Se questa dovesse trasformarsi in una vera bull run, in pochi ricorderanno il token che, dati e numeri alla mano, ha continuato a crescere imperterrito mentre tutti si chiedevano che tipo di direzione avrebbe preso il mercato. Questo token è Conflux $CFX e deve una parte importante della sua popolarità ad una certa narrativa che vorrebbe il mondo crypto tornare di prepotenza in Cina. Una lettura della quale abbiamo già parlato e che a nostro avviso però si sta sgonfiando.
Brutto segno per $CFX? Non è detto – ma come sempre siamo qui a ricordare a tutti che il mondo crypto si muove spesso con logiche proprie e che difficilmente, senza un buono studio, si può capire cosa sta accadendo.
Il caso di Conflux è tra i più emblematici di certe tendenze e merita certamente un maggiore approfondimento, anche per capire come potrebbe muoversi.
Cina vicina: sogno o realtà? Parla Conflux
Il mito, perché ancora di tale si tratta, è in formazione da ormai qualche settimana. Ne abbiamo parlato anche su queste pagine e abbiamo individuato, già ai tempi, qualche segnale che confermasse tale possibile trend.
La questione è quella della Cina e del potenziale ritorno di alcune società cripto da quelle parti: un mercato da più di 1 miliardo di persone (che vale però ancora molto meno di quello americano) e che potrebbe decidere le sorti di diversi protocolli. Ci sono però elementi aggiuntivi che andranno valutati e vagliati prima di prendere una decisione.
- Justin Sun tra i più attivi
Non su Conflux, con il quale non ci risulta ci siano legami di sorta, ma con la narrativa del ritorno in Cina. Justin Sun, personaggio poliedrico al quale abbiamo dedicato un intero numero del nostro magazine – parla ormai da qualche settimana del secolo cinese, almeno per quanto riguarda le criptovalute. E a conferma di quanto andrebbe affermando cita il grande successo di Tron e anche la sua volontà di piombare a Hong Kong con Huobi cercando di sfruttare tale trend.
Sul fatto che ci creda esso stesso, nutriamo anche noi pochi dubbi. Sui metodi per riconquistare quel mercato sembrano emergere i primi scricchiolii, riportati in un recente speciale del Sydney Morning Herald, che parla di frizioni interne a Huobi proprio in relazione al blocco degli utenti cinesi, che legalmente ancora non potrebbero accedere a questo mercato. Certo, si tratta di sentito dire e persone informate dei fatti, ma sono almeno in parte avvisaglia di cosa ci sia effettivamente in ballo in Cina e di quanto certe narrativa siano in realtà anche funzionali a certe mosse – spavalde e spericolate – sul mercato.
- Approvazione del Partito
Dall’altro lato di una situazione che fa gola a molti – parliamo pur sempre di ben oltre 1 miliardo di potenziali clienti – ci sono quelle blockchain e quei progetti che, vuoi per un santo in paradiso vuoi perché “innocue” – stanno facendo affari d’oro in Cina. Tra queste Conflux, che ha già accordi con China Telecom e con altri gruppi rilevanti a Pechino. Normale interessarsene, normale anche forse destinargli una parte del proprio capitale ma normale dovrebbe essere anche rendersi conto di quanto effettivamente stia accadendo in Cina. La Repubblica Popolare non ha riaperto ancora nulla, non cambierà probabilmente presto le proprie regole e se lo farà, andrà comunque a farlo in modo controllato in quel di Hong Kong, piccola isola felice per il capitalismo di stato e non.
La mossa di Binance**
Per chi segue da vicino il mondo di Conflux, ci sono comunque altre buone notizie. Binance ha annunciato l’integrazione della mainnet del progetto, cosa che permetterà di versare CFX e i relativi token tramite eSpace, CorseSpace e anche la smartchain di BNB.
Per molti un passaggio dovuto data la grande popolarità tra gli investitori, per altri segno del fatto che la questione cinese sia in realtà molto più ampia e Conflux soltanto uno dei possibili cavalli di Troia per arrivare a Shanghai e Pechino.
Difficile a questo punto della situazione dire se chi punta su Conflux sta scommettendo su una maggiore apertura della Repubblica Popolare a certi tipi di affari o meno. Conflux è già dentro – e forse un’eventuale apertura urbi et orbi non farebbe che aggiungere concorrenza in un mercato che, per ora, sembrerebbe in grado di dominare.