Prima che il gallo canti, tu mi rifiuterai tre volte. Non era esattamente così, e riguardava questioni ben più importanti, ma è un buon punto di partenza per raccontare quanto sta avvenendo, ancora una volta, negli Stati Uniti d’America. Il tema è quello degli ETF Bitcoin Spot, ovvero ETF che hanno in cassa effettivamente Bitcoin e non strumenti che ne replicano il prezzo.
A avanzare richiesta di approvazione per la terza volta è Cboe – e quanto sarà inviato a SEC sarà un lungo documento per chiedere l’ok a offrire trading per l’ETF ARK 21Shares Bitcoin, che nasce dagli sforzi congiunti di due note società di investimento nel settore (e non solo).
La questione, per chi segue Criptovaluta.it da un po’, è sempre la stessa. SEC e Gary Gensler sono fortemente contrari a fornire l’ok a tali prodotti – e finché comanderanno loro, difficilmente vedremo un’approvazione, per quanto il mercato rumoreggi disperato sulla necessità di certi prodotti. Prodotti che avrebbero grande appeal, dicono, anche tra i piccoli investitori.
Cerchiamo di capire cosa sta succedendo e quali siano le possibilità che questa volta la musica cambi – e cioè che SEC dopo una decina e più di rifiuti complessivi, decida che questo prodotto potrà essere scambiato sui mercati regolamentati negli USA.
Cboe ci riprova per la terza volta: “dateci OK per ETF Bitcoin spot
Sì, al centro della vicenda c’è Bitcoin. O meglio, c’è un prodotto finanziario per quote che vorrebbe disperatamente quotarsi e diventare accessibile al grande pubblico. Si tratta di un ETF, un fondo a gestione automatica che in questo caso replicherebbero per quote il valore dei Bitcoin che hanno in cassa. Una categoria di prodotti che è disponibili in diverse giurisdizioni ma non negli USA – dove hanno trovato sempre la ferma opposizione da parte di chi ha potere pieno di decidere, e cioè SEC.
Se vuoi saperne di più su SEC e su come sta cercando di fiaccare il mondo crypto – qui trovi il nostro speciale, sul nostro Magazine settimanale.
Il perché del rifiuto è stato più volte esplicitato da Gary Gensler: vuole, prima di approvare un prodotto del genere, un mercato maggiormente centralizzato e saldamente nelle mani di operatori ai quali SEC può accedere anche in termini di sanzioni. Una situazione che difficilmente si presenterà mai per il mondo di Bitcoin, dove il grosso degli scambi avvengono fuori dagli USA o con operatori che non hanno presenza negli Stati Uniti. Una sorta di richiesta impossibile, che la dice lunga su quanto avviene ai piani alti di Washington.
Si tratterà di un rifiuto anche questa volta
Con ogni probabilità – ma saremmo più che felici di essere smentiti – ci sarà un ulteriore rifiuto. Si tratterebbe del terzo rifiuto per questo specifico prodotto e dell’ultimo di una lunga serie di rifiuti opposti a prodotti simili.
Una questione che per molti è politica e per altri potrebbe essere di sopravvivenza. Il trust Bitcoin di Grayscale – controllata da Digital Currency Group – sta cercando altrettanto disperatamente la conversione in ETF, cosa che frutterebbe capitali importanti al gestore e che potrebbe forse salvare una situazione economica quasi compromessa della holding che lo controlla.
Ecco, qui il nostro amico di cui mi sfugge il nome potrebbe scommettere sull’ennesimo rifiuto anzichè su bitcoin a 1 milione a tre mesi. SEC non molla perchè gli ETF porterebbero ad un aumento del tasso di adozione e i loro obiettivi sono altri. Se potessero uccidere bitcoin e ucciderci tutti lo farebbero immediatamente. Evviva il progresso.