In Bhutan siamo alle grandi manovre. Nel piccolissimo stato c’erano stati già annunci importanti riguardanti il mining Bitcoin – e ora sembrerebbe si sia pronti ad entrare maggiormente nel vivo, anche grazie all’impegno di Bitdeer. Il gruppo, che si occupa appunto di mining Bitcoin, avrebbe lanciato infatti un fondo chiuso con l’obiettivo di raccogliere 80 milioni di dollari.
La somma, neanche a dirlo, sarà utilizzata per le prime fasi dello sviluppo delle infrastrutture per il mining nel piccolo paese, almeno secondo quanto è stato riportato da Wu Blockchain. Un progetto che ricalca, almeno in parte, quello originario di El Salvador, seppur con soggetti coinvolti molto diversi da quelli che hanno trovato ospitalità da Nayib Bukele.
L’obiettivo di 80 milioni lascia pensare ad attività che saranno importanti già dalle fasi iniziali – con diversi stati sovrani che stanno aprendo le porte ad un’attività ideale dove c’è surplus energetico.
Il fondo chiuso di Bitdeer per il mining Bitcoin
Nonostante sia uno dei temi politicamente più caldi – tra quelli che riguardano Bitcoin – il mining continua a riscuotere un discreto successo a diverse latitudini. Del Bhutan avevamo già parlato, seppur ridimensionando un impegno che non riguarderà – almeno secondo quanto raccontato dalla politica locale, soltanto il mondo di Bitcoin, ma i centri dati in quanto tali e anche l’intelligenza artificiale.
Ora però secondo i report starebbero arrivando i primi tentativi seri e strutturati per raccogliere capitale. A guidarli c’è Bitdeer, coinvolta nell’operazione, che tramite un fondo chiuso proverà a mettere insieme ben 80 milioni di dollari per sviluppare quella che sarà la prima fase del progetto.
La società di Singapore ha infatti interessi diretti nell’intera operazione e con questo fondo, il cui piano di investimento è su un orizzonte di 6 anni saranno proposte quote da almeno 5 milioni cadauna ad investitori selezionati.
L’obiettivo, secondo quanto contenuto nei report, sarebbe di attivare un’infrastruttura in grado di sostenere un hashrate di 20 EH/S, mentre non è chiaro per ora quali siano gli obiettivi di lungo periodo per questa infrastruttura.
Tanti altri stati aprono le porte al mining Bitcoin
È il caso di El Salvador e anche dell’Uruguay, entrambe con lo zampino di Tether e della sua nuova divisione Energy, che è maggiormente concentrata nella realizzazione di mining farm che utilizzino esclusivamente energie rinnovabili.
A fare gola sono chiaramente quei paesi che dispongono di grandi quantità di energia rinnovabile, prodotta in surplus e che non trova mercato tra i consumatori locali. Energia a costi e impatti sull’ambiente molto bassi, una soluzione ideale sia per l’aspetto più strettamente economico, sia per le pubbliche relazioni di Bitcoin.
L’inquinamento dovuto a Bitcoin e al suo mining – per quanto contestato – rimane uno dei temi più caldi dell’intero ecosistema BTC. E sono molti gli sforzi, anche negli Stati Uniti, per renderlo più green e, in alcuni casi, anche più vantaggioso per le popolazioni che vivono in prossimità alle mining farm. Un percorso certamente faticoso, ma che sta iniziando a sortire i primi effetti.