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Messico, grandi manovre per gli exchange

L’azienda Amero-Isatek ha affermato in un recentissimo comunicato stampa ripreso da CoinDesk che il prossimo 21 giugno aprirà il proprio primo desk “fisico” di cambio criptovalutario a Nuevo León, Monterrey, in Messico, e che presto aprirà altre sette sedi in tutto il Paese.

Sempre secondo le stesse note condivise da Amero-Isatek, il progetto è quello di servire oltre 800.000 utenti criptovalutari in tutta la macro area centrale del Messico, che potranno negoziare facilmente le proprie valute in Amero, la criptovaluta nativa di Amero-Isatek, che sarà lanciata lo stesso giorno di apertura del desk a Nuevo León.

I più attenti ricorderanno come non è certo la prima volta che Amero-Isatek fa parlare di sé. Già all’inizio del 2019, per esempio, la compagnia aveva partecipato a quello che definì come il più grande intervento immobiliare criptovalutario, acquistando 1.400 ettari nel sud della Bassa California per 2,8 milioni di dollari pagati interamente con il token Amero.

Secondo Alfonso Jiménez, CEO di Amero-Isatek, si tratta di una “primizia” per tutta la zona, valutato che c’è già un exchange a Monterrey (GTM) ma che tale operatore non può qualificarsi come un vero e proprio servizio criptovalutario. “Oggi in Messico non esistono exchange fisici, e noi abbiamo intenzione di aprirli” – ha affermato, anticipando così il lancio di una rete di desk a Queretáro, Sinaloa, Quintana Roo, Jalisco, Bassa California e Yucatán.

Naturalmente, non sfugge ai più esperti come questa strategia da parte di Amero-Isatek sia un modo proficuo per poter rispettare le nuove leggi fintech messicane, che stanno introducendo un quadro normativo anche per i nuovi desk “fisici” sul territorio. Proprio al fine di rispettare la nuova disciplina di legge, l’azienda ha già reso noto che acquisterà due operatori criptografici estoni autorizzati, come Invest Global e Global XVC, al fine di effettuare operazioni finanziarie.

Proprio tale ultimo tassello sembra essere in grado di costituire una sorta di scialuppa di salvataggio per l’azienda, che nel caso in cui il quadro disciplinare messicano dovesse prendere una piega troppo restrittiva, finirebbe con l’operare legalmente in tutto il mondo con la propria base finanziaria in Estonia.

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