Era il 31 ottobre del 2008. Solo 15 giorni prima Lehman Brothers aveva richiesto il Chapter 11 – procedura fallimentare tra quelle disponibili negli USA – e il mondo della finanza chiedeva a gran voce aiuti statali, gli ennesimi, pena il far saltare tutto il banco in aria. Una fase tra le più convulse che si ricordino a memoria d’uomo, che fu il teatro, l’innesco per la più grande rivoluzione monetaria di sempre.
Era il 31 ottobre del 2008 quando Satoshi Nakamoto regalò al mondo il whitepaper di Bitcoin, il documento nel quale sono racchiusi motivi, intenti, modalità tecniche di funzionamento di una valuta decentralizzata, distribuita, senza intermediari e che sarebbe servita, parlerà poi il messaggio lasciato da Satoshi Nakamoto nel primo blocco di sempre, anche ad affrancarsi ad un sistema truccato nei fondamentali.
È il compleanno più importante per gli appassionati di Bitcoin, il compleanno che ricorda la nascita di qualcosa che fino ad allora nessuno aveva mai ritenuto possibile e che oggi invece è una realtà che coinvolge milioni di persone. Vieni a festeggiare con noi sul nostro Canale Telegram ufficiale.
15 anni di whitepaper: dove siamo, di cosa si discute e perché
Nessuno si sarebbe immaginato 15 anni, fatti salvi i più visionari, di vedere Bitcoin, a 15 anni dal suo concepimento – con il whitepaper che è forse l’ultima ecografia prima della nascita – qui. C’è chi, bastian contrario, ritiene che abbia fallito su tutta la linea. E c’è chi, come noi, ritiene invece tutto il contrario.
Ma procediamo con ordine. Si parlava di un sistema di cash elettronico, che almeno secondo Fabio Panetta, tanto per citare uno dei più importanti nella società che fu a parlare di Bitcoin, non sarebbe mai nato. O meglio, Bitcoin avrebbe fallito come sistema di pagamento, cosa che, ha detto sempre Fabio Panetta, ha imposto a tutti la ricerca spasmodica di una nuova narrativa, che si è materializzata nella riserva di valore di cui parlano tutti.
Discussioni, non ce ne vogliano i soggetti coinvolti da entrambi i lati della barricata, che troviamo ai limiti del demenziale. Bitcoin è nato con una promessa semplice ma ambiziosa: un sistema monetario al quale si può partecipare senza intermediari, e dunque senza chiedere il permesso a nessuno.
Questa promessa non solo è stata mantenuta, ma ha resistito anche ai tentativi di assalto da parte di autorità che di denaro libero (e di sistema per scambiarselo altrettanto libero) non vuole sentirne parlare.
C’è chi contesta che molto passi attraverso gli exchange, che sono di fatto degli intermediari. E c’è chi contesta al tempo stesso che Bitcoin era nato per sconfiggere la vecchia finanza, cosa chiaramente fallita se il tema principale è diventato l’ETF di BlackRock su questo asset.
No, Bitcoin ha vinto. E dovrà continuare a farlo
Per quanto possano esserci legittime preoccupazioni sull’ingresso nel mercato di Bitcoin di giganti che non sono distanti, per struttura, dalla Lehman Brothers di cui abbiamo parlato in apertura, non vi è motivo di preoccuparsi. Anzi, sarà l’ennesimo test che, a 15 anni dal whitepaper, dimostrerà come Bitcoin sia inattaccabile e sia in grado di resistere anche all’assalto del potere, che sia economico o politico.
Arriverà BlackRock, arriveranno anche Vanguard (per quanto abbia negato!) e Invesco, arriverà Wisdomtree e poi tanti altri. Tuttavia, anche se i loro fondi dovessero intercettare una quantità importante di Bitcoin, non potranno fare nulla per decidere come Bitcoin dovrà evolvere. Anche giganti come le principali banche d’affari e i principali gestori del mondo dovranno seguire le stesse regole dell’ultimo, del più povero che partecipa al network.
Ed era proprio questo, tra le righe, che è scritto nelle prime parole del whitepaper. Un documento che un giorno sarà famoso e ritenuto storico come il We the People degli Stati Uniti d’America. Come la Magna Carta e come i più importanti documenti che hanno segnato la storia della libertà dell’uomo.