SBI non è un nome nuovo dalle parti del mondo cripto. È da tempo partner di Ripple in Giappone e ne avrebbe curato anche la quotazione poi rimandata per le note vicissitudini che hanno impegnato Ripple Labs contro SEC. La società in questione, una delle più importanti del Giappone, ha appena perfezionato l’acquisizione del 100% delle quote di Bitpoint, exchange locale e rivale della sua piattaforma TaoTao, un tempo di proprietà di Yahoo Japan.
Una mossa se vogliamo in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo negli Stati Uniti in termini di rapporti tra istituzioni tradizionali della finanza e mondo cripto, con le società di quest’ultimo comparto che stanno incontrando difficoltà anche a trovare chi gli offra ospitalità bancaria.
Buon segno quello che arriva dal paese del Sol Levante. Un buon segno che si accompagna ad una fase di mercato estremamente positiva partita già da ieri e sulla quale possiamo investire anche con eToro – qui puoi ottenere un conto gratuito di prova – broker per il trading cripto con 78+ asset già inseriti a listino e con il CopyTrader per fare trading automatico anche sulle criptovalute.
SBI completa l’acquisizione di Bitpoint
SBI vuole dominare in Giappone, almeno sul mercato cripto. Presenza già ingombrante e con rapporti strettissimi con Ripple, il gruppo ha acquisito il restante 49% delle quote di Bitpoint, uno dei suoi maggiori concorrenti nel settore cripto e Bitcoin.
Il controvalore offerto sarebbe di circa 4,8 miliardi di yen, ovvero di circa 34 milioni di euro per la restante parte del 49% che mancava a SBI per il controllo totale della società, che ora diventa un’associata completa del gruppo SBI.
Bitpoint inoltre offre anche servizi di staking e di prestito retribuito tanto su Bitcoin quanto su Ethereum, servizi che sono stati presentati come i più interessanti tra quelli che saranno ora nel completo controllo di SBI. In aggiunta il gruppo punta così al totale controllo di un’altra fetta di mercato, nonché la possibilità futura di listare progetti e token propri.
Cambia così lo scenario – in modo importante – in un paese del quale si parla relativamente poco in termini cripto e dal quale sono recentemente fuoriusciti tanto Coinbase, quanto invece Kraken, in un’ottica di ridimensionamento a livello globale che ha tagliato per primi quei rami meno produttivi delle due aziende.
In Giappone situazione molto diversa rispetto al resto del mondo?
Probabilmente sì. Il paese è stato tra i primi ad intervenire, anni fa, sul mercato delle criptovalute con regolamentazioni piuttosto restrittive. Oggi non corre come fanno gli altri paesi e invece considera nuove aperture a stablecoin altrimenti proibiti e ad altri tipi di strumenti.
Che sia stato il passo decisivo per gli operatori nel paese per avere un vantaggio che, nel confronto degli omologhi dall’altra parte dell’oceano, raccolgono soltanto ora? Staremo a vedere. E staremo a vedere anche se la mossa avrà delle ripercussioni su Ripple, dato il legame speciale che lega questo progetto a SBI. Ne potremmo vedere delle belle, a patto che la causa con SEC si chiuda quanto prima.