Ci risiamo. Dopo aver presentato un disegno di legge morto in partenza lo scorso dicembre – a causa del rinnovo di parte dei membri del Congresso – la Senatrice Elizabeth Warren ha annunciato di essere pronta a riprovarci. Si parla di nuovo del DAAMLA – acrononimo che sta per Digital Asset Anti-Money Laundering Act – ovvero Legge Anti-Riciclaggio per gli Asset Digitali. In parole povere una serie di leggi che – se dovesse passare così come concepita – bloccherebbe il peggior nemico di suddetta senatrice, ovvero DeFi e mondo cripto.
Prima di guardare in dettaglio cosa sta succedendo possiamo però anticiparvi qualcosa: è estremamente difficile che la legge passi così com’è e anche che ottenga quella trazione di cui ha bisogno per diventare parte delle leggi degli Stati Uniti d’America. Così come è difficile che anche in caso di approvazione non venga cassata dalla Corte Suprema, che negli USA opera come Corte Costituzionale.
Le preoccupazioni del settore sembrano essere – almeno per il momento – a zero. Tant’è che Bitcoin e cripto stanno vivendo, nonostante l’annuncio, un buon momento. Buon momento sul quale è possibile investire anche con eToro – qui puoi ottenere il tuo conto gratuito e con 100.000$ di capitale di prova – per un intermediario che ci permette di investire su 78+ asset crypto e anche su migliaia di asset del mondo finanziario classico.
La Sen. Elizabeth Warren ci riprova: vuole uccidere il settore a colpi di legge
La Sen. Elizabeth Warren non è una nuova conoscenza per tutti gli appassionati del mondo crypto e Bitcoin. In molti la ricorderanno per aver attaccato i fondi pensione che offrono accesso al mondo $BTC. Altri la ricorderanno per aver definito più volte Bitcoin una truffa. Altri ancora la ricorderanno per le sue uscite su tutto il settore in generale. E in pochi ricorderanno che durante il dicembre scorso la senatrice aveva avanzato una proposta di legge per un impianto anti-riciclaggio da destinare al mondo degli asset su blockchain.
Una proposta che a tutti gli analisti era apparsa come inconcludente, proprio perché a gennaio Senato e Congresso si sarebbero rinnovati per un terzo e sarebbe stato necessario riproporre la legge. Bene, secondo quanto annunciato dalla senatrice stessa ieri, questa riproposizione avverrà, anche se pare con nuovi sottoscrittori che rimpiazzeranno il Sen. Roger Marshall. Cosa c’è dentro di preoccupante? In realtà diverse cose.
- I provider di wallet e i partecipanti ai network considerati come MSB
Ovvero come business che operano nel trasferimento di denaro. A molti potrà sembrare una sciocchezza, ma questo renderebbe necessario ottenere una licenza stato per stato, anche da parte di quegli sviluppatori che fanno parte di progetti open source o non commerciali.
- Obbligo di verifica dell’identità delle controparti
Che graverebbe su tutti i soggetti di cui sopra. Il che renderebbe praticamente impossibile operare qualunque tipo di network per come lo conosciamo oggi, dichiarando immediatamente la morte di tutta o quasi la DeFi, se non accompagnata da strutture simil-bancarie.
- Proibizione per le istituzioni finanziarie di operare con fonti anonime
E anche soltanto di toccare certi fondi che sarebbero passati da questo tipo di servizi. Anche questa una norma che andrebbe a rendere molto difficile l’operatività di questo tipo di servizi, Bitcoin compreso.
- Controlli AML/CFT per tutti i soggetti
Che dovrebbero essere creati dal Dipartimento del Tesoro USA, aggiungendo ulteriore burocrazia con la quale sarebbe impossibile operare per la stragrande maggioranza dei progetti, che si tratti di network, blockchain o anche di provider di semplici wallet.
Un complesso di norme già dichiarato folle da praticamente tutti gli analisti – politici e non – e che con ogni probabilità non potrà mai vedere la luce almeno sotto questa forma. Ci sono infatti diversi problemi.
Costituzionalità, appoggio in Senato, e altri problemi per la Sen. Warren
Alcuni analisti si sono già espressi indicando le basse possibilità che un testo del genere passi il vaglio di costituzionalità, in quanto imporrebbe anche a soggetti come gli sviluppatori software di ottenere determinate licenze prima di scrivere e pubblicare codice. Altri invece hanno sottolineato come anche in area Dem, dove l’atteggiamento verso il mondo cripto non è dei più accomodanti, difficilmente si riusciranno a raccogliere i voti.
E allora? Qual è il motivo di tanta acredine? Semplice: pubblicità politica. Con questa ennesima sparata la Senatrice Warren potrà rinforzare il suo status di Giovanna d’Arco contro le criptovalute e lisciare il pelo al suo elettorato di controllate tutto che è un casino lì fuori. Qualcosa che non è nuovo neanche nella politica nostrana, e che però difficilmente – almeno negli USA – sortirà degli effetti.