Le paure per una recessione? Sono le stesse che almeno in parte sono responsabili delle pessime performance del comparto crypto nel corso delle ultime due settimane. E sono le stesse paure che stanno infliggendo delle perdite importanti ai principali indici USA. Paure che però sarebbero esagerate e che segnalerebbero un pericolo inesistente, almeno secondo il Segretario del Commercio degli Stati Uniti d’America, Howard Lutnick.
L’intervento di uno dei membri più di spicco del governo USA arriva anche a calmare acque che sono state agitate da politiche sui dazi annunciate, poi cancellate, poi di nuovo implementate. Ed è proprio in relazione a questo che ha parlato il nuovo Segretario del Commercio, che si dice poco preoccupato.
Anzi, i dazi contribuiranno a far arrivare copiose quantità di investimenti negli USA, quantificati dallo stesso Lutnick in oltre 1.300 miliardi di dollari. Investimenti che dovrebbero contribuire, sempre secondo l’opinione di Lutnick, a una ripresa della crescita negli States.
Le paure dei mercati sono eccessive?
Difficile a dirsi, almeno secondo il grosso degli analisti, che in una fase di grande incertezza – soprattutto politica – brancolano letteralmente nel buio. Un brancolare nel buio che però almeno secondo Lutnick sarebbe assolutamente ingiustificato.
C’è infatti grande ottimismo nelle parole del Segretario del Commercio, che nella giornata di domenica è intervenuto proprio a cercare di calmare le acque in un incontro di Meet the Press.
Non ci sarà recessione negli Stati Uniti. [Le critiche] arrivano dalle stesse persone che ritenevano un anno fa che Donald Trump non avrebbe vinto. Donald Trump è un vincente. Vincerà per il popolo americano.
Senza dubbio non si tratta di un’analisi economica ma di un’analisi politica, alla quale però è seguito qualche spunto più strettamente relativo all’andamento dell’economia statunitense.
Libereremo il potenziale americano nel mondo. Vedrete nei prossimi due anni la più grande crescita che arriverà dall’America.
Questo in risposta a diversi dispacci partiti dalle principali banche d’affari – su tutte JPMorgan e Goldman Sachs – che parlano della possibilità che ci sia una recessione che sia indotta appunto dall’introduzione di dazi verso Canada, Messico, Cina e Europa.
Sui tassi di interesse
Sui tassi di interesse, a prescindere da quali siano le decisioni di Federal Reserve, lo stesso Lutnick si è detto ottimista, riferendosi al tentativo di riportare in pareggio il bilancio degli Stati Uniti da parte dell’attuale amministrazione. Anche questa però – almeno per il momento e senza che ci siano stampelle più solide da parte dei numeri.
Da un lato abbiamo una Federal Reserve che è correttamente preoccupata per l’inflazione – i nuovi dati arriveranno mercoledì – dall’altro che non ha motivi di preoccupazione in termini di necessità di intervento immediato per salvare un’economia che, almeno per ora, sembrerebbe essere più che solida.
Dall’altro lato – e la questione interessa indirettamente anche Bitcoin e crypto, abbiamo anche l’allarme da parte di Atlanta Fed, che parla di un PIL in picchiata nelle sue ultime proiezioni.
Non ci sono certezze per il momento, se non la certezza di un’incertezza indotta politicamente e non da forze squisitamente politiche. La cosa non dovrebbe essere un problema, dice Lutnick. Il tempo si preoccuperà eventualmente di smentirlo.