Avevamo preannunciato questa mattina l’impegno di Crypto.com al fine di rendere pubblici i dati sui suoi wallet, o meglio, sulla quantità e qualità di asset che sono nelle casse dell’intermediario. Una mossa che in realtà dice poco sullo stato di salute dell’exchange, e dice molto invece sulle preferenze dei propri clienti.
Preferenze che hanno lasciato di stucco un po’ tutti, anche chi, come noi, segue molto da vicino il mondo cripto e ha forse il polso della situazione per quanto riguarda le preferenze dei cripto-appassionati, almeno quelli italiani. Sì, la sorpresa è una quota particolarmente alta di $SHIB rispetto al resto del comparto.
Scelte però che non hanno assolutamente nulla a che fare con le decisioni dell’exchange. E qualcuno prova a scartabellare questi dati anche per ottenere delle indicazioni di investimento. Cosa che va fatta però con il partner giusto. Con Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con PREMIUM TRADING e anche INTELLIGENZA ARTIFICIALE – abbiamo a disposizione un intermediario di grande qualità e che permette a tutti di investire con la certezza della tutela dei propri fondi.
Una questione particolarmente importante – qui la nostra policy sugli intermediari – alla luce anche di quanto avvenuto con FTX recentemente. Senza dimenticarci dei servizi di qualità: con Capital.com possiamo infatti accedere al mondo cripto con MetaTrader 4 e TradingView, insieme a quanto viene offerto anche dalla sua intelligenza artificiale. Con 20€ di investimento possiamo passare al conto reale.
Pubblici i portafogli di Crypto.com: ecco cosa ci raccontano
Senza che nessuno ce ne voglia, riteniamo che questa corsa alla pubblicazione dei propri wallet, che poi in realtà sarebbero detenzioni dei clienti, non sia questo grande passo in avanti per la trasparenza. Certo, ora sappiamo che Crypto.com ha determinate risorse dei clienti, e così come ce le ha Binance e il resto del comparto che è corso a dare questo tipo di prove. Ma mancando l’altra faccia della medaglia, ovvero gli attivi che i clienti hanno sulla piattaforma, capirete bene che fare il calcolo è per ora impossibile.
Dopo esserci liberati di questo, a nostro avviso enorme, equivoco, sarà il caso di passare invece al portafoglio in quanto tale. È disponibile presso Nansen e ci racconta di una detenzione complessiva vicina ai 3 miliardi di dollari, con Bitcoin che guida con una quota sopra il 30%.
La sorpresa grossa è però al secondo posto. Tutti si aspetterebbero Ethereum, che invece è terzo, perché subito dopo Bitcoin troviamo Shiba Inu Coin, progetto che sapevamo avere un enorme ascendente su una determinata fetta di pubblico ma che neanche noi avremmo mai ritenuto possibile vedere in questa posizione.
A seguire gli stablecoin e una pletora di coin alternativi senza che sia possibile, se non con lunghissime indagini, valutare effettivamente i token di ciascuno. Curioso anche che tra le prime posizioni non ci sia Cronos Coin, ma è probabilmente giustificabile con il fatto che una grossa parte dei token sono in realtà nelle mani dell’exchange stesso, vuoi perché di sua proprietà vuoi perché impiegati in qualche tipo di servizio. Situazione comunque che sarà sicuramente tra le più discusse dei prossimi giorni, con i token legati agli exchange che ora appaiono come di dubbia sostenibilità dopo l’incredibile crack di $FTT, legato a FTX.
In attesa dell’audit completo
Per quanto riguarda la posizione di Crypto.com, come annunciato stamane dal CEO, ovvero da Kris Marszalek, ci sarà a breve un audit più completo da parte di soggetti terzi, che finirà per offrire contezza anche per quanto riguarda i crediti dei clienti.
Soltanto allora si potrà avere un quadro effettivamente chiaro della posizione dell’exchange. Situazione che ovviamente non riguarda solo Crypto.com, ma tutti gli operatori del settore, dai più grandi ai più piccoli. Con l’avvertenza, per chi fosse eccessivamente in paranoia, che per fare questo tipo di controlli e approfondimenti serve tempo, e che per ora nessuno è fuori tempo massimo. Al tempo stesso però prendiamo questi dati per quello che sono.