Negli USA c’è una guerra aperta a chiunque si avvicini al settore. Nell’Unione Europea la situazione è soltanto marginalmente migliore, con diverse norme restrittive già approvate nella commissione competente. In Svizzera, invece, anche quando è direttamente coinvolta una società statale, le cose vanno diversamente.
PostFinance, che è la divisione per i servizi finanziari delle Poste Svizzere, inizierà ad offrire ad oltre 2,5 milioni di clienti la possibilità di acquistare e custodire Bitcoin e Ethereum. Non è noto per il momento se l’offerta verrà allargata anche ad altri asset cripto.
Quel che conta, a prescindere dall’importante numero di clienti che potranno così avvicinarsi al mondo crypto e Bitcoin, è anche la natura dell’approccio delle autorità pubbliche svizzere alla questione. C’è molto che va oltre anche la curiosa esperienza del Lugano Plan B e la “crypto valley” di Zug, quest’ultima più rilevante forse per questioni fiscali che per questioni tecnologiche.
Le Poste Svizzere offriranno Bitcoin e Ethereum
PostFinance è il braccio finanziario delle Poste Svizzere, un gruppo da più di 2 milioni di clienti che grazie ad una partnership con Sygnum inizierà ad offrire ai propri clienti la possibilità di acquistare Bitcoin, Ethereum e probabilmente in futuro anche altri asset digitali. La notizia è stata diffusa poche ore fa ed è stata confermata anche dal Chief Investiment Officer del gruppo Philipp Merkt.
Gli asset digitali sono diventati una parte integrante del mondo finanziario e i nostri clienti vogliono accedere a questo mercato con PostFinance, la loro banca di fiducia. Un partner con una buona reputazione come Sygnum Bank, con un’offerta eccellente di servizi è più importante che mai.
Commento al quale si è aggiunto anche quello di Fritz Jost di Sygnum, che ha rilasciato una breve dichiarazione a Coindesk.
PostFinance ha rilevato che un numero considerevole – per centinaia di milioni ogni anno – si muove verso gli exchange crypto. E quindi hanno visto questa non solo come un’opportunità di profitto, ma anche come possibilità di mantenere clientela.
E ha poi aggiunto:
Abbiamo visto le banche aggiungere crypto alle offerte per i propri clienti e la cosa immediatamente successiva che vogliono è lo staking. Posso confermare che PostFinance ha una roadmap – l’acquisto, la vendita e la custodia funzionano come olio per gli ingranaggi.
Riferendosi evidentemente in questo caso alla possibilità futura che il gruppo aggiunga anche altre criptovalute e altri tipi di servizi. Tutto questo mentre lo staking è invece sotto lo scrutinio incessante di SEC negli Stati Uniti, scrutinio che è già costato 30 milioni di multa a Kraken e un’inchiesta dall’esito incerto per Coinbase.
E in Italia?
Risulta difficile per ora immaginare Poste Italiane nel mondo crypto e Bitcoin, per quanto per dimensioni sia maggiormente rilevante e ricca delle Poste Svizzere.
Manca richiesta da parte della clientela? Manca cultura? Manca un po’ di attenzione per quello che sta accadendo nei paesi finanziariamente più evoluti? Difficile rispondere. Certo è che l’aria che tira da questa parte delle Alpi sembrerebbe essere decisamente più irrespirabile. Questo tenendo conto anche delle notizie che ci arrivano su domande impertinenti di certi istituti bancari, minacce di procedure anti-riciclaggio e tanto altro che sta colpendo diversi clienti di exchange anche registrati.
Piaccia o no, la Svizzera è avanti. In Svizzera le banche stanno già
fallendovenendo inglobate e hanno capito che è tempo di passare alle crypto. E vogliono pure fare staking. Il Protocollo ne gioisce. Non rimarranno molti ether a buon mercato quando voi umani capirete che Ethereum in staking = vitalizio (anzi meglio).Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.
Non avevo mai notato l’assonanza tra Vitalik e vitalizio 🤔
Coincidenze!?!?!
Noi non crediamo…
Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.
Vitalizio o no dipende dal successo di eth come store of value, perchè l’x% annuo te lo dai sui denti se il potere d’acquisto scende perchè l’adozione non è sufficiente a sostenerlo.
Le premesse in questo senso non sono buone dati i problemi di centralizzazione che ho già discusso ampiamente in precedenza, specialmente viste le (prevedibilmente) montanti pressioni regolative, che su eth hanno (di nuovo prevedibilmente) molti più appigli che su bitcoin.
Buono l’ecosistema e certe primitives che offre: si usa, si cavalca, ci si fanno soldi ma non investirei long term nel token nativo. E’ sostanzialmente una company with a product, non un sistema realmente alternativo alla fiat.
Il suo successo sarà GRANDE, umano. Come store of value, store of sensations, store of future. Le premesse sono fantastiche, dato che sarà il carburante del 99.99% degli scambi mondiali, fisici o virtuali.
Tu lo cavalchi: noi lo rendiamo parte di noi.
Il futuro ci dirà chi ha ragione.
Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.
Come al solito noi siamo il fanalino di coda di questo settore forse per scelta o per ordini che arrivano dall’alto. La Croazia ci ha già battuto da un bel pezzo. Già dal 2019 l’azienda delle Poste croate Croatian Post considera la digitalizzazione una delle principali strategie di sviluppo per il futuro e questo è dovuto al turismo, infatti molti turisti richiedevano la possibilità di spendere nel Paese le loro criptrovalute e Croatian Post ha compreso immediatamente l’utilità di offrire anche questo servizio. All’epoca le criptovalute erano Bitcoin, Ethereum, Stellar ed Eos, è probabile che ora la lista si sia allungata. Una delle società che collabora con Poste Croate è Electrocoin. Per quel che ne so le banche si stanno organizzando ma non danno ancora questo servizio e protendono di più per le stablecoin. Buona giornata
la svizzera è sempre stata attenta al mondo crypto, ma non gli “statali”, le istituzioni o le banche. Quelle sono obsolete come nel resto del mondo. Lugano plan B è una buffonata fatta per motivi di riciclaggio e di immagine di un polo politico bieco che non capisce nulla di crypto. A Lugano sarebbero capaci di far fallire Tesla o CocaCola.
Mentre a Zugo sono decenni che la politica aiuta il settore privato nel mondo delle crypto. Cardano Foundation ha sede lì, ma c’è un intero mondo a Zugo in questo settore.
Postfinance ha provato a mettere un piede nel mondo crypto, ma facendo le cose in modo ridicolo (con una carta di debito in stile revolut o n26 che si chiama yuh ma dove le crypto le puoi tenere e comprare senza poi poterle scambiare o spostare su wallet. Come progetto mi semrba quasi di rivivere il lascio di Nuri di qualche anno fa, la banca tedesca poi fallita perché prometteva ricompense assurde e staking che essendo legato a Celsius ha avuto poca fortuna eheh). Adesso questa notizia rimane sul quel mezzo piede dentro le crypto, dove dei dinosauri a capo di postfinance (che è più una banca perché le poste svizzere ne detengono il controllo ma è di fatto un istituto di credito) danno il compitino a degli informatici 40enni che usano probabilmente windows 95 di fare un progetto sui btc e eth per rimanere al passo.
Morale: dubito che Postfinance sia in grado di far qualcosa di serio in questo mondo di cryptovalute.
In Svizzera c’è molto di buono, ma purtroppo solo legato a settori o industrie private.