L’Italia è tredicesima nella speciale classifica diffusa da Henley Global, che analizza l’indice di Crypto Adozione tenendo conto di diversi fattori come l’adozione a livello pubblico, l’infrastruttura, innovazione, tecnologia, ambiente regolamentare, fattori economici e tassazione. Un risultato che pone l’Italia nel gruppo di testa e avanti a tante altre giurisdizioni europee.
Un risultato che stupirà molti dei nostri lettori e che al tempo stesso però apre a diverse contestazioni, dati i fattori utilizzati per individuare quali paesi possono essere considerati avanti – e quali indietro – nella marcia per l’adozione di Bitcoin e delle criptovalute in generale.
Sta di fatto che è un ottimo risultato per un’Italia che tutti, noi compresi, vorremmo vedere più aperta a certe novità, tanto sul lato finanziario quanto su quello più squisitamente invece legato alla tecnologia. Ma vediamo insieme chi si comporta meglio dell’Italia e chi invece si comporta peggio.
Italia nel gruppo di testa. Ma c’è chi è avanti anni luce
Il tema è quello dell’adozione generale del mondo crypto e Bitcoin paese per paese, e la classifica è stata elaborata da Henley Global tenendo conto di diversi indicatori.
In prima posizione c’è Singapore, luogo che si è sempre proposto a livello globale come hub anche per le società crypto e che anche dopo il cambio di presidente sembrerebbe essere rimasto al top dell’adozione per il mondo crypto.
Segue in seconda posizione la Svizzera, dove diverse realtà, come Zugo, Zurigo e Lugano hanno fatto passi in avanti importanti tanto in termini di ospitalità per le crypto, quanto invece in termini di tassazione per certe attività, nonché, come nel caso della città ticinese, anche per permettere i pagamenti tramite Bitcoin e crypto.
Al terzo posto gli Emirati Arabi, che hanno da tempo intrapreso una serie di misure per convogliare almeno parte del mercato delle criptovalute dalle loro parti, di concerto con la creazione di un ambiente favorevole alle aziende del settore.
Singapore |
Svizzera |
Emirati Arabi |
Hong Kong |
Usa |
Australia |
Regno Unito |
Canada |
Malta |
Malesia |
Thailandia |
Paesi Bassi |
Italia |
Una classifica che è certamente aperta alla discussione, dato che si trovano in posizione di vertice anche paesi come gli USA, storicamente non molto ospitali verso le imprese crypto e che hanno inanellato una serie di strette per il comparto che non si sono viste altrove.
Curiosa anche la presenza del Canada, altra giurisdizione dove le restrizioni sono diventate molte, in particolare per il settore altcoin.
Fattori pro e fattori contro l’Italia
La classifica può essere consultata qui, insieme ad una spiegazione per quanto sommaria di quanto ha portato i paesi della lista ad ottenere la posizione che hanno raggiunto.
Per l’Italia pesano in positivo i fattori innovazione e tecnologia insieme a infrastruttura e regole. Pesano in senso molto negativo sia l’adozione da parte del settore pubblico, sia, per quanto in misura minore, il regime fiscale.
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