Vi ricordate la storia del mining Bitcoin in grado di coprire il rumore delle cascate del Niagara? I media internazionali utilizzarono la vicenda come filo da ricamo per settimane. Quelli italiani fecero lo stesso, seppur con qualche mese di ritardo. Secondo quanto viene riportato da Coindesk, la situazione potrebbe essere finalmente ad una svolta, con un accordo che sarà votato tra poco dal consiglio cittadino locale.
U.S. Bitcoin Corp, l’azienda responsabile del rumore insopportabile denunciato da diversi cittadini, aveva interrotto intanto le operazioni, operazioni che dovrebbero però riprendere una volta che si sarà giunti all’accordo.
Accordo che, tra le altre cose, ridurrà il rumore che il data center per il mining di Bitcoin produceva. Nuovi limiti, nuovi denari versati nelle casse cittadine e, sembrerebbe, tutti amici come prima.
Il consiglio cittadino di Niagara Falls voterà l’accordo per il mining
Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire. Ma prima di tirare un sospiro di sollievo per la pace fatta tra i due gruppi, da un lato i cittadini dall’altro uno dei giganti del mining, meglio ripartire nel raccontare questa storia da qualche mese fa.
Eravamo nel pieno degli attacchi frontali della stampa internazionale e americana al mining Bitcoin. Mining che avrebbe impoverito di elettricità certe comunità (falso) e che avrebbe portato con sé rumori insopportabili, in particolare in luoghi romantici come quelli a ridosso delle cascate del Niagara. La lamentela ha avuto così tanta eco da arrivare, seppur con mesi di ritardo, anche sulle colonne della stampa nazionale italiana, dando luogo a curiosi teatrini a base di notizie che furono.
Bene, pare che U.S. Bitcoin Corp pagherà, costruirà dei muri perimetrali fono-assorbenti, garantirà un rumore massimo di 65 decibel e pagherà anche un piccolo obolo alla comunità locale. O meglio, questo è quanto si deciderà tramite voto del consiglio cittadino.
Meno rumore, possibilità di godersi le cascate a chilometri di distanza e, cosa che non fa mai male, omaggi alla città sotto forma di verdoni.
C’erano davvero problemi?
Per quanto insistesse su un’area precedentemente industriale, a quanto pare sì, per quanto non si capisca che tipo di influenza abbia avuto il movimento anti-Bitcoin relativamente popolare a livello politico. La parola definitiva è arrivata lo scorso marzo, con la Corte Suprema Nazionale che ha imposto a U.S. Bitcoin Corp una multa da 1 milione di dollari e l’interruzione delle operazioni.
Da qui si è partiti a caccia di un accordo che tra le altre cose prevederebbe un muro fono-assorbente che U.S. Bitcoin Corp aveva già proposto in passato.
Che i tribunali siano diventati anche parte di strategie negoziali per tassare, indirettamente, certi tipi di business? Non è dato saperlo. Sta di fatto che se si raggiungerà l’accordo, vorrà dire che l’energia particolarmente economica da quelle parti varrà anche la pena di tali costruzioni e del pagamento di 150.000$ in commissioni di compliance nei prossimi 30 giorni.
Dovesse passare l’accordo, dovrebbero placarsi a rigor di logica anche gli attacchi della stampa. I cittadini, a quel punto, avranno deciso per loro stessi. E per le loro tasche. E il prezzo del rumore delle cascate del Niagara è di 150.000$. Circa 3$ per abitante. Voi avreste accettato?