Il capo di Ripple non le manda a dire e si lamenta, mentre dovrebbero mancare poche settimane alla fine della causa contro SEC, del clima che si è andato a creare negli Stati Uniti nei confronti del comparto crypto. E dice di più, cioè che il grosso dell’industria si starebbe già muovendo fuori da questi confini.
Occasione persa per gli appassionati, mentre per chi detesta questo comparto gli USA, al pari della Cina, stanno segnando l’unico percorso possibile da seguire. Nel mezzo un regolatore che non regola e un’agenzia che si muove in piena libertà e attacca chiunque gli passi a tiro. Qualcosa che però a Brad Garlinghouse di Ripple non va esattamente a genio, che lancia l’ennesimo appello affinché l’industria si compatti.
Industria che per molti non esiste – c’è solo Bitcoin, no? – ma che almeno in termini di prezzo sembra se la stia passando relativamente bene durante il weekend. Possiamo investirci anche con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito – intermediario con 78+ crypto asset a listino e tutto quello che serve per fare trading sia per conto proprio, sia invece per fare trading automatico con il CopyTrader.
Via dagli Stati Uniti: ora lo dice anche Brad Garlinghouse
Pochi giorni fa era arrivato il laconico commento del Chief Legal Officer di Ripple, che aveva consigliato a qualunque nuovo progetto dello spazio crypto di non avviare nulla negli Stati Uniti. A rincarare la dose arriva Brad Garlinghouse, CEO di Ripple Labs, che invece afferma che la fuga ormai è già partita da tempo, verso Australia, Giappone, UK, ,Singapore e Svizzera.
Ci sono molti paesi che hanno sfruttato il loro tempo per creare regole chiare. […] Guardate ai benefici per gli Stati Uniti da una prospettiva geopolitica nell’avere Amazon e Google e le aziende simili con un quartier generale negli USA.
Punto di vista probabilmente corretto, al quale poi ha aggiunto altro, ricordando che negli anni ’90 in molti avevano proposto un ban orizzontale di Internet perché luogo di malaffare. Situazione che, sempre secondo il leader di Ripple, si starebbe riproponendo anche nel settore crypto.
- La causa con Ripple definitoria per tutto il comparto?
In realtà quanto affermato (agli importanti microfoni di Bloomberg) sembrerebbe essere anche un’ultima, disperata richiesta di aiuto. Ripple è stata tra le prime aziende del comparto – e certamente la prima di certe dimensioni ad essere colpita da una causa legale.
Richiesta di aiuto che in realtà è partita già tempo fa ma che non sembrerebbe aver raccolto grandi consensi, complice forse anche un atteggiamento piuttosto aggressivo di Ripple proprio verso altri progetti del comparto e anche verso Bitcoin.
Ormai troppo tardi per cambiare le regole negli USA
Cambiare le regole negli USA (dato che le regole non esistono) si può, anche se probabilmente sarà troppo tardi, almeno per quanto riguarda il caso di Ripple. Caso che dovrebbe decidersi ormai tra qualche settimana, con il giudice che sta guidando il dibattimento che ha davanti a sé tre alternative. La prima è quella di dare ragione a Ripple, cosa che sarebbe storica non solo per il mondo cripto, ma anche per SEC, che in realtà perde molto raramente le cause che avvia.
C’è anche la possibilità che il giudice rimandi tutto ad un’altra corte e anche che, come temono da Ripple, il giudice dia ragione a SEC. In quel caso però, dicono dalla regia, si arriverà se necessario fino in Corte Suprema.
Premetto che questo è un mio pensiero personale, secondo me hanno paura che la legalizzazione delle criptovalute possa far nascere un nuovo progetto Diem fuori dal loro controllo che potrebbe attaccare seriamente le monete fiat rendendole inutili ma supponiamo che Facebook passi totalmente nelle mani dei governativi, in questo caso avrebbero tutto l’interesse ad affiancare una cripto alle fiat che a questo punto rappresenterebbero il contante indispensabile per i loro malaffari. Comunque vada, in questo momento dobbiamo concentrarci sul mercato in quanto la domanda dei consumatori è in continuo aumento tanto che la maggior parte delle banche si stanno organizzando per offrire nuovi investimenti su questo asset ricercando nuove figure professionali a tema cripto. Dobbiamo comprare tempo e aspettare perchè dovranno accettare il cambiamento che non potranno fermare, la blockchain, ed è probabile che tutto scorrerà su rete ETH che diventerà indispensabile per il futuro ma sicuramente questo lo hanno capito infatti ETH non è sotto attacco come lo è BTC. Di sicuro le cripto con dei progetti SERI offrirebbero dei benefici a tutti, ai governi, alle imprese e ovviamente ai consumatori. Prima che capiscano questo c’è bisogno di un cambiamento ai vertici degli organi di controllo negli Stati Uniti e in Europa e per questo dobbiamo comprare tempo e intanto, ripeto, concentriamoci sul mercato che va comunque avanti anche se le merci non sono ancora “legali”. Buona giornata
Sul timore “Diem” secondo me hai pienamente ragione, tant’è che all’annuncio di Facebook si sollevò un autentico pandemonio. Ho fonti dirette che mi hanno raccontato del panico prima e delle convocazioni urgenti poi per il caso “libra/diem” anche in Europa ai piani più alti.