Se ne sono dette già tante sulla discussione che vorrebbe portare il limite per i nodi validator di Ethereum da 32 ETH a 20.048 ETH. Sarà che la comunicazione non è stata chiara, sarà che in pochi hanno effettivamente idea di come funzioni, sta di fatto che in pochi hanno capito che il limite che si vuole spostare è quello massimo e non quello minimo. E che dunque i requisiti di accesso saranno gli stessi.
A cambiare è il limite superiore, cosa che potrebbe modificare in modo concreto sia l’attribuzione delle ricompense, sia la struttura dei validatori, che se dovesse passare questa idea potrebbero continuare a fare staking con limiti più alti, sfruttando anche la possibilità di rimettere in staking quanto si ottiene immediatamente, senza dover raggiungere la soglia di 32 ETH per l’attivazione di un nuovo nodo.
La questione avrebbe poi impatto per i grandi staker come gli exchange o come Lido Finance, che in realtà raccolgono capitale altrui per poi conferirlo in un nuovo nodo ogniqualvolta si raggiunga la soglia dei 32 ETH. E ci sono dei motivi, tecnici, che dovrebbero far propendere per una soluzione del genere.
Nel complesso Ethereum si trova in un ottimo stato di forma. Qui trovi il nostro dossier sullo staking e su altre questioni recenti che riguardano questo protocollo.
Come cambierebbe lo staking di Ethereum
Come abbiamo detto sopra, a cambiare sarebbe il limite superiore e non la barriera di accesso. Oggi servono minimo 32 Ethereum per diventare un nodo. 32 ETH che devono essere messi in staking per l’attivazione. Nel caso in cui avessimo 48 ETH, per fare un esempio, potremmo comunque partecipare soltanto tramite i 32 ETH iniziali e aspettare di averne altri 32 per attivare un altro nodo.
Se dovesse passare quanto proposto per ora per via piuttosto informale, si tratterebbe di un vantaggio per chi ha somme superiori alla soglia minima, che potrebbe così gestire tramite un solo nodo anche somme più elevate, fino a 2.048 ETH appunto.
La situazione diventerebbe così radicalmente diversa per quei grandi convogliatori di staking come Lido Finance o anche i principali exchange, che oggi gestiscono un gran numero di nodi.
La proposta sarà ancora oggetto di dibattito e non è detto che raggiunga mai gli stadi finali della votazione, per quanto sembrerebbe aver già raccolto tanti pareri favorevoli, nonché qualche polemica piuttosto accesa.
Tutto questo mentre, data la popolarità della vicenda, a oggi bisogna spettare 44 giorni di media per diventare staker (la coda è lunga), mentre è possibile disimpegnarsi in termini di minuti.
Una questione importante?
Sì, anche perché secondo chi la propone permetterebbe di avere più igiene tra i validatori e raggiungere la finality entro lo stesso slot.
Si tratterebbe dunque di qualcosa che, pur teoricamente diminuendo la decentralizzazione, andrebbe a migliorare l’efficienza del network.
Verrebbe anche da chiedersi di che decentralizzazione si parla se migliaia di nodi sono comunque in capo alla stessa entità, ma è discorso complesso che andrà necessariamente affrontato altrove.
Ci sono anche dei lati negativi: le penalità di slashing, anche per casi accidentali, diventerebbero molto più salate, così come in diversi si stanno preoccupando dell’ulteriore effetto concentrazione di un ecosistema gestito in questo modo.
Staremo a vedere se l’idea avrà successo o meno.