Ethereum può tornare indietro e sistemare quanto accaduto a Bybit? Sì, è possibile, anche se è più complicata di come la state leggendo su social. Di richieste in questo senso ne sono arrivate diverse, anche da personaggi di spicco del mondo crypto (vedi Arthur Hayes). Per quanto però possa sembrare allettante cancellare con un colpo di spugna il più grande hack della storia (non solo del mondo crypto), ci sono delle implicazioni importanti che deriverebbero a cascata da una scelta di questo tipo.
In questo approfondimento vedremo in breve come è possibile farlo, se sia il caso di farlo o meno e anche quali sarebbero le conseguenze di medio e lungo periodo sulla chain di Ethereum e sulla sua credibilità. Questioni che non sono di poco conto e che devono essere necessariamente prese in considerazione quando si soppesano pro e contro.
In aggiunta – e vale la pena di ricordarlo subito – non c’è nessuno che possa decidere autonomamente di tornare indietro. Il supporto alla macchina del tempo da parte della Ethereum Foundation avrebbe certamente il suo peso politico, ma non sarebbe comunque decisivo.
Si può tornare indietro su Ethereum?
In realtà si può tornare indietro su qualunque blockchain. Se è vero che le blockchain sono immutabili, è vero che chiunque può decidere di ignorare tutti i blocchi prodotti in un certo lasso di tempo e ripartire da dove preferisce. Nessuno, ad esempio, vi vieta di organizzarvi, prendere la blockchain di Ethereum fino al blocco 1.000, cominciare a produrre blocchi da lì con nuove regole e di farvi il vostro Ethereum personale.
È tanto semplice sul piano tecnico quanto però difficile sul piano del consenso. A poco vi servirebbe avere un Ethereum personale se nessuno lo utilizzerà, ma non è questo il punto.
- Perché in tanti chiedono di tornare indietro
Perché si può. E perché si tornerebbe letteralmente indietro nel tempo e si potrebbe mettere riparo effettivamente a un evento terribile, che è il peggiore furto della storia umana (non solo del mondo crypto). Tuttavia ci sono diverse questioni che vanno considerate, a partire dalla credibilità di una chain immutabile sulla quale però si torna indietro per consenso.
Ammettiamo che ci sia il consenso: che succede?
Succede che si torna al blocco precedente il trasferimento e tutto ciò che è avvenuto dopo è come se non fosse mai esistito. O meglio, continuerà a esistere in una chain di Ethereum che nessuno o quasi seguirà più. Sarebbe letteralmente come cancellare quanto avvenuto.
Dov’è il problema? Il problema è nella credibilità di un ecosistema e di una community di utenti che risponde a eventi per carità gravi, ma che sono avvenuti secondo le regole del codice, cancellandoli.
Nel caso del furto da 1,4 miliardi di dollari ai danni di Bybit, tutti potremmo essere d’accordo sul fatto che si tratti di qualcosa che sarebbe giusto eliminare. Come verranno trattati però casi non così netti? Se uno stato sotto sanzioni dovesse utilizzare Ethereum su proporzioni importanti, dovremmo tornare indietro?
Cosa dovremmo fare una volta individuato un grosso spostamento di denaro per acquistare droga o armi? Il rischio – per quanto la manovra è così complicata da renderne poco pratica l’applicazione frequente – è che Ethereum si trasformi in una chain a consenso politico. Con buona pace dell’immutabilità e della neutralità.
No, non si tornerà indietro
Per quanto le richieste di tanti top del mondo crypto siano numerose, è difficile immaginare che un’ipotesi del genere venga presa in considerazione. Vale comunque la pena di discuterne, perché è trasversale a quanto le blockchain rappresentano.
Anche per capire come funzionano, perché funzionano in un certo modo e per analizzare l’aspetto più intangibile delle stesse, ovvero il consenso.