AGGIORNAMENTO: Finalmente ci siamo. L’exchange di derivati di Coinbase è attivo, esclude gli utenti americani (che per legge non possono essere serviti da entità non registrate negli USA) e si parte con perp con leva fino a 5x.
Non sarà necessario neanche avere delle fiat, perché a copertura dei margini si potranno inviare Bitcoin e Ethereum. Per il momento il trading sarà attivato soltanto su queste due coppie.
Il crackdown del mondo crypto in corso negli USA miete già le prime vittime. Come preannunciato qualche settimana fa, Coinbase ha già iniziato a guardarsi intorno e sembrerebbe aver trovato già una casa secondaria, almeno per una certa categoria di prodotti che difficilmente trovano ospitalità negli Stati Uniti. Secondo quanto è stato riportato da Fortune, l’exchange di Brian Armstrong avrebbe ottenuto licenza alle Bermuda.
Licenza che sarà utilizzata già dalla prossima settimana per il lancio di un exchange per strumenti finanziari esotici ovvero strumenti derivati su Bitcoin e su altre criptovalute, strumenti che ad oggi sono una parte rilevante del mercato ma che faticano a trovare una collocazione legalmente accettabile negli Stati Uniti d’America.
Una questione che è poi il fulcro delle accuse mosse da CFTC a Binance e che sta creando non pochi grattacapi a CZ, per un mercato al quale ovviamente nessuno vuole rinunciare, date le ricche commissioni che gli exchange possono incassare offrendo questo tipo di servizi.
Coinbase sbarca alle Bermuda
Almeno secondo quanto riportato da Fortune, l’exchange di criptovalute Coinbase avrebbe ottenuto già licenza alle Bermuda e sarebbe già pronto ad utilizzarla per lanciare prodotti derivati per servire i clienti più sofisticati a livello globale.
All’interno dell’offerta, sempre secondo i report che arrivano dagli Stati Uniti, dovrebbero trovare cittadinanza anche i perp, contratti molto utilizzati – principalmente a leva – dai trader professionali e dai trading desk di tutto il mondo per ottenere esposizione modulare verso Bitcoin e verso il resto del mercato cripto.
La scelta è chiaramente conseguenza del clima particolarmente ostile verso il mondo cripto negli Stati Uniti – tanto quello di CFTC quanto quello di SEC e Gary Gensler – nonché di una difficoltà storica nel gestire e offrire questo tipo di prodotti da sedi statunitensi, anche quando il sottostante non è cripto.
Le Bermuda offrirebbero a Coinbase una location legalmente attrattiva, con un basso carico fiscale e la possibilità di offrire in libertà certi prodotti finanziari.
Rimane la questione dei clienti americani
Quanto è stato contestato a Binance – sul nostro magazine trovi diversi speciali a riguardo – è relativo proprio all’offerta di questo tipo di prodotti al pubblico americano, offerta avvenuta tramite entità offshore proprio allo scopo di aggirare – almeno secondo l’accusa – le leggi vigenti negli USA sulla proposta al pubblico di certi prodotti.
Non è chiaro per il momento se Coinbase deciderà di escludere a priori i clienti americani – anche quando di livello professionale – o se proverà (cosa decisamente più improbabile) di andare allo scontro frontale con una parte delle agenzie di regolamentazione negli USA.
È certo però che con certi atteggiamenti gli USA hanno ottenuto per ora solo un risultato: regalare ad altri paesi – principalmente offshore – un mercato miliardario e che frutta molto anche in termini di commissioni.
Che la questione interessi poco quando ad incassare sono società quotate negli USA come Coinbase? Staremo a vedere. Per ora quello che sappiamo è che tali prodotti interessano molto anche investitori e trading desk professionali negli USA. Cosa che è stata ribadita come evidente anche all’interno del complesso caso legale che CFTC ha istruito contro Binance. Coinbase ha risposto colpo su colpo: vedremo se scelte del genere verranno prese anche da altri exchange popolari negli USA.
Cosa sono i contratti derivati?
Sono contratti OTC che permettono di operare a leva senza che ci sia effettivamente bisogno di trasferire il sottostante tra le parti. Nel caso dei perp questi rimangono ancorati con un complesso meccanismo di offerta di long e short da parte dei partecipanti al mercato.
Sono ad oggi una parte molto rilevante del mercato cripto e della sua price discovery. Gli exchange guadagnano cifre molto importanti dall’offerta di questi prodotti, che sono altamente regolamentati negli USA e anche in Europa.
La scelta delle Bermuda è relativa anche ad una maggiore libertà di offrire sul piano internazionale questo tipo di prodotti, oltre che certamente ad un regime fiscale molto vantaggioso, almeno rispetto a quanto offerto da USA e Europa.
grandissimi. spero che in tanti facciano la stessa cosa non lasciando neanche le briciole a quello schifoso di gensler