Parla la banca delle banche, che mai come nelle ultime settimane è stata attiva nel mondo crypto e Bitcoin. Sì, è BIS, con sede a Basilea e che opera come una sorta di banca centrale delle banche centrali e che ha appena pubblicato un paper consultivo che parla delle detenzioni in crypto e Bitcoin da parte delle banche tradizionali.
Secondo il potente istituto il modo giusto di procedere sarà quello della disclosure totale, ovvero un obbligo per tutti gli istituti a rivelare al pubblico e alle autorità qualunque tipo di detenzione di crypto asset. Una misura che secondo il paper dovrebbe diventare standard entro il primo gennaio 2025.
Ci sarà inoltre tempo per i classici commenti da parte del pubblico fino al 31 gennaio del 2024. Noi ne parleremo anche oggi sul nostro Canale Telegram dove troverai la nostra redazione, news 24 ore su 24 e anche migliaia di appassionati che discuteranno questa o altre notizie.
Una proposta di regolamentazione molto dura
È la misura più dura tra quelle che erano effettivamente sul tavolo. BIS propone infatti regole draconiane per le banche su scala mondiale che avranno a che fare con Bitcoin o con le criptovalute: una mossa che servirà per avere maggiore trasparenza e che servirà a garantire anche al pubblico la presenza di certi requisiti di liquidità.
In aggiunta sarà previsto anche un sistema standardizzato per il report su queste detenzioni – sempre al fine di rendere maggiormente trasparenti i rischi corsi dalle banche in un settore che viene ancora considerato, in particolare da BIS, come altamente rischiosi.
Non è la prima volta che BIS si occupa di crypto: soltanto qualche settimana fa aveva lanciato per l’ennesima volta tool per l’analisi tanto delle transazioni onchain che per quelle offchain (qualunque cosa voglia dire questa locuzione) e qualche mese prima il leader della stessa istituzione aveva cantato vittoria contro le crypto, definendole come già sconfitte dal sistema bancario classico.
Opinioni che non hanno certamente contribuito a un’atteggiamento tranquillo da parte degli appassionati, molti dei quali ritengono – forse un po’ esagerando – BIS come l’istituzione maggiormente responsabile della repressione del fenomeno. Non è, almeno per il momento, così: BIS è dotata solo marginalmente di volontà propria e quanto viene fuori – come le regole proposte oggi – periodicamente, è solo il sunto delle volontà delle principali istituzioni pubbliche bancarie.
Cosa cambierà per le banche?
In realtà poco. Già oggi diverse giurisdizioni impongono la disclosure completa di questi asset, mentre si discute su quale sia la soglia corretta di liquidità da bloccare a tutela di certi investimenti.
Siamo ancora – nel complesso – in alto mare, con le banche anche private che pressano per chiarimenti su come comportarsi con una categoria di asset che ormai interessa sempre più persone – e anche gestori di fondi, clienti istituzionali e family office. Una chiarezza che difficilmente arriverà in modo completo, dato che si continua a normare più per tutelare gli stati che per offrire chiarezza agli investitori. In altre parole, interessa più la questione fiscale e/o di tenuta delle banche che fissare regole chiare per tutti.