meno innovative, ma più diffuse. A parte qualche gita, in pochi si sono impegnati. La stessa Intesa ha prima comprato 1 milione di euro in Bitcoin, poi ha mandato il CEO in pubblico a dire che si tratta di un piccolo esperimento e di non replicarlo in alcun modo.
Tra poco negli USA cambieranno le regole e le banche USA potranno iniziare a sporcarsi le mani con queste tecnologie. Nel giro di 1 anno, saranno completamente padrone di ogni integrazione possibile e utile in termini di business.
- Riserve e investimenti pubblici
Non siamo tra coloro i quali ritengono che le banche centrali debbano imbottirsi di Bitcoin. Riteniamo però che si possa fare qualcosa in termini di fondi, piani pensione e anche magari di fondazioni bancarie, come tra le altre cose ha proposto anche l’On. Coppo.
La cosa rimarrà però vox clamantis in deserto, perché dall’orecchio di una certa diversificazione, banche e istituzioni ormai impigrite dall’essere imboccate da BCE per ogni tipo di rendimento, non muoveranno un passo. Intanto negli USA già due fondi pensione pubblici hanno investito (piccolissime somme) in Bitcoin e anche in Ethereum. Qualche stato aprirà alla possibilità di riserve strategiche di $BTC e chissà se non avverrà a livello federale.
Noi di contro si arriverà, dopo aver speso almeno un paio di miliardi, all’euro digitale.
- Indovinate dove si quoterà eToro?
eToro ha cambiato – e di parecchio – il mondo degli investimenti retail. Ha fatto il grosso della sua fortuna in Europa e però finirà per quotarsi negli USA. È il meno importante dei fatti che abbiamo elencato, ma comunque uno di quelli più emblematici degli ultimi giorni.
In tanti pregano nell’arrivo di una sveglia. Noi aggiungiamo che svegliarsi a mezzogiorno o alle due ormai cambierà molto poco.