Bitcoin City si farà. A garantire per il rivoluzionario progetto di El Salvador è Samson Mow, a capo di JAN3, che individua in 10 anni il lasso temporale necessario per il completamento dei lavori. Lavori che si concentreranno principalmente sulla creazione di un’infrastruttura economica adatta a un ecosistema del genere.
Le infrastrutture fisiche non rappresenterebbero un problema di chissà quale portata, con l’intera operazione che vede nei Bitcoin Bond il tassello ancora mancante, e per il quale si dovrà muovere Alejandro Zelaya, ministro salvadoregno rivestito della competenza in materia.
Segnale che qualcosa si muove a El Salvador? Lo vedremo. Nel frattempo non è necessario aspettare la Bitcoin City per chi vuole esporsi, perché $BTC è disponibile su eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale GRATIS con SERVIZI Auto-Trading Inclusi – intermediario che ci offre i migliori strumenti finanziari per chi vuole investire su $BTC in senso stretto.
Con il CopyTrader potremo poi copiare i migliori investitori e spiare come si stanno muovendo. E possiamo anche operare in stile ETF con gli Smart Portfolios. Con 100$ possiamo passare quando vogliamo al conto reale.
Bitcoin City: a che punto siamo?
Di Bitcoin City è un po’ che se ne parla. In termini rappresentativi, ma non solo, sarebbe il passo che porterebbe El Salvador a confermarsi definitivamente come primo Stato ad adottare una criptovaluta in toto, anche “geograficamente”. Non solo quindi come conio avente corso legale, ma come vero e proprio simbolo su cui fondare un’economia nazionale con tanto di infrastrutture miner-friendly, wallet ufficiale ed energia in abbondanza.
La City in fieri, e sulla cui genesi ormai si inizia ad registrare più di un ricorsivo ritardo, utilizzerà le enormi fonti di energia geotermica presenti in loco per alimentare tutti i servizi cittadini, oltre che per fornire l’energia necessaria ai miners. Sarà un luogo senza capital gain tax e tutto orientato alle imprese dell’indotto Bitcoin che vi trasferiranno la sede.
Sono passati quasi due mesi dai primi rendering resi pubblici dal governo locale, che lasciavano intravedere quale sarebbe stato è l’aspetto definitivo di Bitcoin city. Immagini suggestive e seppur indicative, a cui però è seguito un rimbalzarsi di ritardi a voce di Alejandro Zelaya, il ministro incaricato di seguire l’emissione dei Bitcoin Bond.
Titoli che saranno emessi in cambio dell’impegno finanziario tra gli altri di Samson Mow, che nella futura città avrà un ruolo operativo oltre che finanziario.
Bitcoin City è da intendersi in prima battuta come una ragione economica: diventerà luogo fisico solo in seguito, e ci vorrà del tempo. Il nostro impegno consisterà anche nel mettere in piedi un’infrastruttura che permetta ai miners di assolvere a tutte le pratiche burocratiche e amministrative. Sarà una piattaforma estremamente sicura.
Le dichiarazioni di Mow lasciano intendere piena e rinnovata fiducia nel progetto, nonostante dei Bitcoin Bond, per ora, non ci sia ancora traccia palpabile. Di loro se ne parla da tempo, con un primo rinvio nel mese di marzo che avrebbe voluto la prima emissione rimandata a giugno.
I titoli, da cui dipenderebbero anche altre attività statali oltre alla vicenda della City che vi raccontiamo in queste righe, hanno subito a giugno un ulteriore slittamento, in attesa di tempi migliori. Anche in quella occasione Alejandro Zelaya è tornato a chiamare in casa le turbolenze di un mercato che non accennano a placarsi. Intanto, c’è chi inizia a paventare prossime difficoltà di solvenza in tal ambito da parte governo Salvadoregno.
Mentre la RCA si tira indietro…
Chi invece non mostra timori, in questo tam-tam mediatico a cui va riconosciuto il merito di tenere gli occhi degli appassionati puntati su El Salvador, è il suo presidente. Nayib Bukele, tra un annuncio e l’altro, ha trovato il tempo e i soldi per acquistare altri 80 $BTC a un prezzo per l’epoca davvero conveniente. Correva il mese di maggio, con l’inossidabile presidente che, fedele al suo gusto per i colpi di scena, aveva investito 15 milioni di dollari in Bitcoin a titolo della madre patria.
Colpaccio ripetuto solo tre giorni fa, con l’acquisto di 80 Bitcoin alla modica cifra -stavolta è proprio il caso di dirlo- di 19.000 dollari cadauno. Di parte certo, ma pur sempre un deciso segnale di fiducia per una criptovaluta che pur al suo minimo continua a reggere botta molto meglio del resto della compagnia.