Bitcoin ha vissuto il mese di gennaio 2018 come il periodo “peggiore” dal gennaio di tre anni prima per quanto concerne la flessione mensile delle sue quotazioni, con la criptovaluta precipitata dal valore di quasi 20.000 dollari sfiorati lo scorso anno, a un nuovo minimo del 2018 questa settimana.
CoinDesk ci comunica infatti come la valuta virtuale abbia iniziato a scambiare a circa 13,000 dollari all’inizio di gennaio, per poi scendere a poco più di 10.000 il 30 gennaio. I grafici dei prezzi non mostrano alcun segno tecnico che possa supportare l’impressione che la criptovaluta sarà in grado di rigenerare quel forte impulso che ha indotto molti a comprare in Bitcoin per la prima volta.
Ma cosa sta accadendo a Bitcoin? E perché – ci ricorda Coinmarketcap – più di 60 miliardi di dollari sono andati in fumo lo scorso mese?
Un docente di economia ha affermato che il forte calo di Bitcoin di gennaio non è affatto fuori dall’ordinario ed è probabilmente riconducibile alla decisione massiva di molti investitori asiatici che hanno venduto la criptovaluta per raccogliere fondi per il Capodanno.
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Gavin Brown, della Manchester Metropolitan University, ha invece dichiarato che la Corea del Sud e la Cina, due aree in cui Bitcoin è incredibilmente popolare, potrebbero essere una ragione del netto calo del valore di mercato della criptovaluta a gennaio. Brown ha aggiunto in tal proposito che i proprietari di Bitcoin nella macro-regione potrebbero effettivamente aver venduto le proprie preziose monete virtuali per poter ottenere denaro da spendere nell’immediato evento.
L’impressione è però che ci sia qualcosa di più. Bitcoin è ad esempio stato sottoposto a un severo controllo dalla Corea del Sud, con l’introduzione di nuove regole che possano rimuovere l’elemento di segretezza tipico del trading di valute virtuali. Il servizio doganale del Paese ha altresì specificato di aver scoperto circa 600 milioni di dollari di criptovalute utilizzati per crimini di varia natura.
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Non solo. Proprio ieri Facebook annunciava che la pubblicità che promuove i prodotti in valuta virtuale sarà vietata, e l’amministratore delegato della società ha poi affermato che il social network ritiene che sia necessario un approccio ancora più ampio, in quanto molte aziende pubblicizzano criptovalute e offerte iniziali di monete (ICO) non in “buona fede”.
Insomma sul mondo delle criptovalute il cerchio si sta stringendo. Ma, in fondo, non è affatto detto che sia un male per la sostenibilità del business a lungo termine…