Le criptovalute i cui progetti sono stati un fallimento possono ora fruire di un luogo di riposo eterno chiamato, non proprio poeticamente, Shitcoin Graveyard.
Il sito web – attualmente guidato dal CEO Roman Kemper, che però preferisce autodefinirsi come “capo becchino” – ha trovato la giusta ispirazione nel periodo di massima implosione del mercato delle ICO durante 2018, quando tantissimi investitori hanno perso milioni di dollari in numerose truffe.
Kemper ha più volte ripetuto che l’idea di Shitcoin Graveyard è stata determinata proprio dal crollo di quel mercato, con gli investitori che investivano in maniera eccessivamente ottimistica nelle ICO, senza sapere esattamente di cosa si trattasse. Contemporaneamente, Kemper voleva altresì cercare di fornire un lato “ironico” alla vicenda, che potesse servire di lezione ai nuovi investitori.
Il cimitero delle criptovalute
Yannick Eckl, direttore marketing di Shitcoin Graveyard, insieme al suo team hanno così raccolto e compilato un database di 4.000 valute digitali la cui fortuna non è stata particolarmente elevata. Di queste 4.000 criptovalute, 900 sono “morte” perché – più semplicemente – il volume di trading si è azzerato.
“Il mondo ha bisogno di un posto in cui tutte le criptovalute e i token morti possano riposare in pace“, ha affermato Eckl, che ribadisce poi che la missione di questo operatore sia quello di educare e di intrattenere la comunità criptovalutaria sui token falsi.
La posizione su Bitcoin
Una criptovaluta che probabilmente non finirà nel cimitero delle valute digitali è Bitcoin, considerato che tutto il team di Shitcoin Graveyard è composto da persone che apertamente hanno appoggiato Bitcoin, e che sostengono la valuta digitale più capitalizzata al mondo in posizione rialzista.
Più incerto è invece il destino di Libra o Global Coin, la valuta digitale di Facebook, che Eckl ha definito un progetto più incerto e, comunque, non una vera e propria criptovaluta.