Una recente inchiesta sul Wall Street Journal, pubblicata poche ore fa, ha rilevato che 88,6 milioni di dollari di fondi illeciti sono stati incanalati attraverso 46 exchange di criptovalute. Secondo quanto riferito dal quotidiano statunitense, in particolare, 9 milioni di dollari di fondi sospetti sarebbero passati attraverso il solo exchange ShapeShift.
Le polemiche investono ShapeShift
ShapeShift è un operatore di valuta digitale con sede in Svizzera, creato nel 2014 da Erik Voorhees. A differenza di altre piattaforme di trading, ShapeShift consente agli utenti di scambiare in modo anonimo Bitcoin (BTC), che la polizia può sì tracciare, ma senza identificare l’indshapeshiftividuo dietro la transazione.
Per condurre la sua indagine sul riciclaggio di denaro, WSJ ha riferito di aver sviluppato un programma per computer in grado di rintracciare fondi provenienti da oltre 2.500 sospette frodi di investimento, schemi di ricatto e altri presunti crimini che hanno beneficiato di BTC ed Ethereum (ETH). Per analizzare le transazioni di ShapeShift, WSJ ha scaricato e memorizzato un elenco delle ultime 50 transazioni ogni 15 secondi, disponibili sul sito web del’exchange.
Il CEO difende, il CLO cambia policy
Per WSJ, i criminali avrebbero approfittato dei servizi di ShapeShift per convertire BTC in criptovaluta Monero non rintracciabile. ShapeShift ha continuato a elaborare milioni di dollari ottenuti in modo fraudolento, ma non ha modificato la sua politica in merito all’anonimato degli utenti. In un’intervista con WSJ, Voorhees aveva originariamente detto di non ritenere che le persone dovrebbero avere la propria identità registrata sul proprio servizio, anche se la finalità è quella di contrastare gli illeciti.
Successivamente WSJ ha fornito a ShapeShift un elenco di indirizzi sospetti che presumibilmente utilizzavano l’exchange per le proprie finalità non legali. Veronica McGregor, Chief Legal Officer di ShapeShift, ha risposto al quotidiano americano che l’operatore ha esaminato e bandito tali indirizzi. Ha anche affermato che la società prevede di richiedere i dati di identificazione dell’utente a partire da dopo domani, 1° ottobre.
Commentando le opinioni di Voorhees sulla politica di anonimato della compagnia, McGregor ha affermato che solo perché è la filosofia personale del CEO, questo non significa che ciò sarà il modo in cui il business verrà gestito.
Insomma, mentre fino ad ora gli utenti non sono stati obbligati ad accedere o registrarsi su ShapeShift per eseguire le proprie operazioni, lo scambio ha quindi deciso di introdurre gradualmente alcuni requisiti di identificazione per i trader. Ricordiamo in tal proposito che all’inizio di questo mese, ShapeShift ha introdotto un nuovo programma di riconoscimenti, che prevede un modello di iscrizione obbligatorio per gli utenti dello scambio e che richiede la comunicazione di informazioni personali di base.
Al di là di quanto sopra, crolla anche per ShapeShit la barriera dell’anonimato. E, per intenderci, l’impressione è che la stessa strada sarà presto seguita da altri operatori, evidentemente non più in grado di manifestare questa tutela dei propri clienti, poiché sempre più al centro di indagini e di polemiche legate al “lavaggio” del denaro sporco transitato sui servizi di riferimento.
Vedremo, nel corso delle prossime settimane, in che modo si comporteranno i principali concorrenti.