Il dato più atteso, almeno tra le trimestrali che arrivano dagli Stati Uniti. Tesla non ha venduto neanche uno dei suoi Bitcoin e mantiene dunque la stessa quantità del precedente trimestre, mettendo a tacere chi sospettava ulteriori vendite e chi credeva che, dato il particolare momento storico e economico, Musk avrebbe potuto liberarsi di quanto accumulato tramite Tesla.
E invece, nonostante sia una posizione nettamente in perdita, quella di Tesla continua ad essere una delle più importanti tra le aziende quotate che non sono direttamente coinvolte in Bitcoin, anche se a una distanza siderale da MicroStrategy, azienda di Michael Saylor che è stata trasformata ormai in una sorta di enorme cassa di Bitcoin.
All’uscita della notizia, nella tarda serata di ieri, abbiamo assistito ad un breve rally di Bitcoin poi almeno parzialmente rientrato. Segnale di forza per Bitcoin, che possiamo trovare anche su eToro – qui puoi provarlo in demo gratuita per sempre – intermediario con strumenti di crypto trading automatico e anche di analisi avanzata, nonché con portafogli gestiti automaticamente ma senza costi aggiuntivi.
Tesla: dichiarazione d’amore per Bitcoin?
Quanto temevano i più pessimisti alla fine non si è verificato. Tesla non ha venduto nessuno dei Bitcoin che ha in cassa, nonostante in molti continuino ad esercitare pressioni su questo tipo di pratiche, in particolare a livello politico.
Il gruppo guidato da Elon Musk continua dunque a tenere in cassa una quantità interessante di $BTC, per quanto lontano dalla sua dotazione iniziale dopo le vendite nel secondo trimestre del 2022, mossa con il senno di poi intelligente in quanto il gruppo di Musk era riuscito a vendere a circa 29.000$ a coin, cifra che si sarebbe dimostrata di lì a poco come elevata rispetto al trend di mercato.
Una mossa che a suo tempo fu giustificato con la necessità e con il desiderio di accumulare liquidità per far fronte a condizioni di mercato non brillanti per tutto il comparto auto. Una mossa che allora fece precipitare Bitcoin sotto i 23.000$, curiosamente il prezzo al quale viene scambiato a mesi di distanza $BTC nel momento in cui vi scriviamo.
Smentiti però anche gli ottimisti, che avevano preso per buone le parole di Musk su un possibile ritorno su Bitcoin.
Questo non è un verdetto su Bitcoin
Ebbe a dire a luglio cercando di placare la rabbia dei tanti che lo avevano eletto, forse un po’ prematuramente, come nuovo leader della baracca. Tesla affermo in luglio che avrebbe potuto aprire nuove posizioni su Bitcoin, cosa che però, almeno a questo giro, non si sarebbe verificata.
La vecchia promessa di Elon Musk
Una promessa risalente a prima dei fatti che vi abbiamo ricordato poco sopra. Ovvero quella di tornare su Bitcoin non appena il mining fosse diventato almeno al 50% da energie rinnovabili. Soglia che si è in realtà superata da un pezzo, almeno stando ai dati che sono stati diffusi dal Bitcoin Mining Council.
Ma con una crisi/recessione che ormai in molti danno per certa, si immagina che le preoccupazioni di Musk % co. siano sicuramente altre. Staremo a vedere se, una volta tornato il sereno sui mercati, ci sarà una svolta in questo senso.
Questo tenendo anche conto del fatto che le pressioni, anche da parte del settore pubblico, affinché Tesla ci desse un taglio con Bitcoin sono state importanti. Che tipo di pressioni? Di qualcuna parliamo nella terza puntata del nostro Podcast