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Bitcoin e cripto per aggirare sanzioni? | Fake news di Reuters sugli Emirati!

Il solito noioso, scorretto e bugiardo ciclo del FUD. Chi tra i nostri lettori non ha seguito quello di marca cinese l’anno scorso sarà forse sorpreso. Noi no. Anche per la qualità dei soggetti coinvolti.

Ma andiamo con ordine: Reuters (e non è la prima volta che succede) pubblica un’ESCLUSIVA senza fonti, senza riferimenti, senza che quanto riportato possa essere reale e accadere nel mondo in cui viviamo. I giornali riprendono a cascata senza verificare e viene fuori l’ennesimo attacco al mondo di Bitcoin e delle criptovalute.

Bitcoin, australia, emirati e oligarchi russi
Reuters si produce in un articolo che merita di essere commentato. No, quanto riportato NON PUÒ essere vero

Con una differenza: nonostante la notizia sia circolata i mercati se ne sono infischiati, forse dopo aver imparato a non prendere troppo sul serio quello che si scrive sul settore, anche quando sono coinvolti dei pezzi grossi come Reuters. Ottimo segnale per il mercato, sul quale possiamo investire con eTorovai qui per richiedere e una demo gratuita con il TOP dei SERVIZI già INCLUSI – intermediario che permette di investire sul meglio che questo mercato può offrire.

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Notizie che non lo erano su fatti che non esistono

Chi ha un po’ di esperienza del mondo del giornalismo avrà sentito il pesce puzzare da lontano. Ma procediamo con ordine. Ieri compare su Reuters una notizia ESCLUSIVA (riprendiamo per filo e per segno l’impostazione data dall’agenzia) dell’arrivo di miliardi di dollari in cripto a Dubai e negli Emirati.

Ovviamente denari che apparterrebbero agli oligarchi russi sottoposti a sanzione e che starebbero cercando disperatamente di convertire in dollari e altre valute fiat. Valute che sono più tracciabili e difficili da nascondere di… Bitcoin. Una pessima scelta per chi sta cercando di passare sottotraccia.

Un primo punto: 6 miliardi sono eccessivi per un mercato con una liquidità di questo tipo.

Una storia ovviamente incredibile (ma non nel senso che si potrebbe pensare), che si inserisce perfettamente nella narrativa di Washington e di Bruxelles che continua ad inserire il tema cripto in quello delle sanzioni, seppure non come tema principale.

Analizzeremo punto per punto l’incredibile notizia, così da vedere quanto può essere ritenuto vero, quanto è sensazionalismo giornalistico e quanto invece è a nostro modestissimo avviso narrativa che le grandi agenzie di stampa seguono ormai da tempo sul tema cripto, in particolare quando questo dovrebbe essere utile per aggirare i dovuti controlli da parte delle autorità.

Miliardi di dollari in cripto verso gli Emirati: lo scoop di Reuters

La notizia, che tutti possiamo consultare liberamente qui, è di quelle incredibile. Alcune aziende crypto (quali?) con sede negli Emirati avrebbero ricevuto richieste di liquidazione di miliardi di dollari di valute virtuali. Si tratterebbe di russi che stanno cercando porti sicuri per le loro fortune dopo il ciclo importante di sanzioni che li avrebbero colpiti.

Per chi conosce un minimo non solo il funzionamento dei principali protocolli, ma anche il mondo bancario, la storia dovrebbe già fare acqua da tutte le parti. Ma dato che siamo su Criptovaluta.it faremo un approfondimento ulteriore, per dimostrare come di carne ce ne sia in realtà poca e di fumo davvero tanto.

  • Un’azienda cripto ha ricevuto molte richieste negli ultimi 10 giorni… dalla Svizzera

Questa è la prima, confusa, parte dello scoop. Una non meglio precisata azienda cripto con sede negli Emirati avrebbe ricevuto da altrettanto non precisati broker svizzeri la richiesta di liquidazione di cripto asset, dato che i clienti di questi ultimi broker sarebbero preoccupati di un futuro congelamento degli asset.

E qui siamo davanti alla prima assurdità: le sanzioni alle quali la Svizzera, superando per la prima volta la sua neutralità, si sarebbe accodata comprendono già gli asset cripto e qualunque tipo di posizione su asset mobili. E quindi su titoli finanziari, depositi, Bitcoin, stablecoin e qualunque altro tipo di asset virtuale o digitale.

Abbiamo avuto cinque o sei richieste nelle ultime 2 settimane. Si sono trovati a dover operare all’ultimo minuto, cosa non rara, ma non abbiamo mai registrato un’interesse di questo tipo.

Questo è il virgolettato di un non meglio precisato dirigente di un altrettanto non meglio precisata azienda cripto degli Emirati, che come riportato da Reuters riceverebbe in tempi normali richieste di questo tipo circa una volta al mese.

Abbiamo un tipo – non sappiamo chi sia, ma è arrivato a noi tramite un broker – e ci ha chiesto una cosa tipo “vogliamo vendere 125.000 Bitcoin. E io ho risposto: “Cosa? Sono 6 miliardi di dollari, ragazzi”. E loro ci hanno detto che li avrebbero mandati ad una società australiana.

Altro virgolettato, altra storia che fa acqua da tutte le parti. Il dirigente ammette candidamente di non avere idea di chi abbia avanzato la richiesta tramite broker. Nessun riferimento a Russia e sanzioni. Per quanto ha riportato a Reuters, potrebbe trattarsi di un cittadino italiano, o norvegese, o anche americano. O anche di un gruppo che ha raccolto negli anni quella somma per vie illegali. Il sottile collegamento sarebbe esclusivamente di tipo temporale. Se qualcuno sta cercando di cambiare somme così importanti di Bitcoin oggi, deve essere per forza un russo. Non fa una piega, vero?

Australia bitcoin oligarchi
L’Australia non sembra questo gran posto per nascondere capitali
  • FINMA non commenta

Nonostante si tratti di una pubblicazione importante – parliamo pur sempre di ReutersFINMA non ha voluto commentare sul fatto. Molto probabilmente perché non c’è nulla da commentare. E no, avanzare in questo caso la neutralità della Svizzera non ha alcun tipo di senso, perché per la prima volta nella sua storia la Confederazione Elvetica ha partecipato in blocco insieme ad altri paesi, venendo meno alla sua tradizionale neutralità.

Il caso degli immobili pagati in cripto

C’è poi una seconda parte della storia: un’altra non meglio precisata società immobiliare avrebbe raccontato di molti cittadini russi e bielorussi che starebbero cercando di acquistare immobili negli Emirati utilizzando “qualunque cosa capiti, anche le criptovalute”.

Chi, dove, quando, perché, cosa? Le cinque W che sono alla base del giornalismo si sono prese qualche ora di ferie in questa ESCLUSIVA. Senza parlare poi della ricostruzione mancante: chi sono questi russi che stanno arrivando a Dubai e negli Emirati per comprare immobili pagando in sonante cripto?

Anche questo non è dato saperlo. Non ci sono riferimenti per verificare la veridicità di quanto è stato riportato. Protezioni delle fonti? Può essere, anche se ci risulta ancora una volta difficile credere che intermediari che trattano con presunti oligarchi russi abbiano questo desiderio di raccontare di transazioni supersegrete a Reuters, contribuendo ad innescare un clima da caccia alle streghe.

Anche le altre grandi testate avanzano dubbi

Clamoroso quanto fatto da Yahoo Finance, che con una sola parola smonta l’intera impalcatura del sensazionale articolo pubblicato da Reuters.

Reportedly

Un “a quanto pare” che ovviamente getta più di qualche dubbio sulla ricostruzione di Reuters, che si collega ad una curiosa intersezione tra il non sempre chiaro atteggiamento degli Emirati sul denaro riciclato, una rinnovata caccia alle streghe contro le criptovalute e la necessità di fare qualche click. Sul tema si sono anche espressi, prima di noi, commentatori, specialisti e imprenditori del mondo legato a Bitcoin.

Adam Back, che non è sicuramente il primo arrivato e che molti conosceranno grazie a Blockstream ha parlato apertamente di fake news in purezza. Vale anche la pena di riportare il parere dell’ottima Meltem Demirors.

Questa mi ricorda le mail verso i desk OTC di whales che volevano vendere trance da 10-100k BTC nel 2018 e 2019. Ci crederò quando ci saranno le prove.

Ci accodiamo anche noi a questi dubbi, a nostro avviso fondati. Aggiungendo qualche altro pezzo: ma siamo sicuri, nel caso in cui stessimo per essere colpiti da sanzioni, che convertire Bitcoin per poi inviarli in Australia sia una buona idea? Francamente come piano criminale ci sembra faccia acqua da tutte le parti. Un po’ come il resto della storia pubblicata da Reuters.

Bitcoin e cripto sopravviveranno anche questa ennesima macchina del fango. Saranno lì, trattate come safe haven contro il pedissequo desiderio di controllo da parte di autorità di ogni genere e sorta. Di quelle di cui ci fidiamo e di quelle che in cuor nostro vorremmo combattere. Da qui a passare a spostamenti di miliardi di dollari con un click ce ne passa.

Anche perché basterebbe avere minimamente contezza dell’effettiva liquidità di questo mercato. Mercato che ha reagito ignorando la non notizia e sul quale potremo investire anche con Capital.comqui per un conto demo gratuito con il TOP delle piattaforme per il TRADINGintermediario che ci offre MetaTrader 4 e TradingView per interagire con il cuore del mondo cripto in modo legale, sicuro, verificabile e con strumenti propri dei veri professionisti.

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