Ormai manca solo l’ufficialità. Anche Bloomberg, uno dei più importanti quotidiani dedicati al mondo della finanza e degli investimenti conferma che mancano pochi giorni all’approvazione del primo ETF basato su Bitcoin.
Una notizia che è parzialmente responsabile dell’ennesimo rally di prezzo di $BTC, che ha toccato quota 60.000$, per poi subire una leggerissima correzione, rimanendo in un canale molto vicino al suo massimo storico.
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Sarà l’ETF di ProShares il primo ad essere approvato?
Questo indicherebbe il buon senso. L’ETF di ProShares è infatti il primo ad avere a calendario una decisione in scadenza. L’appuntamento è per il 18 ottobre, quando SEC dovrà, per forza di cose, approvare il primo ETF basato su Bitcoin.
Questa è la chiave di lettura non solo nostra, ma anche di Bloomberg, che citando fonti interne e riservate conferma che l’approvazione, a meno di clamorosi stravolgimenti, arriverà secondo la data prevista. Dalla prossima settimana sarà possibile dunque per i cittadini americani, per le società e i fondi detenere in portafoglio ETF che replicheranno però l’andamento dei Futures Bitcoin in perpetual, ovvero quelli a più breve scadenza.
Non ci saranno pertanto acquisti fisici da parte dell’ETF di ProShares, ne tanto meno da parte di quello di Valkyrie, che dovrebbe essere il secondo in ordine temporale ad essere accettato, soltanto pochi giorni dopo.
Cosa significa questo per il mondo di Bitcoin?
Questo significa moltissimo per il mondo di Bitcoin, nonostante su scala globale gli ETF che lo replicano non siano esattamente una novità. In altri paesi, come il Canada, la Svizzera, il Brasile, ma anche la Germania, questi prodotti sono ormai all’ordine del giorno e attivi sui principali scambi ormai da mesi e anni.
Sono stati gli Stati Uniti ad avere un approccio sempre molto conservativo nei confronti di prodotti strutturati che replicano l’andamento di Bitcoin e delle altre criptovalute – anche a causa di una battaglia politica che ha visto contrapposti da un lato di democratici – con maggiore interesse a vigilare nel minuto delle criptovalute – e i repubblicani, che invece hanno quasi omogeneamente un atteggiamento di maggiore apertura.
Una lotta politica, banco per banco del Congresso, che non ha potuto che coinvolgere anche SEC, nonostante l’authority rivendichi da sempre una sorta di indipendenza dalla Casa Bianca, nonostante il direttore della agency sia in realtà di nomina presidenziale e poi confermato dal Congresso stesso.
Quanto popolari potranno diventare questi prodotti?
Potranno esserlo tra i fondi comuni ad esempio, o tra gli investitori che vogliono investire in Bitcoin senza le complicazioni dell’acquisto diretto. Dato che si tratta di repliche di prezzo sintetiche e basate sui futures stessi non avranno enorme impatto sulla domanda di BTC, a meno che ovviamente i volumi non siano molto alti.
In quel caso le pressioni rialziste sul prezzo potrebbero essere decisamente più importanti. Sarà però molto più importante l’effetto sul sentiment, già molto positivo ad ottobre, perché a cadere sarebbe l’ultimo baluardo del movimento anti-Bitcoin nella finanza che conta. Che di fronte ad una domanda così forte da parte anche degli investitori istituzionali, non ha potuto che arrendersi.
Noi continuiamo a confermare le nostre previsioni Bitcoin, che parlano apertamente di 100.000$ per la fine dell’anno. Un traguardo all’apparenza ancora lontano. Ma Bitcoin ci ha abituato a questo ed altro.
Nuova era? Non è cambiato praticamente niente, non è un vero ETF…
Federico, illuminaci di grazia. Perché non sarebbe un vero ETF?
Servirebbe un ETF spot sul BTC, allora si che le persone potranno comprare realmente i bitcoin
Arriverà, arriverà , credimi… 🙂