Ultimatum scaduto e Gemini cita in giudizio Digital Currency Group e il suo CEO Barry Silbert. La promessa fatta qualche giorno fa è stata mantenuta e i due gruppi si scontreranno in tribunale. Un processo crypto dei tanti? No: perché in ballo c’è il gestore del più importante fondo privato su Bitcoin e un gruppo che è stato centrale, per molti anni, nel mondo delle criptovalute.
Le accuse sono gravi: Barry Silbert e i dirigenti di DCG avrebbero volontariamente e ripetutamente mentito sullo stato finanziario di Genesis, loro controllata che ora è in procedura fallimentare e non sembrerebbe riuscire a venirne a capo, con i clienti del programma Earn di Genesis che sono rimasti al palo nel tentativo di recuperare quanto era custodito, appunto, da Genesis.
Una situazione complicata, che vede scontrarsi dei veri titani del settore e che avrà delle ripercussioni sull’intero mondo crypto a seconda degli esiti che riuscirà a produrre.
Cameron Winklevoss annuncia la citazione in giudizio
Da un lato Gemini, uno degli exchange più popolari al mondo – per quanto di volumi oggi ridotti. Dall’altro Genesis e Digital Currency Group, uno dei gruppi di investimento nel mondo crypto più rilevanti della storia cripto.
In mezzo oltre 2 miliardi di fondi che appartengono ai clienti di Gemini, che erano depositati presso Genesis e che oggi non ci sono più.
Ultimo antefatto di questa davvero curiosa vicenda un ultimatum diffuso solo qualche giorno fa, con un programma di rientro definito da molti molto punitivo per DCG. Programma che non sarebbe stato, a questo punto e date le evoluzioni della vicenda, accettato.
Le accuse di Gemini a DCG
Le accuse sono molto gravi. Gemini nell’ottobre 2022 aveva rivelato l’intenzione di interrompere il programma Earn per i propri clienti, programma che era gestito appunto da Genesis conto terzi. Genesis a quel punto avrebbe chiesto un meeting per cercare di far continuare il programma.
Mentre venivano fatte queste proposte per continuare il programma, Silbert avrebbe garantito sul buono stato patrimoniale di Genesis, pur sapendo, secondo le accuse di Winklevoss, che in realtà era già insolvente.
Successivamente Silbert avrebbe comunicato che si sarebbe trattato soltanto di un time mismatch, ovvero di una discrepanza tra la scadenza di certi obblighi verso terzi e il rientro di determinati capitali. Anche questa sarebbe stata una bugia.
Il fallimento di Three Arrows Capital avrebbe infatti lasciato – sempre secondo le accuse di Winklevoss un buco di 1,2 miliardi nel bilancio di Genesis. E invece, dice sempre Winklevoss, di cercare una soluzione con i creditori, è stato comunicato che DCG avrebbe coperto le perdite della propria controllata.
Cosa che non sarebbe avvenuta. DCG si è limitata a firmare una cambiale con scadenza decennale a favore di Genesis, con un tasso di interesse fuori mercato dell’1%, che però valeva soltanto una frazione del buco di Genesis.
Il tutto sarebbe inoltre finito riportato – in modo falso e tendenzioso – all’interno del bilancio di Genesis. Tutte mosse – sempre secondo le accuse di Winklevoss – studiate a tavolino per rappresentare situazioni che non esistevano.
Cosa c’è in ballo?
Le accuse sono molto gravi. A preoccupare i mercati sarà l’eventuale sorte della gallina dalle uova d’oro di Digital Currency Group, ovvero il GBTC Trust, un fondo privato su Bitcoin che per anni è stato uno dei pochi veicoli disponibili per gli istituzionali affinché potessero investire esponendosi su BTC.
Il fondo ha negli anni accumulato oltre 600.000 Bitcoin e frutta la bellezza del 2% sul monte Bitcoin detenuto per ogni anno di gestione. Nonostante il recupero di valore delle singole azioni dovuto alla frenesia post BlackRock, le quote di GBTC vengono ancora scambiate ad un premium negativo del 26%. In altre parole tutte le quote in circolazione valgono il 26% in meno del controvalore in Bitcoin.
Questo per la scarsa appetibilità di un prodotto molto costoso e che è stato superato già dagli ETF sui Futures Bitcoin. L’assenza di convertibilità delle quote in Bitcoin contribuisce a renderlo ancora meno attraente.
Il fondo è nelle mire di Valkyrie e si dice di Fidelity che vorrebbero assumerne la gestione e apportare delle modifiche che tornino a renderlo appetibile. Difficile pensare che venga liquidato, soprattutto nel caso di crisi o eventuale fallimento di DCG.
Per il momento la notizia della causa non ha avuto impatti sul prezzo di Bitcoin.