Il tema caldo della settimana è quello dei rapporti tra exchange e mondo delle banche. Una discussione che abbiamo avviato già in tempi non sospetti su Criptovaluta.it e che oggi assume ulteriore rilievo a causa di quanto sta avvenendo principalmente oltreoceano. Qualche settimana fa abbiamo avuto anche dei problemi in Europa, con la banca di un popolare exchange che è finita sotto inchiesta – per fatti non legati alle criptovalute – e con lo stesso intermediario che non ha ancora riattivato i trasferimenti via bonifico.
Una situazione che però sembra colpire certi exchange più di altri. Ed è per questo che nella nostra indagine sullo stato dell’arte dei rapporti tra banche e exchange siamo partiti con Bitpanda, intermediario regolarmente registrato in Europa e con una storia piuttosto diversa da quella di molti altri operatori del mercato cripto.
Bitpanda – qui puoi anche aprire un conto gratuito – ha diverse licenze per operare in Europa anche nel campo dei titoli classici e non ha mai sofferto a nostra memoria di problemi di questo tipo. Ne abbiamo parlato con il Country Manager Italy del gruppo, Orlando Merone.
Bitpanda, banche e exchange: cosa succede in Europa?
Abbiamo posto 3 diverse domande a Bitpanda e a Orlando Merone, proprio per cercare di capire se certi problemi che gli exchange stanno affrontando da qualche tempo siano dovuti alla loro natura di intermediari del mondo cripto oppure se si tratta di altro tipo di pregiudizio soltanto verso certi brand e operatori.
Criptovaluta.it: Diversi tra i vostri concorrenti continuano ad avere problemi con gli istituti bancari. Crypto.com ha recentemente dovuto sostituire la sua banca di appoggio in UE. Binance ha annunciato la sospensione temporanea dei trasferimenti via SWIFT USD. Bitpanda ha gli stessi problemi? I potenziali partner bancari accettano con difficoltà clienti cripto?
Orlando Merone, Bitpanda: Bitpanda è stata fondata nel 2014 a Vienna, nel cuore dell’Europa. Da allora, ha sempre posto la conformità normativa e la sicurezza dei propri clienti in cima alle proprie priorità. Questo non solo ci ha dato un vantaggio competitivo unico rispetto ad altre aziende, con sede fuori dall’Europa o in qualche isola tropicale, ma soprattutto ci ha permesso di instaurare fin dall’inizio ottimi rapporti con gli attori della finanza tradizionale, e quindi anche con le banche. Rapporti che non sono solo sulla carta, ma si traducono in importanti partnership commerciali.
Grazie a Bitpanda Technology Solutions, la nostra soluzione Software-as-a-Service che consente a banche, fintech e piattaforme finanziarie di offrire ai propri clienti un accesso sicuro e regolamentato agli investimenti in asset digitali, ad oggi serviamo oltre 20 milioni di clienti in tutta Europa, collaborando con player come N26, Plum, Lydia e, in Italia, HYPE. Questo perché crediamo fortemente in una collaborazione aperta con il mondo della finanza tradizionale, a favore del cliente finale e della sua capacità di accedere in modo semplice e sicuro a tutte le opportunità offerte dai mercati finanziari.
Criptovaluta.it: Ritenete che le difficoltà che il settore ha ad avere interlocuzioni con le banche derivino dalla particolare impostazione legale di certi exchange oppure dalla cattiva reputazione che il settore fa fatica a scrollarsi di dosso?
Temo che entrambi i fattori abbiano giocato un ruolo. Per troppo tempo, molti exchange e società di criptovalute in generale hanno approfittato dell’assenza di regole chiare e uniformi per tutti, a scapito di coloro che hanno sempre seguito tali regole, con un costo economico non indifferente. Ma lo scenario sta cambiando e le autorità di regolamentazione intervengono sempre più spesso nel mondo delle criptovalute. Per noi, che abbiamo una licenza MiFID 2 e una licenza PSD2, che siamo supervisionati dalla FMA austriaca, che siamo registrati come VASP nei nostri mercati principali, tra cui ovviamente l’Italia, questo è sicuramente uno sviluppo positivo. Continuiamo a investire nella conformità normativa: di recente siamo diventati la prima piattaforma europea di retail investing a ottenere la più completa licenza tedesca per le criptovalute, sottoponendoci al rigoroso processo di verifica della BaFin.
Per quanto riguarda il secondo elemento, certamente i recenti scandali non hanno giovato alla reputazione del nostro settore e hanno avuto effetti negativi a breve termine. Ma ci sono altri effetti che, visti nel lungo periodo, saranno molto positivi. La regolamentazione, la supervisione dell’attività di alcuni operatori, la cautela degli investitori retail nello scegliere a chi affidare il proprio denaro… in breve, tutto ciò premierà gli operatori che fanno le cose nel modo giusto.
Criptovaluta.it: Ritenete che la scelta di Bitpanda di dotarsi di licenze in Europa anche in tempi non sospetti abbia aiutato nello svolgimento di rapporti che almeno dall’esterno appaiono come più normali con le banche, almeno rispetto ad altri player del settore?
Decisamente sì. La conformità alle normative è stata una priorità assoluta per Bitpanda fin dall’inizio. Crediamo che la regolamentazione sia sempre una buona notizia. A questo proposito, ci siamo impegnati molto per essere una delle fintech con il maggior numero di registrazioni e licenze in Europa e intratteniamo stretti rapporti con le autorità di regolamentazione in tutti i Paesi in cui siamo presenti. In Bitpanda siamo fermamente impegnati a fare le cose nel modo più giusto, non in quello più facile.
In Europa – e per chi sceglie il percorso “classico”, pochi problemi
Secondo quanto ci ha raccontato Orlando Merone di Bitpanda i problemi in Europa sarebbero pochi, almeno per quegli operatori che hanno seguito un percorso, se vogliamo, più classico anche in termini di rapporti con il regolatore.
Certo, il settore è ancora nuovo e in fasce e non sarà forse lecito aspettarsi l’interesse o l’apertura dei grandi gruppi storici del banking europeo, che al contrario – lo raccontiamo noi da utenti – spesso si mettono di traverso anche rispetto ai desideri dei propri clienti. Ma la situazione sembra essere, una volta tanto, radicalmente diversa da quella che si ha oggi negli USA, dove Paxos è stata costretta a chiudere in fretta e furia i suoi rapporti con Binance, questione che abbiamo raccontato anche nell’ultimata puntata del nostro Podcast e che segnala un ulteriore cambio di passo da parte di tante autorità federali e statali USA.