Circle – che è la società che amministra anche il popolare stablecoin USDC – ha confermato la decisione di sfoltire la forza lavoro. La società tuttavia non ha ancora confermato il numero di dipendenti che saranno invitati a lasciare l’azienda – né tanto meno sono stati indicati i dipartimenti che saranno colpiti dai licenziamenti.
Il gruppo ha inoltre individuato che ci saranno nuove aree di investimento per il gruppo, con un focus di respiro maggiormente globale. Per quanto non siano chiari numeri e motivazioni, possiamo facilmente ricavare un’analisi di quanto sta avvenendo dalle parti del secondo stablecoin per capitalizzazione di mercato.
Una crisi evidente – che abbiamo già raccontato più volte su Criptovaluta.it – e che era stata confermata anche durante le trimestrali di Coinbase. Siamo al capolinea? Probabilmente no, ma tra USDT e USDC sembra che a guadagnarci dagli ultimi capricci di SEC e CFTC sia principalmente il primo.
Riduzione della forza lavoro da USDC / Circle: la crisi è qui?
USDC – stablecoin con riserva legato al dollaro USA – è in guai grossi? Dipende dai punti di vista. I dati che però abbiamo per l’analisi sono diversi, convergenti e meritevoli di ulteriore attenzione.
Partiamo dalla notizia del giorno: Circle, che è la società che controlla USDC – società nella quale hanno investito in passato anche BlackRock e Fidelity – ha deciso di procedere con licenziamenti, con numeri e dipartimenti colpiti che sono però per il momento ignoti. Numeri che – anche dopo essere stata interrogata dalla stampa – la società non ha diffuso.
Cosa sta succedendo? La società afferma che il focus si sta ri-orientando verso altre aree di investimento, anche in senso geografico. I numeri però, che riportiamo in questo grafico, dicono una cosa diversa.
In verde Tether, in blu USDC, che è in calo forte in termini di capitalizzazione di mercato ormai da marzo, proseguendo in un trend non positivo che ormai dura da mesi.
Minore capitalizzazione di mercato, per stablecoin che hanno riserva 1:1 vuol dire meno capitali in gestione, meno introiti, minore forza economica. E questo potrebbe essere uno dei motivi che hanno portato il gestore di USDC a ridurre la forza lavoro, allo scopo di contenere costi che potrebbero essere forse non insostenibili, ma comunque importanti nel mezzo di un trend di mercato di questo tipo.
D’altronde anche Coinbase aveva confermato nelle sue trimestrali le difficoltà di USDC – difficoltà che colpiscono direttamente l’exchange dato che è coinvolto direttamente in questo progetto e ne ricava anche quantità importanti di denaro.
L’urlo del regolatore terrorizza solo l’Occidente
Ne parliamo ormai da settimane su Criptovaluta.it – e quanto avevamo anticipato ha finito poi per materializzarsi nel modo peggiore possibile: i licenziamenti.
L’attacco incrociato di SEC e NYFDFS ha punito maggiormente gli operatori che hanno scelto gli USA come loro base operativa. Così come i problemi di Silicon Valley Bank hanno finito per castigare quegli stablecoin che si sono affidati al sistema bancario a stelle e strisce.
Una sorta di legge del contrappasso per un paese, gli Stati Uniti, che continua ad avere enormi difficoltà a normare il settore e ad offrire un framework legale entro il quale muoversi con certezza di assenza di problemi.