L’Unione Europea ha una sua blockchain. Sarà a accesso pubblico ma saldamente, in termini di controllo, nelle mani degli Stati Membri e sarà controllata, dicono dalla regia, da EBSI – l’European Blockchain Services Infrastructure. Passo fondamentale per l’adozione, operazione pubblicitaria da parte dell’UE o database sotto mentite spoglie?
Pensavo fosse una blockchain, e invece era un database? Probabilmente sì, dato che il progetto è – e non poteva essere altrimenti – centralizzato e in molti tra gli esperti si chiederanno presto il perché di una scelta tecnica di questo tipo. Prima però di lanciare giudizi definitivi, vediamo cosa sappiamo su questa ultima iniziativa di Bruxelles.
Il primo punto è che si tratterà di una sorta di Blockchain Ufficiale dell’Unione Europea e che vi prenderanno parte anche Norvegia, Liecthenstein. Sarà regolata, sarà con permessi e sarà pienamente affidata a una gestione interna.
Una soluzione alla ricerca di un problema
Abbiamo già sentito ripetere questo giudizio tranchant su tutte o quasi le riproposizioni delle soluzioni su blockchain in ambito privato. Ci sarà da vedere se tali giudizi verranno riproposti ora che a farsi avanti è in realtà la più pubblica e potente delle autorità in Europa e cioè la stessa Unione.
- Di cosa si tratta?
Di una blockchain dove per ora dovrebbero e potrebbero essere inseriti i titoli di studio universitari e che forse più avanti ospiterà altri tipi di documenti. Anzi, dalla regia di Bruxelles qualcuno avanza la necessità di svilupparvi sopra progetti politici non appena la chain sarà stata testata.
- A cosa servirà?
Sarà una sorta di database distribuito, con soli 45 nodi e che funzionerà con un meccanismo di Proof of Authority. Detta brevemente, non potrete decidere di far girare il vostro nodo. Sarà l’ente che se ne occupa a individuare chi vorrà partecipare fattivamente in futuro.
- Come sono distribuiti i nodi?
4 saranno nei paesi bassi. 3 in Romania, Germania e Ungheria. Due saranno in Italia, Francia, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Bulgaria e Belgio. A seguire poi gli altri paesi membri.
La vera domanda è perché
A darci qualche elemento in più è Mathieu Michel, ministro del digitale in Belgio.
Potrei menzionare le patenti o il modo in cui le patenti potrebbero inter-operare tra paesi. Oppure le carte di identità, i passaporti oppure i titoli di proprietà.
Bene, ma con 45 nodi e con un accesso di tipo Proof of Authority, rimarrà da chiedersi il perché di una scelta tecnologica del genere. Non sarebbe stato forse meglio orientarsi verso un classico database? Che tipo di funzionalità in più offre una blockchain?
I wallet provider
L’idea è quella di tokenizzare probabilmente certe operazioni e di renderle disponibili in un wallet. Con la possibilità aggiuntiva che ci siano dei wallet provider a offrire appunto software per gestire diverse informazioni e certificazioni riguardanti la propria identità.
Che sia questo ciò che ha spinto verso una soluzione tecnologica di questo tipo? O come pensano i più cinici tra i nostri lettori, si tratta soltanto di un’enorme operazione di marketing?
…. sicura e garantita dallo Stato! Spegneranno i tuoi denari e la tua esistenza con un click!
Eccolo il vero spreco di risorse: la politica.
Dietro a ogni movimento delle banche centrali c’è l’obiettivo del nuovo ordine mondiale che vuole avere il controllo totale su tutto in modo da difendere la loro egemonia, per essere sicuri che anche negli anni a venire i loro errori li pagheremo sempre noi..
Tempi duri per Sqlana, mo’ arrivano pure i Sqlana-killer xD
Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.
No Gian, serve ad inculcare ai normies che l’unico wallet crypto legale è una app di stato.
Puoi usare anche il tuo Samourai certo, ma sarai malvisto.
È l’inizio di una ghettizzazione. Lo stato offre “the bright side” della Blockchain, così chi non aderisce finirà per essere additato come un Sith.
Io vorrei tanto che qualcuno riuscisse a scaricare a cena, su una TV nazionale, la seguente domanda:
“Vi ricordate 14 anni fa, il primo stato che propose di lasciare il sistema economico nel pantano com’era, ma digitalizzare totalmente la moneta?
No? Beh perché non è mai accaduto.
14 anni fa nacque Bitcoin, e negli ultimi 5 anni ogni nazione che conti sta implementando la propria valuta digitale nazionale.
Ci garantiscono e rassicurano che sarà tutto più uguale a prima, ma digitale.
Chi stiamo cercando di rincorrere?
La Cina ovvio, se no rimaniamo indietro!
Bisognerebbe indirizzare con forza la gente a notare come le CBDC nascano in risposta a Bitcoin, poiché percepito come una minaccia.
Non sono un ambiente crypto sicuro, sono un recinto digitale per bipedi antropomorfi.
Al confronto, diventare un layer 2 di Lord Ether non è una minaccia che fa più molta presa, qualcuno glielo dica. 😉
Infatti, è un augurio, mica una minaccia!
Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.