Dopo un’altra giornata non particolarmente brillante, il valore di mercato di tutte le criptovalute è sceso sotto la soglia di 276 miliardi di dollari, toccando così il livello più basso dal 26 novembre 2017 a questa parte. Il sell-off è dunque continuato ancora anche nelle ultime ore, e manifesta un’incisività ancora più grave se si pensa che oggi la capitalizzazione di mercato complessiva è in calo del 66% rispetto al massimo storico di 830 miliardi di dollari che era stato toccato nella prima parte di gennaio.
Scendendo in un livello di maggiore dettaglio, le prime 10 criptovalute per valore di mercato ieri hanno riportato delle perdite a due cifre per la quarta volta negli ultimi cinque giorni: un declino che è stato associato alla decisione di alcune banche di vietare gli acquisti criptovalutari, e dal contraccolpo normativo di governi e istituzioni finanziarie che valutano eccessiva la speculazione nei mercati criptovalutari. E così, a causa di continui cicli di notizie negative dall’inizio dell’anno a questa parte, la maggior parte delle valute è in calo di almeno il 70 percento rispetto ai rispettivi massimi storici.
In particolare, Bitcoin è sceso sotto i 6.000 dollari per la prima volta da novembre, salvo poi mostrare qualche segnale di ripresa e rimettere la testa sopra tale soglia. Delude la performance di NEO, che ieri per ampie porzioni è stata la criptovaluta peggiore del proprio cluster: colpa, in questo caso, delle notizie che arrivano dalla Cina, con il governo del Paese asiatico che sta valutando diverse clamorose decisioni nei confronti del mercato delle criptovalute e, tra di essi, proprio nei confronti della propria principale “creatura”.
Emblematica la prestazione di Ripple, considerata generalmente una delle criptovalute più promettenti. Rispetto ai massimi storici del 4 gennaio, quando il token XRP quotava 3,84 dollari, Ripple sta perdendo circa l’85%.