Ethereum sbarca al NASDAQ! Mogo, compagnia canadese che è quotata nel primo mercato azionario mondiale per capitalizzazione complessiva, ha infatti messo a bilancio 146 ETH, che al prezzo di acquisto medio di 2.780$ hanno già fruttato all’azienda guadagni del 20%.
Una mossa che fa parte di un più ampio interesse della compagnia per il mondo delle criptovalute: nello stesso comunicato stampa che ha annunciato (con qualche giorno di ritardo) l’acquisto dei token Ethereum, Mogo ha anche affermato che destinerà il 5% delle sue riserve ad investimenti diretti o indiretti in criptovalute.
Una mossa che, dati i volumi coinvolti, non può ancora avere un effetto apprezzabile sul valore di Ethereum a mercato, ma che al tempo stesso testimonia come anche Ethereum sia entrato a far parte del mainstream finanziario e sia diventato materiale interessante anche per aziende (seppure di medie dimensioni) quotate in borsa.
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Il piano di Mogo per aumentare l’esposizione su Ethereum e su altre criptovalute
L’investimento in Ethereum non è la prima escursione di Mogo nel mondo delle criptovalute. Il gruppo aveva già acquistato, per cifre simili, Bitcoin durante lo scorso trimestre. E nel complesso ha un’esposizione per circa 20 milioni di dollari su aziende che operano in blockchain e in prodotti derivati.
Ma non è finita qui, perché per il gruppo ha annunciato che circa il 5% del suo portafoglio liquido e di investimento sarà destinato alle criptovalute, anche se non sono stati ancora specificati piani per la scelta dei futuri token sui quali investire.
Il prezzo medio di acquisto dei token ETH è stato di 2.780$, che ai prezzi odierni vuol dire, dollaro più dollaro meno, un guadagno di circa 80.000$ su 400.000$ di investimento iniziale. Una proverbiale ciambella con il buco, con Ethereum che nonostante una leggera correzione sembra essere la criptovaluta più forte del momento, per spinta propulsiva e per valore futuro.
Perché le aziende scelgono sempre più di frequente le criptovalute?
La congiuntura economica, nonostante le rassicurazioni di FED e BCE, è molto complicata. I mercati azionari sono in forte sofferenza e non producono più i risultati post-crisi COVID. Tutto questo mentre le banche centrali – gli stessi enti che stanno cercando di rassicurarci – continuano ad inondare il mercato, direttamente o indirettamente, di liquidità.
In questa situazione le criptovalute – con i loro meccanismi anti-inflattivi – assumono il ruolo di beni rifugio, particolarmente attraenti mentre ci si aspetta un’inflazione piuttosto alta, soprattutto sui beni durevoli, sui semi-lavorati e sulle materie prime.
Anche se diversi analisti old school non sembrano riconoscere queste proprietà alle criptovalute, che si tratti di Ethereum o di altro tipo di token, le aziende continuano a farne incetta e a schermare parte del proprio capitale ricorrendo a questo tipo di strumenti di investimento.
Bitcoin è stato in questo senso pioniere, essendo entrato per volumi molto importanti già nei bilanci di Tesla e MicroStrategy. La mossa di MOgo, che ha deciso di “abbandonare BTC”, o meglio, di non aumentare la propria esposizione, è però interessante, perché nonostante l’acquisto di piccola entità, significa legittimazione di Ethereum anche per chi vuole semplicemente investire in realtà di tipo enterprise.
Se l’acquisto di 146 token non potrà fare la differenza, l’effetto a cascata anche sul medio e lungo periodo potrebbe fare la fortuna di chi, già da oggi, ha deciso di investire su ETH.